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Lusi, il Senato dice sì all’arresto ma il Pdl non vota. Lui minaccia: ho ancora molto da dire

Lusi, il Senato dice sì all’arresto ma il Pdl non vota. Lui minaccia: ho ancora molto da dire

Luigi Lusi dice in aula al Senato di essere pronto ad assumere “per intero” le sue “responsabilità morali e politiche davanti a questa assemblea e davanti al Paese”. Ma, per quanto riguarda “le responsabilità penali”, l’ex-tesoriere della Margherita chiede di vedergli riconosciute “le garanzie di un giusto processo senza inutili e devastanti forzature che possono appagare l’ondata di antipolitica crescente”.
Chiede di non essere individuato come “il capro espiatorio” davanti “ai forconi della piazza”, come “il colpevole per tutte le stagioni dentro una vicenda che è pluridecennale”.
Poi chiede scusa. “Sento il dovere di pronunciare parole di personali scuse, un simbolico gesto di riparazione per la difficile situazione in cui versa la società italiana”, dichiara l’ex tesoriere. Che fa poi riferimento alla crisi economica (“un momento difficilissimo come quello attuale”) e sottolinea: “Credo che un uomo vada giudicato come reagisce al fallimmento, non al successo”. Lusi più volte spiega: “Non ho mai esitato ad assumermi le mie responsabilità”.
“A fronte dell’inerzia” della Margherita “proporrò alla magistratura di affidare i beni immobili al consorzio dei 17 comuni dei Castelli romani perché li mettano a disposizione dei cittadini”, dice Lusi a proposito dei beni immobili che, sostiene, sono liberi da ogni vincolo e vorrebbe affidare alla Margherita.
Lusi parla in un aula del Senato gremita: le tribune della stampa sono affollate come nelle grandi occasioni. A destra, al centro e alla sinistra dell’aula, presieduta da Renato Schifani, i colleghi ascoltano in silenzio l’autodifesa dell’ex tesoriere. A soli sei banchi di distanza, separati dagli scalini dell’emiciclo, Francesco Rutelli, ex leader della Margherita, a capo chino prende appunti per la dichiarazione di voto sull’arresto dell’ex tesoriere del partito. Il voto è previsto dopo le 18.
I lavori nell’aula sono iniziati con la relazione di Marco Follini con la quale chiede il voto per l’arresto del senatore. “22 milioni di euro per un operaio della Fiat di Pomigliano d’Arco – afferma Follini nel suo intervento – sono l’equivalente di 1033 anni di stipendio, 11 mesi e 7 giorni. Per un insegnante di scuola elementare con una anzianità di 5 anni sono l’equivalente di 1238 anni di stipendio, 9 mesi e 21 giorni”.
Il Pdl e il voto. Il gruppo al Senato non parteciperà alla votazione sulla richiesta di arresto dell’ex tesoriere della Margherita. E’ la decisione emersa al termine della riunione del gruppo nella Sala Koch del Senato. Nulla di definito, invece, per quanto riguarda l’eventuale adesione di alcuni senatori alla richiesta di voto segreto per la quale è necessaria la soglia delle 20 firme.
Pd. La capogruppo Anna Finocchiaro, rivolgendosi ai senatori del Pdl, aveva chiesto poco prima l’apertura della seduta, di non chiedere il voto segreto sulla sorte dell’ex tesoriere della Margherita. “In questa circostanza -ha affermato Finocchiaro- tutti devono assumersi la responsabilità di decidere in modo netto, chiaro e trasparente”. La capogruppo democratica ha anche assicurato che il “Pd è compatto” e che “pur dovendo registrare qualche assenza giustificata”, si esprimerà a favore della detenzione di Lusi.
Le interviste fatte da Lusi in questi giorni a Sky e al Corriere.it “dimostrano ancora una volta la capacità di manipolazione e di inquinamento del senatore che lancia avvertimenti alle vittime dei gravissimi reati da lui commessi”, afferma l’avvocato Titta Madia, legale della Margherita che oggi, con l’istanza presentata all’ufficio del pubblico ministero ha chiesto al procuratore aggiunto Alberto Caperna e al pubblico ministero Stefano Pesci di acquisire le due interviste fatte dal senatore che è indagato per associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. Insieme con lui ci sono anche altri indagati.
Intanto ai magistrati Madia ha consegnato anche la relazione definitiva dei controlli fatti sulla Margherita per dimostrare “la falsificazione costante e capillare fatta da Lusi e dai due commercialisti che lo hanno affiancato”.