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Fiat, Marchionne assicura: Nessuno stabilimento chiuso perché investiremo in Italia. Intanto a Pomigliano si fa cassa integrazione

“Se chiudessi un impianto in Europa dovrei costruirne uno altrove. Non avrebbe senso”. Così, a una domanda in conference call, l’ad di Fiat Sergio Marchionne ha spiegato la decisione di mantenere aperte tutte le fabbriche del gruppo in Europa e, in particolare, in Italia.
Non solo. In serata incontrando al Lingotto i sindacati firmatari dell’intesa, Marchionne li ha rassicurati dicendo che resta “inalterata la capacità produttiva in Italia” nonostante le difficoltà del quadro economico generale che non mostra segni di miglioramento; “di non operare tagli strutturali del personale, ferma restando la disponibilità degli strumenti di sostegno al reddito, come previsti dalla legge”.
L’azienda, inoltre ha annunciato che “gli investimenti in Italia riprenderanno coinvolgendo tutti gli stabilimenti italiani dove verranno allocati futuri prodotti, basati su piattaforme globali del gruppo”. In particolare per il polo torinese, oltre a quanto già previsto per lo stabilimento di Brugliasco, la Fiat ha annunciato ai sindacati che “a Mirafiori oltre all’Alfa Romeo Mito verrà affidata la produzione di una famiglia di vetture di alta gamma destinata ai mercati europei ed internazionali”, mentre “per lo stabilimento di Melfi la piattaforma tecnologica verrà utilizzata anche per la produzione di Suv e Cuv. Per Cassino infine una piattaforma già definita e condivisa con Chrysler consentirà lo sviluppo dei nuovi modelli anche per l’esportazione”.
Sottolineando che la scelta è “particolarmente impegnativa soprattutto nell’attuale contesto economico”, la Fiat ha rilevato che è necessaria “la piena e condivisa implementazione di quelle condizioni di competitività concordate con i sindacati che hanno firmato il contratto collettivo di gruppo, per questo è necessario che chi ha condiviso questo progetto lo difenda attivamente nei confronti di alcune minoranze determinate ad impedirne il successo contro gli interessi del Paese e soprattutto degli stessi lavoratori”.
Nella conference call di presentazione dei risultati del terzo trimestre, l’ad di Fiat ha definito “importante la conferma degli obiettivi 2012 e ha sottolineato che la cautela sugli investimenti Fiat “è stata una scelta saggia” che anche “altri hanno considerato una scelta di efficienza industriale”.
Parlando di Lancia, ha detto: “Dobbiamo essere onesti, la Lancia ha un appeal limitato” fuori dall’Italia. “Dobbiamo smettere di illuderci di poter ricreare” l’immagine storica del marchio, ha aggiunto, “dobbiamo ‘proteggere’ la Ypsilon, che ha un ruolo significativo in Italia ma che è la sola economicamente sostenibile”.
Sul fronte della liquidità “siamo stati incredibilmente prudenti e così siamo riusciti a superare la tempesta”. L’ad di Fiat ha anche lamentato come sul fronte della gamma “nel segmento C dobbiamo ammettere di non avere avuto successo: bisogna evitare a tutti i costi di presentarsi senza una architettura integrata” di modelli.
Per il prossimo anno, ad ogni modo, “non punto su fenomenali miglioramenti dei risultati rispetto al 2012″ ha detto Marchionne, giustificando le revisioni al ribasso delle stime per i prossimi anni.
“Da un mese abbiamo iniziato a lavorare con il governo italiano su interventi per migliorare la competitività dell’export” ha detto poi Marchionne.
Secondo quanto emerge dalle slides illustrate nel corso della conference call, il gruppo Fiat ha previsto di raggiungere il pareggio delle attività nella regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) nel 2015-2016.
Dal documento emerge anche la revisione al ribasso dei target per il periodo 2012-2014, con vendite viste al ribasso. Si va da un abbassamento della stima di 600mila unità per il 2012 (da 4,8 milioni a 4,2 milioni) fino a 1,4 milioni di unità per il 2014 (da 6 milioni a 4,6-4,8 milioni).
Rivisti al ribasso anche i target di vendite: per il 2012 da 85 a 82 miliardi di euro, per il prossimo anno da 97 a 88-92 miliardi, mentre per il 2014 il taglio di stime è da 104 a 94-98 miliardi. Giù anche le previsioni sui profitti: per il 2012 da 4,5 a 3,8 miliardi, per il 2013 da 6,1 a 4,0-4,5 miliardi e nel 2014 da 7,5 a 4,7-5,2 miliardi.
Insomma meno Europa, un taglio alla gamma Fiat ma con un focus su due modelli ‘iconici’ come 500 e Panda e un rilancio per Alfa e Maserati nell’ottica di rialzare il portafoglio dei marchi su modelli con margini maggiori. E’ un gruppo Fiat meno ‘popolare’ ma con redditività più alta, deciso a sfondare in nuovi mercati come quelli nord-americani e asiatici.
Per quanto riguarda poi la polemica scoppiata per uno spot di Mitt Romney in cui accusa il presidente Barack Obama ”di aver venduto la Chrysler agli italiani che andranno a costruire la Jeep in Cina”, in una email ai dipendenti del Gruppo Chrysler, Marchionne scrive che ”i piani di produzione del marchio Jeep sono al centro del dibattito pubblico. Mi sento in dovere di ribadire in modo inequi