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Napolitano apre all’election day ma pone delle condizioni: Precedenza a legge di stabilità ed elettorale

Il 10 marzo potrebbe essere la data dell’election day. Ma il via libera del presidente Giorgio Napolitano è condizionato da due passaggi ineludibili: il via libera alla legge di stabilità e la riforma della legge elettorale. Questo in sintesi, l’esito del lungo vertice al Quirinale di venerdì pomeriggio con le massime cariche dello Stato. Napolitano ha dato la sua disponibilità ad accorpare elezioni regionali (per le quali si è indicata appunto la data del 10 marzo) e politiche, ma ha passato la palla alle forze politiche. Ora tocca ai partiti rispettare le ‘condizioni’ poste dal Colle.
Il Pdl, intanto, incassa il passo avanti verso l’election day. “Ok il comunicato del Quirinale. Si va verso l’election day. Prevale il buon senso. Prevalgono le nostre buone ragioni. Risparmiati cento milioni”, scrive a caldo su Twitter il segretario Angelino Alfano. Ma prima di dare per assodato il voto il 10 marzo, c’è d fare la legge elettorale. E il Pd è pronto ‘all’incasso’. Il Pdl ha ottenuto la possibilità di accorpamento? Bene, dicono i democratici, ora però si fa una legge elettorale che garantisca al governabilità. Pier Luigi Bersani aspetta Pdl e Udc al varco. Il segretario già da giovedì sera aveva aperto all’election day, ma legandolo a una riforma elettorale ‘potabile’, per dirla al suo modo. Non per il Pd, come ama ripetere, ma per il Paese. E la proposta è sempre la stessa: il lodo D’Alimonte, il premietto di ‘governabilita” al 10 per cento per il primo partito. L’ok all’election day passa di qui. Avverte Stefano Ceccanti, senatore Pd in prima linea sulla riforma. “A me lo stato dei lavori sulla legge elettorale non sembra consenta ad oggi di dire che l’election day sia più vicino”.
Napolitano, nella nota diffusa dopo l’incontro al Quirinale con i presidenti Renato Schifani e Gianfranco Fini e il premier Mario Monti, richiama “l’auspicio” che si proceda verso ”una costruttiva conclusione della legislatura ancora in corso”. Perche’ sia cosi’, “adempimenti prioritari e ineludibili nel corso delle prossime settimane appaiono comunque l’approvazione finale in Parlamento della legge di stabilita’ e quindi quella della legge di bilancio per il 2013″. E poi la riforma elettorale. “Il Capo dello Stato -si sottolinea nella nota- ha richiamato l’orientamento e l’impegno a concordare tale riforma che erano risultati gia’ dagli incontri da lui tenuti alla fine dello scorso mese di gennaio con gli esponenti dei cinque partiti rappresentati in Parlamento”. Il presidente fornisce anche alcune indicazioni nel merito della riforma: parla di regole “piu’ soddisfacenti per lo svolgimento della competizione politica” e che siano “a garanzia della stabilita’ di governo”. Inoltre non vanno dimenticate “le aspettative dei cittadini per un loro effettivo coinvolgimento nella scelta degli eletti in Parlamento”. Tutto questo rende “altamente auspicabile la conclusione, invano a piu’ riprese sollecitata dal Presidente della Repubblica, del confronto in atto da molti mesi per una riforma della legge elettorale”.
Fissati i ‘paletti’, Napolitano spiega quindi che sarebbe sconsigliato “un affannoso succedersi di prove elettorali”. Il Quirinale apre quindi all’election day motivando così la valutazione del Capo dello Stato: “Una costruttiva conclusione della legislatura, dettata anche dalla serietà dei problemi che il Paese ha di fronte e dall’acutezza di fenomeni di disagio sociale che si vanno manifestando, sconsigliano un affannoso succedersi di prove elettorali”. Quindi il passaggio sulle elezioni regionali: “La convocazione che comunque si specifica- non spetta al Presidente della Repubblica, di elezioni per il rinnovo dei Consigli regionali scioltisi in Lazio e Lombardia per crisi politiche e in Molise per giudizio di illegittimità, è regolata da diverse normative regionali, pur dovendosi considerare i principi generali posti dalla sentenza n. 196/2003 della Corte Costituzionale e rispecchiatisi nella recente sentenza del Tar Lazio. E’ però indubbia, per valutazioni d’interesse generale, l’esigenza di un contestuale svolgimento delle elezioni nelle tre suddette Regioni. Si è a tale proposito ritenuta appropriata la data del 10 marzo 2013″. Infine, le elezioni politiche. “Distinta, e rimessa all’esercizio di una prerogativa propria ed esclusiva del Presidente della Repubblica, è la questione delle elezioni per il rinnovo delle Camere. In proposito si ricorda che il Capo dello Stato aveva rilevato, il 3 novembre scorso, la carenza, fino a quel momento, di condizioni oggettive e di ‘motivazioni plausibili’ per un’anticipazione sia pur lieve della convocazione delle elezioni politiche. Si attende dunque il verificarsi delle condizioni opportune per la decisione che la Costituzione riserva al Capo dello Stato”.
”La battaglia demagogica della sinistra sulla data per le elezioni del Lazio – ha detto Renata Polverini – è finita oggi con la netta sconfitta di chi intendeva trascinare il Paese in una interminabile e costosa campagna elettorale: si voterà, dunque, il 10 marzo in un’unica tornata per il rinnovo dei consigli regionali”. ”L’attacco forsennato – prosegue – che dal Pd è stato sferrato prima nei miei confronti e poi verso il ministro dell’Interno Cancellieri si è infranto oggi al Quirinale. Francamente dubito che gente tanto maldestra nel gestire situazioni così delicate come quelle che riguardano le legittime competenze di un ente, possa candidarsi – conclude Polverini – a guidare una regione così importante come il Lazio”.
Soddisfatto dall’esito del vertice al Quirinale anche il leghista Roberto Maroni. “Alla fine ci danno tutti ragione. Stasera è stato deciso per l’election day, cosa che la Lega auspicava fin dall’inizio. Tutti dicevano di no, nessuno ci credeva ma bisogna dar retta alla saggezza della Lega anche quando dico che il candidato in Lombardia sara’ della Lega”. “Se confermata la notizia -aggiunge Maroni – vuol dire che al di la’ della diplomazia quirinalizia si andra’ a votare il 10 e l’11 marzo. Si apre uno scenario nuovo e interessante perche’ allora si votera’ anche per le amministrative”. Tornando all’election day “ero certo che si sarebbe arrivati li’ e noi abbiamo gia’ tutti gli schemi pronti”. A rivelare che oggi ci sarebbe stato il vertice decisivo al Colle con le massime cariche dello Stato, e’ stato Silvio Berlusconi. Lo ha detto ai cronisti, dopo aver incontrato i giocatori rossoneri a Milanello. L’election day? “Stasera c’e’ un incontro del capo dello Stato con i presidenti di Camera e Senato e il presidente del Consiglio, credo che da questo incontro si potra’ sapere la data decisa per le elezioni”. L’annuncio di Silvio Berlusconi e’ rimbalzato a Roma e la ‘rivelazione’ del Cavaliere ha quantomeno spiazzato i vertici istituzionali. “Non scopriamo certo oggi il garbo istituzionale di Berlusconi”, avrebbe commentato Fini.