Bufera Lega, soldi alla famiglia Bossi. E spuntano legami con la ‘ndrangheta

Bufera Lega, soldi alla famiglia Bossi. E spuntano legami con la ‘ndrangheta

Viaggi, alberghi e cene pagate sia ai figli di Umberto Bossi che all’ex vicepresidente del Senato e segretario generale del Sinpad, Rosy Mauro, con i soldi ottenuti per i rimborsi elettorali. E’ quanto emerge dalle intercettazioni disposte nell’ambito delle indagini condotte a Milano, Napoli e Reggio Calabria, su, fra gli altri, il tesoriere della Lega Francesco Belsito che, indagato per truffa, appropriazione indebita e riciclaggio, si è dimesso dal suo ruolo all’interno del partito. E’ quanto trapela da fonti vicine al Carroccio. Proprio Belsito, secondo gli accertamenti degli investigatori, avrebbe utilizzato le somme, ricevute come rimborsi elettorali per pagare soggiorni e cene ai figli del leader della Lega Nord e Rosy Mauro.
Dalla relazione dei carabinieri del Noe, alla base delle indagini, emerge in particolare che una parte delle somme, ottenute come rimborsi elettorali a favore della Lega, sarebbe stata utilizzata per sovvenzionare in particolare la campagna elettorale di Renzo Bossi. Tra i capitoli di spesa, sostenuti dal tesoriere Belsito, sempre secondo la relazione dei carabinieri del Noe, ci sarebbe anche la ristrutturazione della casa di Umberto Bossi a Gemonio.
Il tesoriere del Carroccio è accusato di aver sottratto circa 18 milioni di euro in parte distratti a favore della famiglia di Bossi. Sul tesoriere indagano le Procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria. Secondo quanto riportano fonti giudiziarie, né Bossi né i suoi familiari sarebbero coinvolti nell’indagine.
Nel decreto di perquisizione di questa mattina in via Bellerio, la procura di Milano fa riferimento a una ”nota proveniente dal Noe diretta dall’autorità giudiziaria di Napoli” la quale, si legge ”fornisce elementi inequivocabili circa il fatto che la gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord è avvenuto nella più completa opacità fin dal 2004”.
In particolare Belsito, si legge ancora ”fin da quando ha cominciato a ricoprire l’incarico di tesoriere ha alimentato la cassa con denaro non contabilizzato e ha effettuato pagamenti e impieghi anch’essi non contabilizzati o contabilizzati in modo inveritiero”.
Tra questi impieghi emergono i ”costi della famiglia, intendendosi per tali gli esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati. Tali atti di disposizione, in ipotesi non riconducibili agli interessi del partito e contrari ai suoi vincoli statutari, hanno carattere appropriativo”. Per i magistrati milanesi ”vi èla prova della falsità del rendiconto del 2010”.
Nell’inchiesta, che fa parte di un’indagine congiunta delle Procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, Belsito, insieme all’imprenditore Stefano Bonet e all’uomo d’affari Paolo Scala , risulta indagato dagli inquirenti milanesi con l’accusa di appropriazione indebita aggravata in riferimento al denaro sottratto alla Lega Nord e per truffa ai danni dello Stato, in relazione a somme richieste per spese elettorali.
Bonet e Belsito rispondono anche di erogazioni concesse dallo Stato sotto forma di credito di imposta della società Siram, colosso dell’innovazione tecnologica. La Procura di Napoli, indaga, invece, per riciclaggio nei confronti di cinque persone.
Dalle indagini emerge che il tesoriere della Lega, Belsito, avrebbe ricevuto una Porsche come ”pagamento di una intermediazione svolta dal politico per l’accaparramento da parte della Polare Scarl di un contratto di consulenza a favore di un’associazione fra Comuni”. L’auto, in possesso alla Polytechnic Laboratory of Research Scarl era transitata dalla disponibilità di Bonet a quella di Belsito. Un riscontro sarebbe dato da un’intercettazione in cui Bonet informava Belsito che il giorno successivo avrebbe dovuto portare l’auto per il tagliando. Il conto alla concessionaria di Genova venne saldato da Bonet.
Dal filone dell’indagine sul tesoriere che sta seguendo la Procura di Reggio Calabria emerge che era Romolo Girardelli a procacciare affari a Belsito. Il faccendiere, indagato nell’ambito dell’inchiesta, avrebbe favorito l’attività di riciclaggio a favore della ‘ndrangheta. La procura di Reggio Calabria gli contesta l’aggravante di avere agevolato in particolare la cosca De Stefano di Reggio Calabria.
“Non abbiamo nulla da nascondere”, ha dichiarato Belsito. Per quanto riguarda i fondi della Lega nord investiti in Tanzania, il tesoriere ha precisato che “sono tornati dalla Tanzania più di due mesi fa. Dopo la bagarre fatta dai giornali abbiamo ritenuto necessario disinvestire. I fondi sono di nuovo sui conti della Lega”.
Era presente oggi in via Bellerio anche il pm Henry John Woodcock, che più tardi in Procura ha avuto un lungo colloquio con i magistrati milanesi. In seguito alla perquisizione sono arrivati nella sede del Carroccio il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, e alcuni dei vertici del Carroccio.
Sono una trentina gli obiettivi delle perquisizioni, Oltre a quelle a Milano, in particolare i militari della Gdf sono entrati nelle sedi della Siram.
L’inchiesta dei magistrati milanesi ruota intorno agli investimenti fatti in Tanzania, passando anche per Cipro, con soldi che sarebbero stati sottratti alla Lega. A dare il via al capitolo che mira ad accertare l’illiceità di investimenti è stato l’esposto di un militante di base della Lega.
In relazione all’indagine negli ambienti giudiziari milanesi viene fatto notare che “non è un nuovo caso Lusi”. In particolare, per il filone di indagine dove viene ipotizzata l’appropriazione indebita aggravata, si dice,la Lega è vittima. Diverso è il discorso per l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato. In questo caso, spiegano gli investigatori,si sta valutando l’utilizzo dei fondi che sarebbe stato non trasparente.