• Home »
  • Evidenza »
  • Caso Lusi, l’ex tesoriere accusa tutta la Margherita: davo soldi a tutti anche a Rutelli e Renzi

Caso Lusi, l’ex tesoriere accusa tutta la Margherita: davo soldi a tutti anche a Rutelli e Renzi

Soldi a Francesco Rutelli, Matteo Renzi e Enzo Bianco. E’ l’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi ad aver rivelato, davanti alla Giunta per l’immunità del Senato, di aver versato parte dei fondi del partito ai tre. Secondo quanto si è appreso al termine dell’audizione, Lusi avrebbe ribadito di aver consegnato al sindaco di Firenze circa 70.000 euro, divisi in due tranche. A Bianco, sostiene ancora l’ex tesoriere, sarebbe stato garantito un mensile che da 3000 euro sarebbe passato a 5500.
L’audizione era iniziata poco dopo le 20 di ieri nella sala Pannini di palazzo Madama. Su Lusi pende la richiesta di arresto della Procura di Roma in relazione all’inchiesta sui fondi del partito. Il senatore si è reso disponibile per la Giunta delle immunità, di cui, tra l’altro, ha fatto parte fino a qualche tempo fa.
Il sindaco di Firenze si affida a Facebook per replicare: ”Lusi due la vendetta – ironizza – torna alla carica e riprova a coinvolgermi nella vicenda dello scandalo ex Margherita. Dice di avermi dato dei soldi. Due mesi fa erano 140 mila euro. Oggi siamo scesi a 70 mila. Sarà la crisi…”, commenta il sindaco.
”Torno a chiedere ciò che dico dall’inizio di questa vicenda. Lusi e la Margherita pubblichino sul sito tutte le fatture e tutto ciò che è stato finanziato…Tutto. A quel punto non c’è trucco, non c’è inganno. E vediamo chi dice bugie. Quanto a me – puntualizza Renzi – non solo confermo che non ho mai preso una lira, come è facilmente riscontrabile dai bonifici, dagli assegni e dai documenti”.
“Ma continuo a dire come faccio dalla Leopolda 2010 che il finanziamento ai partiti va abolito, subito. Se qualcuno pensa di usare di mezzucci per mandare messaggi in codice, sappia che mi hanno insegnato che si deve aver paura di tante cose, ma mai dei ladri. E che il posto dei ladri -conclude il sindaco di Firenze- non è (o non dovrebbe essere) il Parlamento”.