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Napolitano: “Gli italiani stanno soffrendo, comincino i politici a fare i sacrifici”

Napolitano: “Gli italiani stanno soffrendo, comincino i politici a fare i sacrifici”

”L’anno che sta per terminare è stato tra i più pesanti e inquieti che l’Italia ha vissuto da quando è diventata Repubblica. Tra i più pesanti sul piano sociale, tra i più inquieti sul piano politico e istituzionale”. Così il capo dello Stato Giorgio Napolitano nel messaggio di fine anno. /Video

”L’anno che sta per iniziare può e deve essere diverso e migliore, per il Paese e specialmente per quanti hanno sofferto duramente le conseguenze della crisi – dice -. Una crisi dalla quale in Europa si comincia a uscire e più decisamente si potrà uscire se si porterà fino in fondo un’azione comune per il rilancio della crescita economica e dell’occupazione”.

Napolitano, per il suo saluto agli italiani, decide di ”mettere innanzitutto in evidenza le preoccupazioni e i sentimenti che ho colto in alcune delle molte lettere indirizzatemi”. Come quella di Vincenzo, 61enne disoccupato, che dice: ”Di sacrifici ne ho fatti molti, e sono disposto a farne ancora. Questo non spaventa né me né i nostri figli”. E prosegue, racconta Napolitano: “Non può essere che solo noi ‘semplici cittadini’ siamo chiamati a fare sacrifici. Facciamoli insieme. Che comincino anche i politici”. ”Mi sembra un proposito e un appello giusto – osserva il presidente della Repubblica – cui peraltro cercano di corrispondere le misure recenti all’esame del Parlamento in materia di Province e di finanziamento pubblico dei partiti”.

Il capo dello Stato prosegue leggendo altre lettere degli italiani. Quella di Daniela, dalla provincia di Como, che racconta ”il caso del suo fidanzato che a 44 anni, iscrittosi ‘allo sportello lavoro del paese’, attende invano di essere chiamato, e resta, per riprendere le sue drammatiche parole, ‘giovane per la pensione, già vecchio per lavorare”’. ”Una forte denuncia della condizione degli ‘esodati’ – prosegue Napolitano – mi è stata indirizzata da Marco”. Poi ”mi hanno scritto in questo periodo persone che alla denuncia delle loro difficoltà uniscono l’espressione di un naturale senso della Nazione e delle istituzioni. Lo si coglie chiaramente, ad esempio, nel travaglio di un padre di famiglia, titolare di un modesto stipendio pubblico, che mi scrive: ‘questo mese devo decidere se pagare alcune tasse o comprare il minimo per la sopravvivenza dei miei due figli…”’.

”E infine, avrei da citare molte lettere di giovani, polemiche verso le incapacità della politica ma tutt’altro che rassegnate e prive di speranza e volontà”, dice Napolitano. Come ”Veronica, da Empoli, ventottenne, laureatasi a prezzo di grandi sacrifici, da 3 anni alla ricerca, finora vana, di un lavoro, sente che la crisi attuale è crisi di quella fiducia nei giovani, di quella capacità di suscitare entusiasmo nei giovani, senza di cui ‘una Nazione perde il futuro’. E conclude : ‘io credo ancora nell’Italia, ma l’Italia crede ancora in me?’. Ecco, vedete, aggiungo io, una domanda che ci deve scuotere”, sottolinea Napolitano.

Da queste lettere, afferma il capo dello Stato, ”ne traggo anche la convinzione che ci siano grandi riserve di volontà costruttiva e di coraggio su cui contare. Il coraggio degli italiani è in questo momento l’ingrediente decisivo per far scattare nel 2014 quella ripresa di cui l’Italia ha così acuto bisogno”.

Il capo dello Stato invita poi a guardare ”al presente, al malessere diffuso, alla ‘fatica sociale’, come si è detto, cui dare risposte qui ed ora, nell’anno 2014, ma lavoriamo in pari tempo a un disegno di sviluppo nazionale e di giustizia sociale da proiettare in un orizzonte più lungo. E’ a questa prospettiva che sono interessati innanzitutto i giovani”. ”Si richiedono però – prosegue – lungimiranti e continuative scelte di governo, con le quali debbono misurarsi le forze politiche e sociali e le assemblee rappresentative, prima di tutto il Parlamento, oggi più che mai bisognoso di nuove regole per riguadagnare il suo ruolo centrale.

”La sola preoccupazione che ho il dovere di esprimere – prosegue – è per il diffondersi di tendenze distruttive nel confronto politico e nel dibattito pubblico, tendenze all’esasperazione, anche con espressioni violente, di ogni polemica e divergenza, fino a innescare un ‘tutti contro tutti’ che lacera il tessuto istituzionale e la coesione sociale. Penso ai pericoli, nel corso del 2013, di un vuoto di governo e di un vuoto al vertice dello Stato: pericoli che non erano immaginari e che potevano tradursi in un fatale colpo per la credibilità dell’Italia e per la tenuta non solo della sua finanza pubblica ma del suo sistema democratico. Quei pericoli sono stati scongiurati nel 2013, sul piano finanziario con risultati come il risparmio di oltre 5 miliardi sugli interessi da pagare sul nostro debito pubblico. Sarebbe dissennato disperdere i benefici del difficile cammino compiuto”.

