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Conti pubblici, spesa reale alle stelle: in dieci anni è arrivata a 124 miliardi di euro

Conti pubblici, spesa reale alle stelle: in dieci anni è arrivata a 124 miliardi di euro

La spesa pubblica, dal 2000 al 2011, è cresciuta in termini reali di 124 miliardi di euro (+20,6%). La spesa pubblica, al netto degli interessi passivi, nel 2000 era pari a 475 miliardi; calcolando solo l’aumento dell’inflazione nel 2011 si arriverebbe a 598 miliardi mentre la spesa effettiva è arrivata a 722 miliardi. I dati sono contenuti nello studio dell’Eutekne, centro studi giuridico-economico di Torino. Dal 1980 al 1991, ricorda l’associazione, la spesa pubblica è cresciuta in termini reali del 63,97%. Dal 1991 al 2000, è cresciuta molto meno, ma, nonostante il grande spavento della quasi bancarotta e i buoni propositi della Seconda Repubblica, è comunque cresciuta in termini reali del 6,95%. Nel 2000, la spesa pubblica al netto degli interessi passivi era pari a 475 miliardi di euro.
Dal 2000 al 2006, quando al governo, ricorda Eutekne, ”c’erano forze di enunciata fede liberista e antistatalista, la spesa pubblica al netto degli interessi passivi è sorprendentemente cresciuta in termini reali del 21,22%. Una impennata priva di qualsivoglia giustificazione, in un’ottica di oculata gestione finanziaria e di rigore nei conti”. Ed infatti, se dal 1991 al 2000 l’aumento del 6,95% è stato accompagnato da una riduzione dell’incidenza della spesa pubblica (sempre al netto degli interessi passivi) sul pil dal 42,80% al 39,64%, viceversa dal 2000 al 2006 la sua incidenza sul PIL è cresciuta dal 39,64% al 44,33%. Dal 2006 in poi, ricorda l’associazione, ”la folle cavalcata viene arrestata”. Dal 2006 al 2008, la spesa pubblica diminuisce in termini reali dello 0,39%; dal 2008 al 2011 dello 0,13%; dal 2011 al 2014, dovrebbe diminuire, sempre in termini reali, del 2,78%
Gli interventi messi in campo, sottolinea Eutekne, ”hanno arrestato, ma non riassorbito i vertiginosi aumenti del passato, tanto è vero che il raffronto tra 2000 e 2011 evidenza ancora un incremento in termini reali del 20,59%”. Affermare che mettere in discussione 124 miliardi di euro significherebbe incidere sul livello di prestazioni di servizi anche essenziali, come scuola, sanità e sicurezza, ”significa ritenere che il livello generale delle prestazioni e della protezione sociale offerte dallo Stato nel 2011 e’ cresciuto in modo proporzionale a detto incremento rispetto ai corrispondenti livelli dell’anno 2000”. ”E’ indubbio -spiega l’associazione- che una parte di quell’incremento non sia agevolmente comprimibile e trovi anzi giustificazioni macroeconomiche e sociali”. In particolare, la spesa per protezione è passata dai 195 miliardi del 2000 ai 306 miliardi del 2011: una crescita nominale del 56,64%, cui corrisponde una crescita reale del 24,30%, pari a 60 miliardi di euro. ”E’ pero’ difficile -osserva Eutekne- pensare, come le affermazioni del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda lasciano implicitamente intendere, che i restanti 64 miliardi di euro di quell’incremento complessivo di 124, non possa essere in buona parte ascritto a sprechi, inefficienze e sperperi da tagliare”.
Nel dettaglio, questi 64 miliardi di incremento reale della spesa sono riconducibili per 14 alle retribuzioni dei lavoratori del pubblico impiego; per 63 ai cosiddetti consumi intermedi, ossia gli acquisti di beni e servizi da parte dello Stato; per 8 alla spesa per investimenti. Il totale fa 85, ma sono appunto 21 i miliardi di complessiva riduzione in termini reali delle altre voci di spesa, quali ad esempio ammortamenti, contributi alla produzione e imposte che le amministrazioni pubbliche devono esse stesse pagare. ”E’ del tutto evidente quanto spazio di azione vi possa essere in quei 63 miliardi di incremento reale dei consumi intermedi” evidenzia l’associazione. L’Eutekne ricorda quindi che il risultato dei calcoli fatti dall’associazione ”si allinea perfettamente con la stima di 60 miliardi più volte rilanciata in questi ultimi mesi dal Presidente della Corte dei conti, in merito al costo per la collettività degli sprechi, delle inefficienze e degli sperperi che caratterizzano un settore pubblico ove è sempre più evidente la dilagante corruzione”.