Carmelo Bene, dieci anni anni fa moriva il genio del teatro

La voce inconfondibile, il gesto enfatico, l’oltraggiosa capacità di stupire di Carmelo Bene non ci sono più da 10 anni: il 16 mazo del 2002 l’attore, drammaturgo, regista, scrittore e poeta, moriva a Roma, chiudendo una vita, personale ed artistica, improntata spesso all’eccesso, iniziata 65 anni prima a Campi Salentina, in provincia di Lecce, l’1 settembre 1937. Uno dei tratti distintivi della sua ‘maschera’, l’eterna sigaretta fra le labbra (‘per quasi vent’anni ho bevuto in media tre bottiglie di Ballantine e fumato una stecca di Gitanes al giorno’, raccontava lui stesso) gli era in qualche modo predestinato fin dalla nascita: i suoi genitori, originari del Salento, gestivano infatti una fabbrica per la lavorazione del tabacco. Il primo confronto con la rappresentazione avviene negli anni dell’infanzia, in modo ossessivo: la madre, cattolica praticante, lo conduce spessissimo, anche più volte al giorno, a messa. Non a caso Bene sarà poi allergico a qualsiasi tipo di ritualizzazione, non solo religiosa. Seguiranno poi, ancora all’ombra della Chiesa gli anni di studio nella scuola degli Scolopi, quindi nell’Istituto Calasanzio, sempre dei Padri Scolopi, di Campi Salentina, dove frequenta le scuole medie e il liceo classico sino al secondo anno, concludendo gli studi classici nel Collegio Argento dei Padri Gesuiti di Lecce.
Dopo il liceo Carmelo Bene, diciassettenne, approda a Roma dove si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza, che non frequenterà, e contemporaneamente al primo anno dell’Accademia Sharoff, la prima scuola privata di recitazione, fondata nel 1946 a Roma da Aldo Rendine e la prima ad usare il metodo Stanislavskij. Lo scoglio del servizio militare lo aggira con una ‘recita’ ovviamente scandalosa: alla visita di Leva si finge omosessuale ottenendo l’attestato di Ridotta attitudine militare. Nel 1957 ‘prova’ anche l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, ma ne frequenta i corsi per un solo anno poi abbandona ritenendoli inutili. Il debutto in teatro avviene quando è ventiduenne, nel 1959, con ‘Caligola’ di Albert Camus per la regia di Alberto Ruggiero. Il 23 aprile del 1960 si sposa con l’attrice fiorentina Giulia Rossi, di sei anni piu’ grande di lui e decisamente avversata dalla famiglia di Bene. La coppia ha un figlio, Alessandro, che muore a pochi anni di vita di tumore. In questo periodo Bene legge l’Ulisse di James Joyce restandone affascinato. Nel 1960 nasce l’amicizia con Aldo Braibanti e Sylvano Bussotti il quale cura le musiche dello Spettacolo-concerto ‘Majakovskij’ che si tiene a Bologna nello stesso anno. Nel 1961 prende su di sé la regia di ‘Caligola’ e da quel momento in teatro non si farà più dirigere da nessuno. Tra il 1961 e il 1962 realizza il primo Amleto e il primo Pinocchio.
Gli anni dal 1961 al 1963 sono all’insegna del ‘Teatro Laboratorio’, realizzato in un locale di Trastevere che verrà chiuso definitivamente a causa di un episodio che fece scandalo: il pittore argentino Alberto Greco, che recitava nelle piece ‘Cristo ’63′, completamente ubriaco secondo quanto raccontò poi lo stesso Bene, dal palcoscenico orinò sull’ambasciatore argentino e sulla sua consorte. Proprio nel 1963 Bene ‘scopre’ il poeta francese Jules Laforgue (Montevideo, 16 agosto 1860 – Parigi, 20 agosto 1887), altro caposaldo del suo modo di fare teatro dopo l’Ulisse. Seguiranno i sui Amleti laforgiani, poi il cimentarsi con ‘The Monk’ di Matthew Gregory Lewis, con l’Edoardo II tratto da Marlowe, con l”Ubu roi’ da Alfred Jarry e, soprattutto, con la Salomè da Oscar Wilde con la partecipazione di Franco Citti nella parte di Jokanaan. La compagnia che portava in scena quell’allestimento di Salomè era amichevolmente definita ‘di Regina Coeli’, poiché tutti avevano avuto a che fare col carcere. Ennio Flaiano, Alberto Arbasino, John Francis Lane, inviato del Times di Londra, osannano lo spettacolo, aspre le critiche di Giuseppe Patroni Griffi. Dal 1965 Bene scrive i romanzi ‘Nostra Signora dei Turchi’ e ‘Credito italiano’, portati poi a teatro e nel 1966 insieme a Franco Cuomo “Faust o Margherita” che mette in scena al Teatro dei Satiri di Roma.
