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Sanremo, vince Marco Mengoni. Ad Elio premio della critica. Bianca Balti seduce tutti

Sanremo, vince Marco Mengoni. Ad Elio premio della critica. Bianca Balti seduce tutti

Marco Mengoni con ‘L’essenziale’ è il vincitore del 63mo Festival di Sanremo. Secondi classificati Elio e Le Storie tese, terzi i Modà.
Elio e Le Storie Tese hanno vinto, con 32 voti, il Premio della Critica intitolato a Mia Martini per la sezione Campioni. Hanno votato 114 giornalisti accreditati presso la Sala Stampa Ariston Roof. I voti validi sono stati 112, le schede nulle 2. Hanno riportato voti anche Raphael Gualazzi con ‘Sai (ci basta un sogno)’ (26 voti) e Daniele Silvestri con ‘A bocca chiusa’ (14 voti).
La band si è aggiudicata anche il Premio per il Miglior Arrangiamento. Il riconoscimento, decretato dall’Orchestra sanremese, è stato consegnato dal direttore musicale Mauro Pagani.
Dopo la performance nelle vesti di un gruppo di nani, Elio e Le Storie Tese hanno proseguito sulla scia del trasformismo la loro avventura sanremese e per la finale del festival la band ha scelto il look ‘fat’: tutti obesi sul palco dell’Ariston, tra gli applausi del pubblico.
La serata finale del Festival di Sanremo 2013 si è aperta con l’omaggio del direttore d’orchestra britannico Daniel Harding a Richard Wagner e Giuseppe Verdi, in occasione del bicentenario della nascita di entrambi.
Il maestro, con il podio al centro del palco per l’occasione, ha diretto l’orchestra del festival prima nella ‘Cavalcata delle Valchirie’ di Wagner e poi nella ‘Marcia trionfale’ dell’Aida di Verdi. “La musica non è il calcio, non è politica, non abbiamo bisogno di scegliere. Ci sono sempre più cose che uniscono nella musica di quelle che dividono. La musica non è proprietà di nessuno, è per tutti e per ogni momento. E possiamo trovare la musica giusta per noi in ogni momento”, ha detto il maestro rispondendo alle domande di Fazio sulla rivalità tra gli estimatori di Wagner e quelli di Verdi.
Luciana Littizzetto ha fatto il suo ingresso in scena vestita da farfalla ironizzando sulla farfallina tatuata di Belen, che la soubrette scoprì scendendo dalle scale del Teatro Ariston l’anno scorso e che tenne banco per giorni per le critiche sulla volgarità televisiva. “Sono la sorella di Belen – ha detto Luciana – Siamo in tre, Belen, io sono Belan e poi c’è Bel….”. E qui è intervenuto Fazio temendo la battuta finale: “In Liguria non si può dire”.
Nel corso della serata Littizzetto è stata poi ‘sedotta’ da Martin Castrogiovanni, campione della Nazionale Italiana di rugby. Mentre a sedurre l’Ariston è stata la top model Bianca Balti, vestita di bianco, scalza ed emozionatissima.
A riportare la politica sul palco dell’Ariston è stato Claudio Bisio che ha però capovolto la prospettiva, prendendosela con i difetti degli italiani, quelli che predicano bene e razzolano male, che sono incoerenti, che fanno i furbetti, che si lamentano della pressione fiscale e non pagano le tasse.
“Finché ci sono loro, tutti loro, questo Paese non cambierà mai. Sono tutti uguali. Giuro non stavo parlando dei politici. Anche se andassero tutti a casa loro che cambierebbe? Io non stavo parlando degli eletti, stavo parlando degli elettori. Siamo noi i mandanti. Se li guardi bene, i politici italiani, sono gli italiani”.
“I politici – ha detto Bisio – ricalcano perfettamente quello che sono gli italiani. Abbiamo tutto il campionario di quello che siamo noi: ad esempio quelli che vanno al family day con le loro due famiglie. E rispondono io sono cattolico ma a modo mio. Non si può essere cattolici a modo proprio. Gesù non è un amico”. Un monologo punteggiato di battute sulla par condicio: “Se sei cattolico e divorzi sono casini. Casini si può dire! E’ minuscolo. Casini sottili, casini fini”. Bisio ha parlato anche di coerenza e poi è passato all’onestà. “Ho visto negozianti lamentarsi della pressione fiscale e non pagare mai uno scontrino. Ho visto sordi lamentarsi della musica alta”.
Insomma per il comico ci sono “troppi impresentabili tra gli elettori non poche centinaia come tra i politici”. Poi ha proposto la sua soluzione: “Sostituire l’elettorato italiano con quello danese, con quello norvegese, che so. E poi tu che fai? Vai a votare in Norvegia al posto loro? Ma lì devi prima pagare le tasse fino all’ultimo centesimo, poi forse ti fanno votare. Lì scopriresti che il tuo premier è una persona normale, che fa una vita normale e va in tv massimo due volte l’anno”. La conclusione è per la rivisitazione di una strofa de ‘L’Italiano’ di Toto Cutugno: “Lasciatemi cantare con un salmone in mano, vi salverò il paese, sono un norvegese”.