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Confindustria, analisi drammatica: Crolla il Pil e gli effetti sono peggiori di una guerra

L’Italia precipita in una grave recessione e le stime di crescita per il prossimo biennio certificano l’arretramento del Pil: -2,4% nel 2012 e -0,3% nel 2013. La stima è del Centro studi di Confindustria che ritocca all’ingiù le previsioni, “ottimistiche”, elaborate nel dicembre dello scorso anno quando si scommetteva su un rapido rientro dell’eurocrisi e per il pil, dato in negativo all’1,6%, si aprivano possibilità di recupero dello 0,6% nel 2013.
E invece non è stato cosi. “Il 90% dell’arretramento di quest’anno è già acquisito nel secondo trimestre 2012 (-2,1)”, scrivono gli economisti di Viale dell’Astronomia, ricordando non solo le conseguenze innescate dall’esito incerto delle elezioni in Grecia, la crisi delle banche spagnole ma anche il fatto che “le istituzioni europee non sono riuscite a trovare una soluzione praticabile e credibile a causa della conyrapposizione degli interessi nazionali dei singoli stati”.
Per il Csc l’Italia non è in guerra ma la forza della crisi ha avuto, di fatto, lo stesso impatto. “Non siamo in guerra: ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto”, dice. Ad essere colpite infatti “le parti piu’ vitali e preziose del sistema Italia”, proseguono gli economisti di Viale dell’Astronomia additando nell’industria manifatturiera e nelle giovani generazioni, proprio come in un conflitto, le vittime privilegiate. “L’aumento ed il livello dei debiti pubblici sono analoghi in quasi tutte le economie avanzate a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellicii mondiali”, si legge ancora nel report.
Ma una guerra invece c’è, prosegue, ed è quella “combattuta una volta di più dentro l’Europa e dentro l’Italia”. Come nei secoli passati in cui, concludono, “gli interessi di parte prevalevano su tutto e tutti”.
Occupazione: il 2013 chiuderà con 1 milione 482 mila Ula occupate in meno rispetto all’inizio del 2008. L’effetto deterioramento, infatti, si tradurrà nella perdita dell’1,9% dell’occupazione nel biennio 2012-2013, -1,4% nel primo anno (ma gia’ nel primo trimestre il dato acquisito e’ del -1%) e -0,5% nel secondo.
La disoccupazione prosegue la sua corsa e a fine 2013 potrebbe toccare il 12,4% dopo aver toccato a fine 2012 il 10,9%. Stime che in media d’anno si tradurranno in un 10,4% nel 2012 e in un 11,8% nel 2013. Nel caso invece si includessero gli inoccupati in cassa integrazione, la forza lavoro inutilizzata sfiorerebbe a fine 2012 il 12,5% per schizzare al 13,5% a fine 2013.
Consumi: i consumi delle famiglie italiane continueranno a scendere anche nel prossimo biennio: -2,8% nel 2012 e -0,8% nel 2013. I consumi reali sono cosi’ a -4,5% rispetto alla media 2007.
Nel 2013 il livello di benessere degli italiani sara’ del 10% inferiore rispetto alla media 2007, quasi 2.500 euro in meno a prezzi costanti. Lo stima il Csc che sostiene che si tratta di una ”perdita difficilmente recuperabile” se non si riporta il Paese ”su un sentiero di crescita superiore al 2% annuo”.
Pil, inflazione e decifit pubblico: l’inflazione nel 2012 dovrebbe salire dal 2,8% del 2011 al 3,1% per poi scendere al 2,6% nel 2013.
Nel 2013 il deficit pubblico scenderò dal 2,6% del 2012 all’1,6% del pil, lontano dal pareggio di bilancio a cui si avvicinera’ in termini strutturali, come d’altronde richiesto dal ‘fiscal compact’ e dalla recente modifica dell’articolo 81 della Costituzione: 1,1% del pil quest’anno e 0,4% il prossimo.
Il Csc stima per il 2012 un indebitamento netto pari al 2,6% del pil, in peggioramento di 1,1 punti rispetto alla previsione di dicembre scorso e di 9 decimi di punto superiore alla stima contenuta nel Documento di economia e finanza (Def) dell’aprile scorso.
Il maggiore deficit rispetto alle stime Csc di dicembre e rispetto a quelle del Def è legato al deterioramento del quadro economico, che comporta una minore crescita del pil nominale e quindi delle entrate pubbliche, e alle maggiori tensioni sui mercati finanziari che stanno determinando l’aumento dei tassi di rendimento sui titoli di Stato e, dunque, della spesa per interessi.
Il rapporto debito/pil salirà dal 120,1% del 2011 al 125,7% nel 2012 e nel 2013 toccherà un picco al 125,8%. “Incidono sempre più significativamente sullo stock del debito i sostegni ai paesi dell’area dell’euro, pari complessivamente allo 0,3% del pil nel 2010, allo 0,9% nel 2011, al 3,1% quest’anno e al 3,6% il prossimo”. Al netto di tali esborsi, il rapporto debito/pil si attesterebbe al 122,6% nel 2012 e al 122,2% nel 2013.
Investimenti: Investimenti fissi lordi in caduta libera nel prossimo biennio: -8% in 2012 e -0,2% nel 2013. Cosi’ Il Centro studi di Confindustria registra l’impatto della crisi sugli investimenti che gia’ avevano subito una netta contrazione nel 2011. In particolare la spesa in macchinari e mezzi di trasporto scendera’ dell’8,7% per risalire nel 2013 ma di poco, 0,7%. Senza soluzione di continuita’ invece la diminuzione degli investimenti nelle costruzioni; -7,5% quet’anno e -1,1% nel prossimo.
Il saldo primario è stimato dal Csc al 3,1% del pil nel 2012 (1% nel 2011) e al 4,3% nel 2013. Al netto della componente ciclica raggiungerà il 4,6% quest’anno e il 5,4% il prossimo.
Nel documento del Centro Studi Confindustria si pone poi l’accento sui temi di attualità. Come il ritorno alla lira che – si legge – si tradurrebbe per gli italiani nella “più colossale patrimoniale mai varata”.