Nel 1967 si apre la parentesi cinematografica di Bene: Pier Paolo Pasolini lo invita a partecipare al suo film ‘Edipo re’. Nelo Risi progetta un film su Pinocchio e propone la parte della fatina a Brigitte Bardot, quella di Pinocchio a Carmelo Bene e quella di Geppetto a Totò. La morte di quest’ultimo blocca il progetto. Bene passa dietro la macchina da presa e nel 1968 vince il Leone d’Argento al Festival di Venezia con ‘Nostra Signora dei Turchi’. Nel 1969 Bene partecipa come attore a ‘Umano non umano’, film di Mario Schifano. Fino al 1973 si susseguono i lungometraggi da ‘Capricci’ (1969) a ‘Don Giovanni’ (1970) e ‘Salome” (1972). Nel 1970 Carmelo Bene ‘sfiora’ la televisione: un ‘Don Chisciotte’ commissionato dalla Rai sfuma, il progetto viene ritenuto impopolare. Il cast prevedeva, oltre a Carmelo Bene, Eduardo De Filippo, il clown sovietico Popov e, in qualità di scenografo Salvador Dalì, conosciuto da Bene in quello stesso anno. Partecipa inoltre in qualità di attore a film come ‘Necropolis’ di Franco Brocani e a ‘Storie dell’anno mille’ di Franco Indovina. In tv Bene ci arriva nel 1974 con ‘Quattro modi di morire in versi: Majakowski, Blok, Esenin, Pasternak’ con la collaborazione di Roberto Lerici e Angelo Maria Ripellino, che ottiene un grande successo di pubblico e critica e un indice d’ascolto elevatissimo. Nel 1975 Bene partecipa come attore nel film di Glauber ‘Rocha Claro’.
Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta Bene conosce grandi successi, e altrettanto grandi polemiche: nel 1977 viene messo in onda il Riccardo III televisivo. Alla prima al Teatro Manzoni il suo S.A.D.E. viene sospeso dal questore di Milano per oscenità. Intanto viene osannato a Parigi portando all’Opéra-Comique, Festival d’Automne, i suoi spettacoli teatrali. Nel 1979 inizia il periodo ‘concertistico’, Bene si esibisce alla Scala di Milano con un ‘Manfred’ in forma di concerto sulle musiche di Robert Schumann. Dello stesso anno la realizzazione di un Otello televisivo, il cui ma il restauro e montaggio venne però iniziato soltanto nel 2001, sotto la sua direzione. Nel 1981, con la Lectura Dantis dalla Torre degli Asinelli di Bologna, porta la lettura della Divina Commedia davanti ad un pubblico di oltre centomila persone, in occasione del primo anniversario della strage della stazione di Bologna. Gli anni Ottanta lo vedono impegnato in una serie pressoché continua di rappresentazioni dal suo repertorio fin quando, nel 1988 vine nominato, ancora una volta fra le polemiche, direttore artistico della sezione teatro della Biennale di Venezia, cui seguirà una gestione tempestosa, con risvolti anche giudiziari.
I primi anni anni Novanta vedono Carmelo Bene a Mosca, dove raccoglie un enorme successo. Nel 1992 un’altra sua clamorosa iniziativa: a febbraio paga circa 200 milioni di lire per pubblicare a pagamento sui quotidiani sue critiche feroci al ministero dello Spettacolo. Il 6 ottobre del 2000 Carmelo Bene, con un testamento, affida i diritti delle sue opere alla fondazione l”Immemoriale di Carmelo Bene’. Il 16 marzo del 2002 Carmelo Bene muore a Roma. Per sua volontà il corpo venne cremato e il funerale venne fatto in forma privata. La lapide, nel cimiterto di Otranto, riporta solo il suo nome e cognome e le date, di nascita e di morte. Nella raccolta ‘Opere con l’autografia di un ritratto’ Bene si sofferma sul tema della trasgressione e dello scandalo, così centrali nella sua vita, con poche parole che ben lo rappresentano: “Si è costretti all’esserci trafelato: questo piegarsi alla rappresentanza, ai libri, a questa nourriture della quale avrei fatto assolutamente a meno. Non si scampa alla volgarità dell’azione, alla scorreggia drammatica di Stato. Si è obbligati allo scandalo, quasi fosse la ‘prima comunione’ con l’indifferente prossimo tuo, con l’odiato condominio che non detesterai mai quanto te stesso”.