Somalia, liberata la nave Montecristo

La nave italiana Montecristo è stata liberata dalle forse speciali britanniche dopo un colloquio tra il ministro della difesa Ignazio La Russa e il suo omologo inglese Liam Fox. Tutto l’equipaggio è stato tratto in salvo e i 5 pirati che avevano sferrato l’attacco all’imbarcazione livornese del gruppo D’Alessio, sono stati arrestati. Il sequestro era avvenuto ieri mattina alle 6.45, 650 miglia ad est della Somalia. A bordo si trovavano 23 uomini tra cui 7 italiani e quattro specialisti addestratori in sicurezza che, secondo quanto precisato dalla compagnia, non erano armati. Immediatamente dopo l’attacco le comunicazioni con l’armatore di Livorno erano state interrotte. La vicenda è stata seguita dal Ministero degli Esteri e da una task force marittima 508 della Nato, guidata dal contrammiraglio Gualtiero Mattesi. In mattinata dopo il colloquio tra i ministri La Russa e Fox, il capo della Difesa aveva assicurato che gli uomini a bordo erano incolumi e quando la notizia della liberazione è diventata ufficiale il ministro degli esteri Frattini ha espresso viva soddisfazione per l’operato congiunto della Marina militare, degli Stati Uniti e del Regno Unito.
Intanto proprio oggi La Russa ha firmato a Palazzo Baracchini un protocollo d’intesa con Confitarma, l’associazione degli armatori: “Il pericolo della pirateria si è via via accresciuto – aveva sottolineato – questa convenzione fa seguito al decreto del 1 settembre che consente a dieci nuclei di marinai armati, ciascuno di sei componenti, di stare sulle navi nelle aree che sono oggi a rischio di pirateria”. Il ministro della Difesa ha sottolineato che “questa è una importante innovazione, che il protocollo d’intesa firmato oggi con Confitarma, che prevede anche un rimborso da parte degli armatori per le maggiori spese sostenute dalla forze armate, rende da subito operativa”.
“La decisione su quale personale impiegare sulle navi – ha specificato La Russa – compete al capo di Stato maggiore della Marina, l’ammiraglio Bruno Branciforte, e alla linea gerarchica di comando. Quello che si può dire è che è sicuro che verranno sempre impiegati marinai non solo con una preparazione di eccellenza, come del resto è oramai riconosciuto a tutte le nostre forze armate, ma anche con una preparazione specifica”.
Quanto al ricorso ai ‘contractor’, “non dipende da noi – ha osservato il ministro della Difesa – è un rapporto che può esserci direttamente fra gli armatori e le associazioni di contractor. Un po’ come avviene con le guardie giurate fuori dalle banche: hanno bisogno di un riconoscimento pubblico ma non hanno un rapporto diretto con lo Stato. E’ un problema – ha concluso La Russa – che non riguarda le forze armate: ci sarà un decreto interministeriale, predisposto dal ministro dell’Interno”.
“La presenza di militari a bordo, così come prevista, non è sufficiente in quanto a numeri: probabilmente avremo bisogno di ‘contractor’ privati per coprire quella parte di tonnellaggio che non potrà essere coperto dalla Marina militare”, ha detto dal canto suo il presidente di Confitarma, l’associazione degli armatori, Paolo d’Amico. Quanto ai rischi, “ci sono sempre, quando si hanno le armi in mano – ha osservato – ma finora, gli episodi precedenti ci dicono che i pirati, come vedono che una nave è difesa da personale armato, scappano via subito. Quindi – ha concluso il presidente di Confitarma – non ci aspettiamo grossi conflitti a fuoco”.