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Negozi, in dieci mesi hanno chiuso in 38 mila. Tracollo della moda, Sicilia e Campania le più colpite

Negozi, in dieci mesi hanno chiuso in 38 mila. Tracollo della moda, Sicilia e Campania le più colpite

Nei primi dieci mesi dell’anno, nel commercio e nel turismo, si registrano oltre 60mila chiusure, per un saldo negativo di poco superiore alle 22mila unità. E’ lo scenario che emerge dall’Osservatorio Confesercenti che mosta solo due aperture ogni tre chiusure di aziende del settore. Vanno male tutti i settori ma, in particolare, continua il tracollo della moda. Nel settore, un tempo il più florido del commercio italiano, si sono registrate nel 2013 solo 4.473 nuove aperture, per un saldo negativo di 5.330 unità.

A soffrire sembrano essere soprattutto le regioni del Sud, dove i due settori registrano i risultati peggiori, in Sicilia e Campania in particolare. C’è però un segnale positivo: nel quinto bimestre del 2013 ripartono le nuove aperture. Tra settembre e ottobre del 2013, infatti, hanno avviato un attività nei due settori 7.627 imprese (4.560 nel commercio e 3.067 nell’alloggio e nella somministrazione). Un dato del 66% superiore alle 4.594 nuove iscrizioni totali registrate tra luglio e agosto, il secondo risultato più elevato dell’anno.

Aumentano comunque anche le chiusure: nel quinto bimestre sono state più di 10.294, il 18% in più rispetto al numero di cessazioni registrato nei due mesi precedenti. ”L’emorragia di imprese – commenta Confesercenti – non si ferma, anche se si evidenzia qualche piccolo segnale di speranza. Commercio e turismo sono schiacciati dalla crisi dei consumi interni, che è il segno distintivo di questa recessione italiana e che – insieme a una deregulation degli orari e dei giorni di apertura delle attività commerciali che non ha eguali in Europa, e che favorisce solo le grandi strutture - sta continuando a distruggere il nostro capitale imprenditoriale. La crisi sta portando a un rapido rinnovamento generazionale: il 40% delle nuove imprese di Commercio e Turismo è giovanile. Adesso cerchiamo di tenerli sul mercato, in primo luogo evitando batoste fiscali, a livello nazionale o locale: gli imprenditori sono preoccupati per l’arrivo della Tares nella maggior parte dei comuni italiani, potrebbe essere la caporetto dei negozi di vicinato, soprattutto per le attività di somministrazione come bar e ristoranti”.