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Mutui, le banche chiudono i rubinetti. Il 70% delle richieste si ferma alla fase preliminare

Mutui, le banche chiudono i rubinetti.  Il 70% delle richieste si ferma alla fase preliminare

Le banche concedono sempre meno mutui. Tanto che su 10 richieste, le risposte positive sono solo 3. In altri tre casi la richiesta e’ respinta, con motivazioni diverse; in quattro viene imposto, a vario titolo, un supplemento di istruttoria. E’ quanto emerge da un’inchiesta, che ha avanzato la richiesta a dieci banche per la concessione di un mutuo da 100mila euro a 30 anni, con la busta paga di un dipendente che guadagna 2.200 euro nette al mese.
In sostanza, sempre piu’ spesso, le aspirazioni di chi chiede un mutuo si fermano all’istruttoria preliminare, prima ancora che si arrivi alla fase decisiva, quella della perizia sull’immobile. I tempi sono lunghi, si moltiplicano le richieste di informazioni e i parametri cambiano in continuazione. La bocciatura della pratica o la richiesta di ulteriore documentazione e’ legata nella maggior parte dei casi al rapporto fra l’importo da finanziare, il reddito dichiarato e il valore dell’immobile. Un rapporto che varia da banca a banca e che, in due casi, cambia piu’ volte nel corso dei contatti con la stessa banca.
I risultati sono coerenti con una prassi, quella degli istituti di credito di concedere il minor numero possibile di mutui, che sembra ormai essersi consolidata. E che trova riscontro anche nei numeri. Secondo l’Istat, nel primo trimestre 2012 i mutui (92.415 in totale) sono crollati, diminuendo del 49,6% rispetto al primo trimestre 2011. E allargando l’analisi agli ultimi anni, il trend non cambia. In quattro anni, dal 2008 al 2011, questa volta secondo uno studio di Bankitalia, il numero di mutui concessi dalle banche per l’acquisto di abitazioni e’ diminuito di oltre il 20% rispetto al quadriennio 2004-2007.
Le banche, evidentemente, ritengono in questa fase svantaggioso concedere mutui. A spiegare una scelta che in altri tempi sarebbe incomprensibile e’ la crisi di liquidita’ che, ormai da quattro anni, sta colpendo il sistema bancario. Per le banche e’ diventato molto piu’ redditizio fare trading sui titoli di Stato, prendendo soldi dalla Bce all’1% investendoli in titoli di Stato piu’ remunerativi, che non ‘disperdere’ liquidita’ nell’economia reale, a imprese e famiglie, attraverso l’erogazione di finanziamenti e mutui.
“Ci sono comunicazioni interne, anche scritte, per veicolare un messaggio piuttosto semplice: fate pochi mutui”, ha confessato all’Adnkronos uno dei responsabili retail di una delle principali banche italiane che, per ovvie ragioni, preferisce restare anonimo. “Basta una clausola diversa, un termine anticipato o un tetto alzato di poche migliaia di euro, magari con disposizioni temporanee e facilmente occultabili in caso di necessita’, per decretare il fallimento di un’istruttoria di mutuo”, ha spiegato il manager.
E’ evidente che, come se e’ facile intervenire sulla singola pratica, e’ altrettanto facile intervenire anche a livello di flussi. “Se poi questo meccanismo si applica tenendo conto della tipologia di pratiche che abitualmente arrivano alla stipula, e’ facile comprendere come regolare il flusso di nuovi mutui sia per la banca semplice come aprire o chiudere un rubinetto”, ha osservato il dirigente di banca.