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Caso Mps, affondo di Monti: il Pd ha avuto influenza nella banca. Scontro Profumo-Grillo

Caso Mps, affondo di Monti: il Pd ha avuto influenza nella banca. Scontro Profumo-Grillo

Iniziata a Siena dell’assemblea degli azionisti del Monte dei Paschi. All’ordine del giorno c’è il via libera al cda per l’emissione dei Monti Bond per 3,9 miliardi di euro, di cui 1,9 finalizzati alla sostituzione dei Tremonti Bond del 2009. A calamitare l’attenzione di molti soci, però, sarà sicuramente lo scandalo-derivati.
Sono presenti azionisti in rappresentanza del 52,78% del capitale sociale. Tra questi anche Beppe Grillo protagonista di un acceso botta e risposta con il presidente di Mps Alessandro Profumo.
Il leader del movimento a 5 stelle, che partecipa con la delega, ha precisato, di ”un amico che soffre”, titolare di cento azioni e che ”ha già perso 30 euro”, parlando ai soci ha lanciato l’allarme di “un buco nei conti di 14 miliardi di euro”. “Serve una commissione d’inchiesta che prenda gli ultimi segretari dei Ds e dei Pd, dal 1995 ad oggi e si faccia dire dove sono andati a finire 14 miliardi di euro. Ci devono dare delle risposte”. Dichiarazione che ha fatto subito intervenire il presidente Profumo che ha ribattuto: “Mi dica da dove viene questa indicazione? Qui non c’é nessun buco”.
Proprio sul nuovo vertice della banca, Grillo ha osservato: ”Alessandro Profumo lo conosco, è di Genova come me, faceva il casellante e studiava la notte. Ma ha un curriculum completamente inadatto per questo ruolo perché è indagato per frode fiscale. Oppure potrebbe essere quello giusto in questa situazione: è arrivato e la prima cosa che ha fatto è stato licenziare 4 mila persone e non ha denunciato i ladri”. Quando all’ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari, il comico genovese ha commentato: ”E’ un incompetente e lo hanno messo lì a fare il linoleum, non sa nulla di banche, non sa neppure che cos’è un bonifico. ”Mussari non capisce nulla di banche: ha disintegrato la banca di Siena e poi lo hanno eletto presidente dell’Abi”.
”Mps era una delle più belle banche del mondo, la banca dei senesi, una banca storica, florida, straordinaria. Poi nel 1995 – ha detto tra l’altro Grillo nel suo intervento – è stata privatizzata, anzi politicizzata: è entrato un partito, sono entrati i Ds e siamo arrivati allo scempio totale. La banca è stata disintegrata”. Usando toni pacati, Grillo si è detto sorpreso della ”straordinaria calma che si respira” all’assemblea degli azionisti. Poi tornato ad attaccare la finanza: ”Il mercato non è altro che i soliti squali che entrano nelle società, investono e vogliono i dividendi. Per darli è stata disintegrata una delle più belle banche del mondo. Si sono venduti tutto”.
Poco prima arrivando all’assemblea Grillo aveva ribadito che “quello che hanno fatto alla banca è peggio della tangentopoli di Craxi e di Parmalat insieme. Hanno fatto di un partito una banca e di una banca un partito. Ci sono assolute responsabilità della politica, che si chiamano prima Ds e poi Pd, che nella Fondazione hanno messo i loro uomini”.
Dal canto suo Profumo, parlando all’assemblea ha precisato che ”la situazione è assolutamente sotto controllo”. ”Dall’aprile scorso, quando si è insediato, il cda sta lavorando intensamente”, ha aggiunto. Il Monte ”rappresenta una grande azienda del Paese”, con 31.000 dipendenti e 6 milioni di clienti. Poi Profumo ha letto per gli azionisti il comunicato ufficiale emesso ieri sera dal Cda, in cui si esperime ”sconcerto per la strumentalizzazione e gli attacchi alla banca”.
