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Egitto, il presidente Morsi dichiara lo stato d’emergenza. Ieri ancora scontri a Port Said: tre morti e oltre 400 feriti

Quinto giorno consecutivo di proteste in Egitto, dove ieri il presidente Mohammed Morsi ha dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco nelle province di Port Said, Ismailia e Suez. Scontri si sono registrati oggi al Cairo, vicino a piazza Tahrir, dove la polizia ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti.
Nella notte, invece, migliaia di manifestanti sono scesi per le strade di Port Said, Ismailia e Suez per contestare la proclamazione dello stato di emergenza da parte di Morsi nelle tre province. Qui nel fine settimana si sono registrati violenti scontri che hanno causato la morte di oltre 50 persone.
”Avevo detto di essere contro qualsiasi misura di emergenza, ma avevo anche detto che avrei agito in questo modo se fosse servito per fermare lo spargimento di sangue e per proteggere la popolazione”, ha detto ieri sera Morsi in un discorso trasmesso dalla televisione di Stato, anticipando ulteriori misure se le violenze non termineranno.
”Se dovrò farlo, farò altro per la salvezza dell’Egitto. E’ il mio dovere e non esiterò”, ha sottolineato il presidente egiziano, aggiungendo di aver istruito il ministero degli Interni a ”usare la forza necessaria contro chi attacca la sicurezza del popolo, gli edifici di governo, chi usa armi, blocca le strade, lancia pietre contro innocenti”.
Morsi ha anche simbolicamente rivolto un ramo d’olivo all’opposizione e ai leader politici in Egitto invitandoli oggi al tavolo del dialogo nazionale. ”Non c’è alternativa al dialogo – ha affermato Morsi durante il discorso alla nazione – ho deciso di invitare tutti i leader politici al dialogo”.
Sono undici i partiti politici, tra cui islamici, liberali e di sinistra, invitati dal presidente. Il vertice è fissato per le 18 ora locale e l’obiettivo è quello di porre le basi per un dialogo proficuo che possa risolvere la crisi politica in atto, come si legge in un comunicato della presidenza egiziana.
Il Fronte nazionale di Salvezza, maggior raggruppamento dell’opposizione egiziana, avrà una riunione in mattinata per decidere se partecipare. Ma alcuni suoi membri, come l’esponente di sinistra ed ex candidato alla presidenza Hamdeen Sabahy, ha già fatto sapere che non parteciperà al tavolo ”fino a quando non si fermeranno le violenze e fino a quando non verranno soddisfatte le richieste del popolo”.
Il leader del Fronte Mohamed ElBaradei su Twitter ha definito il dialogo una ”perdita di tempo”.
Almeno tre persone sono rimaste uccise e 437 ferite a Port Said negli scontri scoppiati oggi tra la polizia e i partecipanti ai funerali di massa delle vittime delle violenze di ieri. Lo riferiscono le autorità sanitarie della città. Le tre persone uccise sono state colpite da colpi di arma da fuoco, altre 21 sono rimaste ferite da proiettili e 416 ferite dai candelotti di gas lacrimogeno esplosi dagli agenti, ha detto all’agenzia Xinhua Abdel-Rahman Farag, direttore dell’ospedale di Port Said.