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Mps, persi 750 milioni sui derivati. Mussari e Vigni indagati anche per manipolazione di mercato

(Antonio Vigni)

Il cda di Mps disinnesca la mina derivati. Al termine di oltre sei ore di riunione il board guidato da Alessandro Profumo, secondo le prime indiscrezioni che trapelano, avrebbe iscritto a bilancio perdite per circa 720 mln di euro, accumulati con le operazioni Alexandria, Santorini e Nota Italia. “Abbiamo fatto chiarezza sulla terza banca d’Italia, che è la più antica e anche la più bella e vorremmo che restasse tale. Noi ci crediamo fermamente”, dice il consigliere di amministrazione Pietro Giovanni Corsa, lasciando Rocca Salimbeni. “Non sono preoccupato ma deluso perché non si fa giustizia di tutto il grande lavoro di trasparenza che stiamo facendo”, aggiunge.
Intanto, proprio per azioni legate a quelle operazioni, finiscono sotto sequestro preventivo 40 mln di capitali scudati presso banche e fiduciarie: l’ipotesi è di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno di Mps. Sarebbero i fondi relativi alle intermediazioni sulle operazioni in derivati con le banche estere Dresdner e Lutifin. A operare i sequestri è il Nucleo speciale di polizia valutaria – Gruppo tutela del Risparmio – della Guardia di Finanza di Roma.
La giornata in Procura a Siena è stata invece scandita dall’interrogatorio fiume di Vigni, oltre otto ore, e dalle conferme sulle ipotesi di reato al vaglio dei pm di Siena. Tre le ipotesi principali: il falso in prospetto, la manipolazione del mercato e l’ostacolo all’attività di vigilanza. Per le prime due ipotesi è indagato l’ex presidente del Monte Giuseppe Mussari. Per il falso in prospetto in relazione agli aumenti di capitale del 2008 e del 2011, come emerge dall’avviso di comparizione inviato agli indagati, sono indagati Mussari, l’ex direttore finanziario Daniele Pirondini, solo per la prima ricapitalizzazione, l’ex dg Vigni e l’allora responsabile dell’area legale Raffaele Giovanni Rizzi.
In particolare, nei prospetti relativi alle due operazioni, “non venivano descritti in modo compiuto i Fresh 2008 e non erano descritti i contratti di total return swap sottoscritti da Fondazione Mps“. A carico degli indagati “false informazioni” e “occultazione di notizie in modo idoneo a indurre in errore i destinatari del prospetto”.
Per la manipolazione del mercato sono indagati Mussari, Vigni e Pirondini. “Con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso” nell’ambito del programma di finanziamento ideato per il reperimento delle risorse per l’acquisizione di Antonveneta “partecipavano e contribuivano alla predisposizione della complessa operazione finanziaria denominata Fresh 2008, diffondendo al mercato notizie false e idonee a determinare una sensibile alterazione del prezzo dell’azione” della banca. Quanto all’ostacolo all’azione di vigilanza, e quindi a Bankitalia, gli indagati sono Vigni, Pirondini e Marco Morelli, allora vice dg e responsabile delle operazioni di finanziamento per l’acquisto di Antonveneta.
In riferimento all’aumento di capitale da 1 miliardo riservato a JP Morgan, “al fine di ostacolare l’esercizio delle funzioni di vigilanza, esponevano fatti materiali non rispondenti al vero”. Inoltre avrebbero nascosto “a Banca d’Italia la sussistenza di una indemnity a firma di Marco Morelli rilasciata il 15 aprile 2008 a favore di JP Morgan”. Ancora, alla vigilanza sarebbe stato omesso poi “di avere rilasciato una indemnity side letter a Bank of New York in occasione dell’assemblea dei sottoscrittori del Fresh”.
La Fondazione Monte dei Paschi di Siena, intanto, apre un altro fronte. L’Ente ha presentato alla Procura un esposto-denuncia contro ignoti per la fuga di notizie e la pubblicazione di documenti riservati. La denuncia della Fondazione presieduta da Gabriello Mancini riguarda le indiscrezioni giornalistiche relative all’inchiesta sull’acquisto di Antonveneta da parte della banca.