• Home »
  • Evidenza »
  • A Berlusconi piace Renzi: Con lui può nascere partito socialdemocratico. Il Cavaliere apre anche a Monti: Risorsa dopo il voto

A Berlusconi piace Renzi: Con lui può nascere partito socialdemocratico. Il Cavaliere apre anche a Monti: Risorsa dopo il voto

Matteo Renzi potrebbe trasformare il Pd, ancora egemonizzato dagli ex comunisti, in una forza socialdemocratica. Lo ha dichiarato il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, ospite alla ‘Telefonata’ su Canale 5. “Stiamo osservando attentamente -ha detto riferendosi al Pd- quello che avviene dall’altra parte. Renzi ha portato idee nuove, che non sono quelle tradizionali del Pci-Pds-Ds. Anche il Pd è formato da esponenti del Partito comunista che, sotto sotto, non hanno mai abbandonato l’ideologia comunista’”.
“Con Renzi -ha proseguito Berlusconi- l’Italia potrebbe avere un partito socialdemocratico che molti Paesi europei, come Germania e Gran Bretagna, hanno da anni. Il fatto di avere un partito che si rifà ancora all’ideologia comunista, è molto negativo, perché applica una ‘politica dell’invidià che colpisce le classi abbienti, le imprese. In due parole la politica di più spese e più tasse”.
Riguardo all’esito del ballottaggio tra Bersani e Renzi, il Cavaliere si è limitato a dire: “A me non piace guardare in casa degli altri. Vincerà chi raccoglie piu’ voti. E’ un’ovvietà ma è cosi’. Finalmente il Pd ha dato una prova di democrazia e tutti siamo curiosi di vedere come finira’”.
L’ex premier si è detto poi d’accordo con le osservazioni fatte di recente dal presidente della Repubblica, secondo il quale Monti, in quanto senatore a vita, non puo’ presentarsi alle elezioni politiche come candidato premier, ma potrà essere una risorsa dopo il voto. “Credo che l’osservazione fatta dal presidente Napolitano -ha dichiarato Berlusconi- sia pertinente. Monti è stato nominato, anche con il mio assenso immediato, senatore a vita e poi gli è stato affidata la guida di un governo tecnico. Questa sua posizione lo pone al di fuori del contrasto politico, quindi, come ha suggerito il capo dello Stato”, l’eventuale presenza di Monti alle prossime elezioni “dovrà avvenire in un altro modo. Se Monti -ha concluso il presidente del Pdl- riterrà di poter essere ancora utile al Paese e se ci saranno delle forze politiche che saranno dello stesso parere, dopo le elezioni queste forze politiche si potranno rivolgere a lui”
Parlando sempre del governo tecnico, Berlusconi è quindi tornato a ribadire la propria contrarietà alle politiche di rigore. “Purtroppo – afferma – la condiscenza di Monti nei confronti della politica di austerity imposta dalla cancelliera Angela Merkel, ha portato il Paese in una spirale recessiva molto grave. Questo lo dobbiamo dire con grande chiarezza, agli elettori”.
“Le politiche recessive -ha aggiunto Berlusconi- hanno portato alla contrazione consumi, e quindi a rallentare la produzione, al licenziamento del personale e alla chiusura delle aziende. Le imprese non fanno più pubblicità e quindi non stimolano più gli acquisti. Di pubblicità bisogna farne tanta e una delle cose che dovrebbero subito cambiare è la fiducia dei consumatori che oggi è calata moltissimo. Come sappimao bene tutti -ha concluso- il fattore psicoligico è il primo fattore di crisi”.
Nel corso dell’intervista, contrariamente alle attese, Berlusconi non ha svelato se intende ritornare in campo, ma si è limitato a dire che “serve cambiare tutto”: partito e Costituzione. “Dobbiamo partire da quello che sta accadendo: come hanno confermato le elezioni regionali in Sicilia -ha premesso il Cavaliere- tutti i dati indicano il disinteresse degli italiani per la politica. I sondaggi ci dicono addirittura che il 70% dei cittadini è disgustato da questa politica e da questi partiti”. “Di conseguenza serve cambiare tutto, aprire gli occhi su quello che sta succedendo in Italia, a partire dalle dimissioni imposte al mio governo, che pure aveva fatto molto bene. Sto riflettendo su quale possa essere la ricetta per realizzare quella rivoluzione liberale che era stata da me promessa in buonafede. Ma la rivoluzione liberale non è stata possibile concretizzarla a causa di un’architettura istituzionale italiana che impedisce ogni cambiamento”. Quindi per riformare in profondità il sistema, ha concluso Berlusconi, “occorre cambiare le regole costituzionali “