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Scout gay? Per l’Agesci è necessario chiamare lo psicologo: Gli educatori omosessuali sono un problema per i ragazzi

”Le persone omosessuali adulte nel ruolo di educatore (quindi per noi i capi che hanno una tendenza omosessuale profondamente radicata o forse predominante) costituiscono per i ragazzi loro affidati un problema educativo. Il capo e’ il modello per i suoi ragazzi e sappiamo che gran parte dell’effetto educativo, dipende dalla esemplarita’ anche inconscia che proviene dall’adulto”. E’ quanto ha affermato padre Francesco Compagnoni, Assistente ecclesiastico nazionale del Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani), nella sua lezione al seminario dell’apertura degli scout cattolici dell’Agesci dedicato al tema ‘Omosessualita’: nodi da sciogliere nelle comunita’ capi’.
Per il religioso, come si legge negli Atti del seminario di studio organizzato dalla redazione di Scout-proposta educativa, ”il capo omosessuale ha un vantaggio rispetto agli altri capi: in linea generale ha tendenze artistiche, e’ molto sensibile, e’ dotato per le relazioni personali. Spesso una persona omosessuale nei rapporti affettivi ha un vantaggio rispetto agli altri capi che faticano a comunicare con i ragazzi. Quindi l’Agesci ha ragione di interrogarsi intorno a questo aspetto che e’ indubbiamente un problema serio. Il capo trasmette dei modelli e i capi che praticano l’omosessualita’, o che la presentano come una possibilita’ positiva dell’orientamento sessuale, costituiscono un problema educativo”.
Ma cosa fare se il ragazzo o la ragazza presenta in diversi modi tendenze omosessuali probabilmente in eta’ rover/scolte? ”Secondo me bisognerebbe parlare con i genitori e invitare un esperto con cui consigliarsi -si legge negli Atti dell’intervento di padre Compagnoni- in linea generale uno psicologo dell’eta’ evolutiva o ancora meglio un pedagogista”. Infatti ”la questione va affrontata con tutte le persone che sono implicate. Soprattutto non va nascosta: non si puo’ far finta di niente”.
Al seminario, come si legge ancora negli Atti, ha partecipato anche lo psicologo Contardo Seghi. Sulla questione coming out cioe’ il ”bisogno che a volte un capo ha di manifestare ed esprimere i problemi della sua identita”’, ha spiegato: ”Un capo di questo tipo, affetto da protagonismo, se omosessuale, nel percorso di rafforzamento della propria identita’ puo’ sentire di dover passare attraverso l’espressione pubblica del suo orientamento sessuale. Questa situazione puo’ non essere opportuna in riferimento al percorso di crescita dei ragazzi”.
”Tale considerazione -ha precisato lo psicologo- non e’ una discriminazione e tantomeno e’ un’offesa nei riguardi delle persone omosessuali. E’ solo una considerazione sull’opportunita’ o meno di un comportamento. La considerazione sulla opportunita’ ce la poniamo sempre quando l’adulto che fa il capo clan, ad esempio compie una precisa scelta politica di partito”.
”Ci chiediamo -ha sostenuto Seghi- cosa e’ opportuno in una piccola comunita’, cosa diranno i genitori dei ragazzi che potrebbero venire condizionati. In certe situazioni, forse e’ meglio che un capo si fermi un po’… e dopo magari possa riprendere. Cosi’ e’ anche per l’omosessualita’: non e’ una discriminazione nei confronti di una condizione. Diciamo solo che in questo o in quel contesto, forse dare responsabilita’ educative a un capo, soprattutto se mostra di essere affetto da protagonismo, non e’ opportuno perche’ al centro ci deve essere il ragazzo non i nostri bisogni”.