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Polemica Renzi-Fassina, Matteo rilancia: “Sono stato eletto per preoccuparmi degli italiani non delle correnti del Pd”

Polemica Renzi-Fassina, Matteo rilancia: “Sono stato eletto per preoccuparmi degli italiani non delle correnti del Pd”

“Se il viceministro all’Economia -in questi tempi di crisi- si dimette per una battuta, mi dispiace per lui. Se si dimette per motivi politici, grande rispetto: ce li spiegherà lui nel dettaglio alla direzione Pd già convocata per il prossimo 16 gennaio raccontandoci cosa pensa del governo, cosa pensa di aver fatto, dove pensa di aver fallito. Lo ascolteremo tutti insieme con grande attenzione, così fa un partito serio. Quanto a me, non cambierò il tono dei miei incontri con la stampa. Mai. Non diventerò mai un grigio burocrate che non può scherzare, non può sorridere, non può fare una battuta. La vita è una cosa troppo bella per non essere presa con leggerezza”. Lo scrive su Facebook il segretario del Pd Matteo Renzi. ”Starò sempre in mezzo alla gente, continuerò a fare battute e a riceverle, ma mettendo al centro il patto con gli elettori, non gli equilibri dei dirigenti. Il Pd – sottolinea Renzi- ha il compito di cambiare l’Italia, non di vivere un congresso permanente. E noi ci proviamo, con il sorriso sulle labbra ma anche con la determinazione di chi sa che dobbiamo cambiare verso davvero”.

“Meno di un mese fa tre milioni di italiani hanno chiesto al Pd coraggio, decisione, scelte forti. Hanno chiesto di cambiare verso. Stiamo cercando di rispondere a questa richiesta così forte dettando l’agenda alla politica: legge elettorale, riforme costituzionali, interventi per il lavoro perché se non cresce l’occupazione andiamo tutti a casa, grandi iniziative su Europa e scuola, tagli di un miliardo ai costi della politica. Lo facciamo perché ce l’hanno chiesto i cittadini, lo dobbiamo a loro” scrive ancora il leader Democratico.

“Stefano Fassina – aggiunge Renzi – oggi mi accusa di ‘avere una visione padronale del partito’: non me ne ero accorto quando si trattava di confermare i capigruppo o di scegliere il presidente dell’assemblea o di tenere aperta la segreteria anche a persone non della maggioranza. Certo, a differenza di quello che avrebbe fatto la politica tradizionale il primo mio gesto non è stato chiedere il rimpasto, come Fassina mi ha chiesto su tutti i giornali”. ”Continuo a non chiederlo perché la preoccupazione del Pd sono gli italiani che non hanno un posto di lavoro, non i politici che si preoccupano di quale poltrona possa cambiare. Sono i problemi dell’Italia che interessano al mio Pd, non i problemi autoreferenziali del gruppo dirigente”.