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Elezioni, si apre di nuovo il dibattito sulle liste. Di Pietro: Non votate i condannati

Liste pulite, qualsiasi sia la legge elettorale con la quale si tornerà alle urne. Se sarà il Porcellum a decidere le sorti della prossima legislatura, le persone “impresentabili” dovranno restare fuori dal Parlamento. Le parole di Sergio Romano sul ‘Corsera’ alimentano il dibattito nella classe politica e tengono banco tra i parlamentari rientrati a lavoro dopo la pausa estiva. L’Adnkronos ha interpellato gli esponenti delle maggiori forze politiche per sondare il terreno e capire che aria tira.
Di Pietro, acerrimo nemico del Porcellum, guarda con il fumo negli occhi alla riforma che i partiti “si apprestano a varare”. Per il leader dell’Idv, infatti, “l’accordo sottobanco c’è già stato, in sfregio agli italiani che non potranno scegliere programmi, coalizioni, ecc.. Il rischio concreto è che si finisca dalla padella alla brace, con un compromesso al ribasso”. Scettico sulla possibilità che si giunga a un accordo per garantire liste davvero pulite, Di Pietro si appella ai cittadini: “Non votate – raccomanda – i partiti che candidano condannati”.
La nuova legge con cui dovremmo recarci alle urne, ammesso che il Porcellum vada davvero in pensione, “dovrebbe quanto meno prevedere – sottolinea il leader dell’Idv – l’ineleggibilità dei condannati, nonché la decadenza di mandato per i parlamentari che vengono raggiunti da condanne. Nessun incarico di governo, poi, per coloro che sono sotto processo”.
Per quanto riguarda invece i candidati nelle liste Idv, “noi – illustra Di Pietro – facciamo un passo in più, escludendo le candidature anche di chi è stato condannato in primo grado. Per noi si tratta di una battaglia irrinunciabile e, almeno in casa nostra, questa è legge inviolabile”.
Cancellare il Porcellum “e’ un dovere di tutta la politica – sottolinea il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa – Assieme alla nuova legge elettorale, abbiamo il dovere di introdurre norme che disciplinino la vita interna ai partiti, anche per rispondere con i fatti all’appello accorato del Presidente Napolitano”, che ha invitato le forze politiche a rinnovarsi.
“Per quanto ci riguarda – prosegue il segretario centrista – abbiamo approvato da diverso tempo un codice etico molto ferreo che stabilisce i requisiti per le candidature, che vengono valutate attentamente negli organi di partito e poi tempestivamente portate al vaglio dell’Antimafia. La lotta agli impresentabili nelle liste, assieme a una legge elettorale che riporti al centro l’elettore, e’ un tassello imprescindibile per recuperare la credibilita’ dei cittadini”, evidenzia.
D’accordo con Cesa Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. Che tuttavia invita alla cautela. “Le norme per garantire liste pulite ci sono già – sottolinea – si possono sempre migliorare e io sono d’accordo anche per rafforzarle. Per me personalmente quello dei candidati ‘presentabili’ è un impegno di sempre, ma occhio: occorrono elementi di certezza”.
“Ci sono stati casi – ricorda – in cui percorsi politici sono stati arrestati bruscamente, per poi arrivare a un’assoluzione. Fu il caso, ad esempio, dell’ex presidente della Provincia di Palermo Francesco Musotto”, finito in galera e poi assolto.
Per questo, raccomanda Gasparri, “occorrono elementi inoppugnabili ad attestare la colpevolezza, altrimenti si rischia che le liste le faccia la magistratura. I partiti, dal canto loro, devono agire con cautela in presenza di vicende giudiziarie, devono tenere alta la guardia per presentare ai cittadini liste pulite, anzi pulitissime. Ma evitando di basarsi meramente su inchieste in corso: ci sono ampi settori della magistratura politicizzati, e questo elemento va tenuto in debita considerazione”.
Nichi Vendola ricorda come “le liste pulite rappresentino, da sempre, una delle battaglie portate avanti da Sel. Tanto da aver inserito nell’articolo 1 del nostro Statuto, al comma 7, il rispetto del Codice di autoregolamentazione approvato il 3 marzo del 2007 dalla Commissione antimafia in Parlamento”. Il testo in questione prevede che vengano tenuti fuori dalle liste persone raggiunte da provvedimenti del giudice – anche con sentenze di condanna non definitiva – per i reati tipici della condotta mafiosa: associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e usura, riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, traffico illecito di rifiuti in forma organizzata.