Questa mattina, alle 9,15, il presidente di Banca Mps, Alessandro Profumo, ha dato inizio all’assemblea straordinaria degli azionisti, chiamata ad approvare la delega al cda per richiedere i Monti bond. Sono presenti azionisti in rappresentanza del 52,78% del capitale sociale.
Complice il clima elettorale, l’assemblea avrà anche una connotazione politica. Ha infatti annunciato la sua presenza Beppe Grillo. “Domani alle 9 parteciperò all’assemblea straordinaria degli azionisti del Monte dei Paschi di Siena”, ha scritto ieri sera Beppe Grillo con un tweet, anticipando chi sarà tra i principali bersagli dei suoi attacchi. Il leader del Movimento 5 Stelle, infatti, ha postato una foto della campagna elettorale del Pd con Bersani ritratto sotto la scritta l’Italia giusta’ e il gomito poggiato, per effetto di un fotomontaggio, su un cubo rosso dove spicca il logo dell’istituto senese.
Nato finanziario, diventato subito politico, quello Mps è oggi anche un caso istituzionale. A finire sotto i riflettori, per una vicenda che nasce nelle pieghe di complesse operazioni di ingegneria finanziaria, sono l’azione di vigilanza della Banca d’Italia e le scelte del Governo, che alla banca di Rocca Salimbeni ha offerto gli strumenti finanziari, i Monti bond riedizione dei vecchi Tremonti bond, per uscire da una difficile, e potenzialmente disastrosa, situazione patrimoniale.
Il Governo riferirà in Parlamento, assicura il premier Mario Monti, che definisce “oggetto di fantasia” il paragone tra le risorse stanziate per Mps e il gettito Imu e invita a “sottrarre la vicenda alla confusione creata per evidenti ragioni”. Che sono tutte elettorali. Ma sono le parole del ministro dell’Economia Vittorio Grilli ad aprire il nuovo fronte: la vicenda “non è un fulmine a ciel sereno” e, quanto ai controlli, “dico solo che spettano alla Banca d’Italia”. Parole che fanno rumore. Tanto che il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, interviene per sostenere con forza che se la questione della banca toscana “è grave” c’è “piena fiducia in Bankitalia“. Poi arrivano anche le puntualizzazioni del Tesoro e della stessa Banca d’Italia, a comunicare l’intenzione di abbassare i toni. Grilli, tramite portavoce, fa sapere che “i rapporti con Bankitalia non sono ottimi ma eccellenti”, mentre fonti di Via Nazionale assicurano che con il ministero dell’Economia “non c’è alcun contrasto ma piena collaborazione”.
Al netto delle rispettive strategie di comunicazione, è evidente che sia in via Nazionale che in via XX Settembre il caso Mps costringe a giocare in difesa. Ieri Bankitalia ha affidato a una nota la sua posizione, individuando nell’azione del passato management di Mps, la coppia Mussari-Vigni, le responsabilità delle operazioni e, soprattutto, denunciando la scelta di quel management di nascondere documenti rilevanti alla vigilanza. Una presa d’atto che, evidentemente, aggrava anche in termini giudiziari la posizione di chi ha guidato la banca fino a pochi mesi fa. In un’altra nota, il Tesoro ricorda che i Monti bond non sono ancora operativi.
Ad oggi, la sottoscrizione dei Nuovi Strumenti Finanziari da parte di Mps “non è avvenuta, perché non si sono ancora verificate alcune delle condizioni necessarie per completare l’operazione”. In particolare, “occorre in primo luogo l’adozione da parte dell’assemblea degli azionisti di Mps, convocata per domani venerdi’ 25 gennaio, della delibera che delega il Consiglio di amministrazione ad effettuare l’aumento di capitale al servizio dell’eventuale conversione in azioni dei Nuovi Strumenti Finanziari”. Poi, servira’ anche “l’acquisizione da parte del Mef del parere della Banca d’Italia che dovra’ pronunciarsi, tra l’altro, sull’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica dell’istituto di credito”. A richiamare la piena titolarità di Bankitalia e Tesoro sul dossier derivati è però lo stesso Monti. “Finora il sistema bancario italiano ha retto molto meglio di diversi sistemi bancari di altri paesi”, ma “le domande sui derivati vanno rivolte a chi ha maggiore e diretta competenza tecnica e istituzionale, cioè il ministero dell’economia e la Banca d’Italia“, spiega a Davos.
