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Consumi, non andava così male dal dopoguerra. Pressione fiscale quasi al 45%

Consumi, non andava così male dal dopoguerra. Pressione fiscale quasi al 45%

”L’indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) registra a novembre una diminuzione del 2,9% in termini tendenziali ed una flessione dello 0,1% rispetto al mese precedente. In termini di media mobile a tre mesi l’indicatore, corretto dai fattori stagionali, mostra un arretramento, proseguendo nel trend in atto dalla fine del 2011”. E’ quanto si legge in una nota di Confcommercio.
”I dati dell’ICC relativi ai primi 11 mesi, -2,9% rispetto all’analogo periodo del 2011, mostrano con una certa evidenza come il 2012 si avvii ad essere ricordato come l’anno più difficile per i consumi del secondo dopoguerra. La riduzione è, infatti, la più elevata registrata dall’inizio delle serie storiche”, continua la nota.
”Il permanere di dinamiche congiunturali negative, anche nei mesi finali dell’anno, continua a segnalare, unitamente agli altri indicatori congiunturali, come la crisi sia ancora ben presente all’interno del sistema economico. Difficilmente la nostra economia, ed i consumi in particolare, potranno cominciare a mostrare, nel breve periodo, segnali di un significativo miglioramento”, prosegue Confcommercio.
”I dati relativi al sentiment di famiglie ed imprese confermano il permanere di elementi di difficoltà all’interno dell’economia italiana. Infatti, il clima di fiducia delle famiglie, nonostante un moderato recupero a dicembre, non impedisce alle famiglie stesse di continuare a percepire un peggioramento della propria condizione economica, elemento che ne frena le capacità di spesa – continua Confcommercio – Il sentiment delle imprese, che riflette in misura più marcata le reali condizioni del mercato, si è attestato, sempre a dicembre, sui livelli minimi degli ultimi anni”.
”Il peggioramento del sentiment delle famiglie, relativamente alla condizione personale, è legato all’accentuarsi delle difficoltà del mercato del lavoro. A novembre gli occupati hanno mostrato un riduzione di 42mila unità rispetto ad ottobre; da giugno si sono persi 192mila posti di lavoro. Il numero di persone in cerca di occupazione è sceso di 2mila unità rispetto ad ottobre, ed è aumentato di 507mila unità nei confronti dello stesso mese del 2011”, continua la nota.
”A dicembre sono state autorizzate il 15,3% di ore di cassa integrazione in più rispetto all’analogo mese del 2011, dato che ha portato ad un aumento del 12,3% nell’intero 2012. E’ presumibile che le difficoltà permangano anche nei primi mesi del 2013”, aggiunge Confcommercio.
Quanto all‘inflazione, ”sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di gennaio 2013 si stima una variazione congiunturale dell’indice dei prezzi al consumo dello 0,3%, con un tasso di crescita tendenziale pari al 2,3%. Prosegue, quindi, la fase di ridimensionamento delle dinamiche inflazionistiche”.
Nei primi nove mesi del 2012 il rapporto tra indebitamento netto e Pil è stato pari al 3,7%, un risultato più basso dello 0,5% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Lo comunica l’Istat che segnala come il dato incorpora revisioni al ribasso di tale rapporto, rispetto alla precedente stima, di 0,3 punti percentuali per il primo trimestre e 0,4 punti per il secondo.
Cresce la pressione fiscale con un “significativo aumento” nel terzo trimestre al 45,7% del Pil rispetto al 43,5% dello stesso periodo del 2011. I dati Istat mostrano come le entrate totali sono cresciute, in termini tendenziali, del 3,4%. Il dato dei primi nove mesi del 2012 mostra per le entrate totali un aumento del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2011, raggiungendo un’incidenza sul Pil del 44,8% (43,2 nel corrispondente periodo del 2011).
Quanto alle uscite totali, nel terzo trimestre 2012, sono aumentate, in termini tendenziali, dell’1,5%; la loro incidenza rispetto al Pil è del 47,5% (46,1% nel corrispondente trimestre dell’anno precedente).
Le uscite correnti sono aumentate dell’1,3% e quelle in conto capitale del 4,9%. Al netto della spesa per interessi (salita dell’8,2%) le uscite sono cresciute dello 0,5%. Nei primi nove mesi del 2012 le uscite totali sono aumentate dell’1,4% risultando pari al 48,5% del Pil (47,4 nel corrispondente periodo del 2011).
Inoltre, nel terzo trimestre 2012, le entrate correnti hanno registrato un aumento tendenziale del 3,6% per effetto di un incremento del 3,4% delle imposte dirette, del 6,9% delle imposte indirette (influenzate positivamente dal gettito dell’Imu e dalla crescita delle accise) e del 6,7% delle altre entrate correnti.
L’Istat sottolinea come sono, invece, risultati in diminuzione i contributi sociali (-0,3%). Nel terzo trimestre le entrate in conto capitale sono diminuite del 15,4%.
Sempre nel terzo trimestre 2012, il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo e pari a 11.548 milioni di euro. Lo comunica l’istituto di statistica nel Conto economico trimestrale delle Amministrazioni pubbliche da cui emerge come l’incidenza sul Pil è stata del 3,0%, superiore di 1,2 punti percentuali rispetto a quella registrata nel terzo trimestre del 2011.
Nel terzo trimestre 2012 il rapporto debito/Pil delle Amministrazioni Pubbliche è sceso all’1,8%, un dato inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto a quello del corrispondente trimestre del 2011.
Il saldo corrente, aggiunge l’Istat, è stato pari a 3.542 milioni di euro (-289 milioni nel corrispondente trimestre dell’anno precedente), con un’incidenza positiva sul Pil dello 0,9%.