• Home »
  • Evidenza »
  • Lega, nuova bufera sul Carroccio. Inchiesta al Senato: al setaccio le spese del gruppo

Lega, nuova bufera sul Carroccio. Inchiesta al Senato: al setaccio le spese del gruppo

Lega, nuova bufera sul Carroccio. Inchiesta al Senato: al setaccio le spese del gruppo

Stipendi extra, benefit e affitti. Secondo quanto rivela il quotidiano “La Repubblica”, la procura di Roma avrebbe aperto un’inchiesta sui fondi erogati dal Senato al gruppo della Lega Nord, circa 15 milioni di euro nell’attuale legislatura. A rivelarlo sarebbe stata la segretaria del Tesoriere del gruppo, Manuela Maria Privitera, ascoltata dai magistrati il 27 novembre scorso. La donna avrebbe consegnato un memoriale corredato di documenti da cui emergerebbero stipendi extra per dei senatori e rimborsi spese private di onorevoli e collaboratori.
In particolare a segretaria del tesoriere avrebbe rivelato che “il gruppo pagava l’affitto del senatore Bricolo e una sua carta di credito. Al senatore Calderoli venivano dati 2.000 euro al mese. Dal dicembre 2011 li ritirava in contanti”. Ma ci sarebbe anche il pagamento dell’affitto al capogruppo (1.250 euro) e la copertura della sua carta di credito; assegni girati a collaboratori per finalità non chiare.
“Si tratta di accuse false e prive di ogni fondamento alimentate dalla ex collaboratrice infedele”. Così Federico Bricolo, capogruppo della Lega al Senato, reagisce alle notizie riportate oggi da ‘Repubblica’ circa un utilizzo irregolare di fondi da parte del gruppo del Carroccio a palazzo Madama.
“Tutti i resoconti della gestione del gruppo Senato – sottolinea Bricolo – sono stati regolarmente revisionati da una società terza ed esibiti in perfetta trasparenza anche alla Procura di Roma, non è emersa alcuna irregolarità che ci riguarda”.
“Le notizie pubblicate oggi – spiega- riprendono una vicenda nota, scaturita da una denuncia per appropriazione indebita promossa dal segretario Maroni a seguito della quale la segretaria del gruppo al Senato è stata licenziata per gravi violazioni disciplinari”.
“La stessa ex lavoratrice ha impugnato il licenziamento e il Tribunale di Roma ha rigettato il ricorso riconoscendo la legittimità dell’allontanamento perché fondato su gravi motivi, tra cui i fatti di rilievo penale. In questa chiave di ritorsione e malessere vanno lette e ridimensionate le rivelazioni false e prive di ogni fondamento della ex collaboratrice infedele che dovrà restituire al gruppo i soldi che ha sottratto e per cui la Lega Nord, fino a prova contraria, è parte offesa. Ogni diversa interpretazione è contraria ai fatti e se non altro strumentale”, conclude.