Dunque, in soldoni, obiettivo del Codice “è recidere ogni rapporto e legame ambiguo – sintetizza il leader di Sel – con le organizzazioni mafiose e i loro esponenti. Per diversi partiti, tuttavia, quanto stabilito all’unanimità dalla Commissione antimafia è rimasto lettera morta”.
Per questo, ricorda ancora Vendola, “in passato ci siamo fatti promotori di una campagna, sottoposta ai presidenti delle Camere e alla stessa Commissione, chiedendo un organismo di controllo che vigilasse sull’adozione del Codice da parte dei partiti. Un collegio di ‘saggi’ che garantisse il rispetto delle regole per ristabilire alcuni principi di responsabilità. Quel che è certo è che Sel è severissima nel rispetto di queste regole, paletti per noi considerati invalicabili”.
“Prima di tutto -interviene Matteo Orfini- noi non ci rassegniamo davanti alla prospettiva che non si cambi la legge elettorale. Abbiamo una nostra posizione, vogliamo affermare le nostre convinzioni ma siamo pronti al confronto e a una soluzione condivisa”. Quanto all’appello di Romano, il responsabile Cultura del Pd ricorda che qualora la riforma non vada in porto, “abbiamo deciso che faremo le primarie per definire le candidature in parlamento”.
“Quindi possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che noi abbiamo gia’ preso le nostre precauzioni e che il Pd non aveva bisogno di un appello per adeguarsi all’urgenza di rendere trasparenti le liste elettorali. Forse questo appello lo dovrebbero ascoltare altre forze politiche, in special modo quei movimenti che sbraitano in piazza e sulla rete contro le vecchie forze politiche e che poi -conclude Orfini- come si sta vedendo in queste ore, si fanno dirigere dall’alto da oscuri personaggi”.
“Le liste della Lega saranno supertrasparenti, da controllare in controluce, qualsiasi sia la legge elettorale in vigore”. Se poi dovesse restare in piedi il Porcellum, “una premessa è d’obbligo: il 90% l’ha sempre criticato duramente, dunque se non riescono a cambiare la legge elettorale sono dei falliti”. Va giù duro Matteo Salvini, segretario della Lega Nord in Lombardia, sull’impasse in cui sembra trovarsi la riforma della legge elettorale.
Sul tema delle liste pulite, “la Lega ha imparato dagli errori del passato, ne ha fatto tesoro – assicura – tant’è che ogni candidato del Carroccio sarà provvisto del suo curriculum, da presentare agli elettori nel segno della trasparenza. Stiamo già lavorando per darci regole chiare, paletti certi. Senza dimenticare, che i nostri candidati vengono dalle file del movimento e non abbiamo bisogno di candidare ballerine o calciatori: conosciamo la nostra gente, sappiamo chi mandare in campo con la maglia della Lega”.
“Dunque – garantisce Salvini – pulizia al 100%, del resto nel nostro partito chi ha sbagliato ha pagato ed è stato buttato fuori. Negli altri partiti chi ha commesso errori è ancora saldamente attaccato alla poltrona”.
Francesco Rutelli, il leader di Api, assicura che Alleanza per l’Italia impiega “massima attenzione e rigore: i nostri candidati non possono essere che ‘specchiati’. Il nostro partito non accetta candidature di persone che abbiano problemi con la giustizia, in più – rimarca – chi si candida deve attenersi al codice etico di Api, che prevede l’obbligatorietà di una dichiarazione in cui chi scende in campo per il nostro partito esclude anche eventuali conflitti di interesse” con l’attività politica.
“Le liste pulite fanno parte della buona politica – sottolinea Benedetto Della Vedova, capogruppo di Fli a Montecitorio – e noi ci batteremo per questo”. Se la riforma della legge elettorale andrà in porto, “credo che ci saranno margini per intervenire su questo aspetto e migliorare cose. La buona politica – va avanti il capogruppo di Fli – è fatta anche di rigore etico e di una scelta dei candidati che sia davvero credibile. Per contrastare il vento dell’antipolitica che soffia forte, è indispensabile lavorare bene e far comprendere ai cittadini che la classe politica ha colto il malcontento”.
“Bisogna allontanare anche solo il sospetto – conclude Della Vedova – che le elezioni servano a mettere al riparo dalla giustizia personaggi che hanno infranto le regole. La politica deve essere altro, la politica sa essere migliore”.