In questo clima, le responsabilità rimbalzano, da un’istituzione all’altra, dalla precedente gestione della banca, che paga con le dimissioni di Giuseppe Mussari dal vertice dell’Abi, alla nuova, che invece fornisce tutti gli elementi che l’operazione trasparenza sta portando a galla. Con il Pd che resta nel mirino delle altre forze politiche per i suoi legami con Mps, vecchio corso, e il suo peso nel sistema di potere che ha sempre comandato a Siena. Le responsabilità, reali e presunte, così come le strumentalizzazioni di parte, finiscono nel frullatore della campagna elettorale.
Bersani non ci sta, e alza la voce. La vicenda Mps “suscita in noi preoccupazione ma non c’è nessun imbarazzo”, chiarisce. “Il Pd non si occupa di banche, noi facciamo politica”, rimarca il segretario, ricordando come il Partito democratico si sia impegnato in questi anni in Parlamento in una battaglia per regolare le operazioni con i derivati. “Capisco che la destra debba inventarsene di ogni tipo in campagna elettorale ma vadano a vedere le nostre battaglie per impedire le operazioni con i derivati. La destra deve star zitta e vergognarsi”. Le parole del leader Pd replicano a fuoco di fila che si è alzato da Pdl e Lega. L’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti, invece, ne ha sia per Monti che per Bankitalia. Il premier, dice, “vada in Parlamento, riferisca e dica al Paese cosa e’ successo”. Mentre, parlando di Palazzo Koch evidenzia che ”in Italia per legge e per storia la vigilanza bancaria, sulle singole banche, è di esclusiva competenza della Banca d’Italia. Nel caso specifico è un po’ strano che la vigilanza non sia stata preventiva oppure anche successiva”.
In serata interviene il cda di Mps che “prendendo atto delle continue esternazioni da parte di numerosi personaggi pubblici ed esponenti politici tese a strumentalizzare le vicende legate all’emissione dei Nuovi Strumenti Finanziari, esprime il suo profondo sconcerto per la leggerezza con la quale viene trattato il tema della ricapitalizzazione della Banca” e ribadisce che “la situazione è completamente sotto controllo”.
In vista dell’assemblea di domani, prosegue intanto l’azione del nuovo vertice del Monte dei Paschi, impegnato, come scrive l’amministratore delegato Fabrizio Viola in una lettera ai dipendenti, in ”un percorso di reale cambiamento e di assoluta trasparenza nella gestione”. Le notizie di stampa relative alle operazioni denominate ‘Alexandria’, ‘Santorini’ e ‘Nota Italia’, scrive Viola, “non ci colgono di sorpresa: le evidenze emergono infatti all’esito di un’analisi, avviata da tempo, su alcune operazioni strutturate poste in essere in esercizi precedenti e ad oggi presenti nel portafoglio della Banca”, spiega il manager. E aggiunge: “Le verifiche che abbiamo da tempo attivato confermano la volontà, tante volte manifestata, di mettere in pratica un percorso di reale cambiamento e di assoluta trasparenza nella gestione”. I risultati delle analisi, ancora in fase di completamento, sottolinea ancora Viola ”consentiranno, infatti, al Consiglio di Amministrazione della Banca di valutarne a breve gli impatti e, quindi, di adottare eventuali misure, inclusa la modifica retrospettiva della relativa rappresentazione contabile”.
In via prudenziale, in considerazione di possibili impatti patrimoniali, la Banca, ricorda Viola, “ha già richiesto il 27 novembre scorso un incremento per 500 milioni di euro dei cosiddetti Monti Bond, in modo che tali impatti patrimoniali possano trovare un’adeguata copertura prudenziale e sono stati individuati ulteriori possibili interventi che dovessero rendersi necessari”. Come dire, la situazione e’ grave ma sotto controllo.