”I rischi già corsi – osserva – si potrebbero riprodurre nel prossimo futuro, ed è interesse comune scongiurarli ancora. La nostra democrazia, che ha rischiato e può rischiare una destabilizzazione, va rinnovata e rafforzata attraverso riforme obbligate e urgenti. Anche se molto è cambiato negli ultimi mesi nel campo politico e le procedure da seguire per le riforme costituzionali sono rimaste quelle originarie, queste riforme restano una priorità. Alle forze parlamentari tocca in pari tempo dare soluzione, sulla base di un’intesa che anch’io auspico possa essere la più larga, al problema della riforma elettorale, divenuta ancor più indispensabile e urgente dopo la sentenza della Corte Costituzionale”.

Quindi Napolitano sottolinea ”come nel nuovo anno l’Italia sia anche chiamata a fare la sua parte nella comunità internazionale: dando in primo luogo il suo contributo all’affermazione della pace dove ancora dominano conflitti e persecuzioni”. Da qui il ricordo dell”’impegno dei nostri militari nelle missioni internazionali” e dei ”nostri marò Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, ai quali perciò confermo la nostra vicinanza”. Da Napolitano anche ”un commosso pensiero a tutti i nostri caduti”. Nelle sue parole il presidente della Repubblica cita anche Papa Francesco che ci ha richiamato ”a una comune responsabilità per le sorti del mondo”.

”Non si dimentichi – prosegue – quello che l’Europa, l’integrazione europea, ci ha dato da decenni: innanzitutto proprio la pace e la solidarietà. Anche in funzione di tale impegno molte cose debbono oggi certamente cambiare nell’Unione Europea. In tal senso dovrà operare l’Italia, specie nel semestre di sua presidenza dell’Unione, senza che nessuno degli Stati membri si tiri però indietro e si rinchiuda in un guscio destinato peraltro ad essere travolto in un mondo radicalmente cambiato e divenuto davvero globale. Né si dimentichi, nel fuoco di troppe polemiche sommarie, che l’Europa unita ha significato un sempre più ampio riconoscimento di valori e di diritti che determinano la qualità civile delle nostre società. Valori come quelli, nella pratica spesso calpestati, della tutela dell’ambiente, basti citare il disastro della Terra dei fuochi, del territorio, del paesaggio. Diritti umani, diritti fondamentali: compresi quelli che purtroppo sono negati oggi in Italia a migliaia di detenuti nelle carceri più sovraffollate e degradate”.

Parlando del suo ruolo, Napolitano sottolinea: ”Conosco i limiti dei miei poteri e delle mie possibilità anche nello sviluppare un’azione, al pari di tutti i miei predecessori, di persuasione morale. Nessuno può credere alla ridicola storia delle mie pretese di strapotere personale. Sono attento a considerare ogni critica o riserva, obbiettiva e rispettosa, circa il mio operato. Ma in assoluta tranquillità di coscienza dico che non mi lascerò condizionare da campagne calunniose, da ingiurie e minacce”.

Quindi ricorda: ”Tutti sanno, anche se qualcuno finge di non ricordare, che il 20 aprile scorso, di fronte alla pressione esercitata su di me da diverse ed opposte forze politiche perché dessi la mia disponibilità a una rielezione a Presidente, sentii di non potermi sottrarre a un’ulteriore assunzione di responsabilità verso la Nazione in un momento di allarmante paralisi istituzionale”. ”E sono oggi ancora qui dinanzi a voi ribadendo – rimarca – quel che dissi poi al Parlamento e ai rappresentanti regionali che mi avevano eletto col 72 per cento dei voti. Resterò Presidente fino a quando ‘la situazione del paese e delle istituzioni’ me lo farà ritenere necessario e possibile, ‘e fino a quando le forze me lo consentiranno’. Fino ad allora e non un giorno di più; e dunque di certo solo per un tempo non lungo. Confido, così facendo, nella comprensione e nel consenso di molti di voi”.

Infine l’augurio per il nuovo anno: ”Spero di poter vedere nel 2014 decisamente avviato un nuovo percorso di crescita, di lavoro e di giustizia per l’Italia e almeno iniziata un’incisiva riforma delle istituzioni repubblicane. Ho concluso. Buon anno alle vostre famiglie, dagli anziani ai bambini, buon anno a chi serve la patria e la pace lontano dall’Italia, buon anno a tutti quanti risiedono operosamente nel nostro paese. Guardiamo, lasciate che ve lo dica, con serenità e con coraggio al nuovo anno”.