• Home »
  • Politica »
  • Riforma elettorale, Renzi presenta l’Italicum. Il Pd approva ma Cuperlo frena: “Non convince”

Riforma elettorale, Renzi presenta l’Italicum. Il Pd approva ma Cuperlo frena: “Non convince”

Riforma elettorale, Renzi presenta l’Italicum. Il Pd approva ma Cuperlo frena: “Non convince”

Doppio turno di coalizione. È questa la novità del testo di legge elettorale che Matteo Renzi ha proposto alla Direzione Pd questo pomeriggio, incassando il via libera con 111 sì , 34 astenuti e nessun voto contrario. «È arrivato il momento di far vedere che la politica non è solo discussione» perché se la politica smette di fare politica a si mette a «discutere, discutere e discutere smette di essere politica e diventa bar sport. Dobbiamo decidere se essere politica o bar dello sport», ha esordito il segretario del Pd lanciando poi la sua proposta di legge elettorale. «Chiamatelo “Italicum” senza problemi», ha specificato, aggiungendo: « L’Italicum consente al Pd di potersi giocare la partita per il governo. E non esclude le alleanze ma che siano alleanze per governare, non servano solo vincere per vincere».

«APPROVAZIONE ENTRO MAGGIO»

«La legge elettorale – avverte Renzi – va approvata entro maggio. Rifiuto l’idea di legare la legge elettorale al termine delle riforme costituzionali». «L’accordo sulle riforme sta in piedi tutto insieme o non sta, ma no a strane alchimie sui tempi».

BERLUSCONI: «CON RENZI CHIAREZZA E RISPETTO RECIPROCO»

«Esprimo sincero e pieno apprezzamento per l’intervento del segretario del Pd Matteo Renzi alla direzione del suo partito,che ha rappresentato in modo chiaro e corretto il contenuto dell’intesa che abbiamo raggiunto nell’incontro di sabato,e che offriamo con convinzione al Parlamento e al Paese»: così Silvio Berlusconi in una nota. E aggiunge: «Vogliamo realizzare, in un clima di chiarezza e di rispetto reciproco» i contenuti dell’intesa raggiunta su legge elettorale e riforme.

IL BATTIBECCO CON CUPERLO

«La riforma elettorale non risulta ancora convincente perché non garantisce né la rappresentanza adeguata né il diritto dei cittadini di scegliere gli eletti né una ragionevole governabilità», dice Gianni Cuperlo vedendo nella proposta «profili di dubbia costituzionalità». «Al nostro interno non c’è una maggioranza che spinge per cambiare e una minoranza che vuole restare ferma immobile sulle gambe o peggio intralciare un processo riformatore: vogliamo essere tutti noi protagonisti del passaggio a una repubblica rinnovata consolidando le istituzioni di una democrazia in crisi», ha aggiunto il presidente parlando alla Direzione Pd. Immediata la replica del segretario: «Non è accettabile che il tema delle preferenze e delle primarie esca fuori adesso in questo modo strumentale». «Il riferimento di Gianni Cuperlo al tema delle preferenze avrei voluto sentirlo quando Gianni e altri vi siete candidati con le liste bloccate», ha aggiunto Renzi . «Se Gianni vuole replicare, per correttezza», ha poi detto il segretario, ma Cuperlo stava già lasciando la sala: «Mi dispiace che vada via», ha aggiunto Renzi.

ADDIO LARGHE INTESE

La proposta di legge elettorale prevede «l’assegnazione di un premio di maggioranza» a chi abbia preso «almeno il 35%» dei voti «che porti al 53% minimo e al 55% al massimo», annuncia Matteo Renzi alla direzione Pd. Il premio dunque sarà «al massimo del 18%» , in modo da evitare profili di incostituzionalità. Un modo per evitare il ritorno a un governo delle larghe intese. Se nessuno ottiene il 35% «c’è la possibilità di un doppio turno, più precisamente un ballottaggio non tra due candidati premier ma tra due coalizioni, simboli o agglomerati di simboli che senza apparentamento rigiochino la partita di fronte elettori».

 

MINI-LISTE E SBARRAMENTI

Resterebbero – sempre secondo quanto viene anticipato – le mini liste bloccate di sei candidati per circoscrizione e gli sbarramenti: al 5% per i partiti in coalizione e quello dell’8% per le forze che si presentano da sole. Con l’opzione ballottaggio Renzi punta a fare in modo che non si ripeta ciò che è accaduto a febbraio scorso, ossia un Parlamento senza maggioranza e l’obbligo di ricorrere alle larghe intese. Il premio di maggioranza non sarà del 15% secco, ma “graduato” in modo da permettere che il vincitore raggiunga sempre una maggioranza di almeno il 53-55% dei seggi per governare senza dover stringere alleanze.

 

«LE PREFERENZE NON SONO NELL’ACCORDO»

«Chi oggi immagina, non sempre forte di un bagaglio di preferenze, le preferenze per avere eco mediatica significativa lo può fare ma nell’accordo le preferenze non ci sono. Se toccherà a me due sono gli impegni: le primarie e il vincolo assoluto della rappresentanza di genere», spiega Renzi. Il segretario del Pd aggiunge che nel modello ci saranno «120 circoscrizioni, 4 volte più grandi del Porcellum, di fatto sono collegi plurinominali di circa 500mila persone con il nome che si può mettere sulla scheda. Ci sono diverse ipotesi su questo punto e ne discuteremo, ma se nella circoscrizione ci sono 4 candidati, 4 posti da assegnare, il Pd presenterà 4 candidati’’

 

I TEMPI DELLA RIFORMA

«Il 15 febbraio la segreteria andrà a chiudere il pacchetto della proposta sul superamento del Senato e avremo 20 giorni per discutere con altri partiti. Nella seconda meta di febbraio presenteremo il ddl costituzionale per arrivare all’ok in prima lettura al Senato entro il 25 maggio», così Matteo Renzi in direzione. «Sul Senato – spiega Renzi – mettiamo paletti condivisi con il principale partito dell’opposizione, Fi, e sono il superamento del bicameralismo perfetto, ovvero la fiducia spetta solo ad una Camera e c’è l’eliminazione dell’elezione diretta dei membri e l’indennità. E questo ha ricadute evidenti nel numero dei parlamentari ed è un segnale nella battaglia contro l’antipolitica perché Grillo non lo asciughi con gli algoritmi ma con la politica. Potremo dire agli italiani che la prossima volta non voteranno più per il Senato».

 

IL VERTICE CON BERLUSCONI

Renzi ha spiegato alla Direzione del Pd i motivi dell’incontro con Berlusconi. «Esprimo a Silvio Berlusconi gratitudine per aver accettato di venire alla sede del Pd. Quelli che mi dicono dovevi parlare con Fi ma non con lui dico che è una contraddizione in termini» perché parlare con Fi significa parlare con lui, «con chi dovevo parlare con Dudu’?». Così Matteo Renzi alla Direzione Pd. Dove ha aggiunto: «Pensare che io ho resuscitato Berlusconi fa a cozzi con la teologia e con la realtà perché lui è il capo del centrodestra, riconosciuto da chi sta in alleanza con lui in tutte le città. Posso non pensarla come Berlusconi ma quando lui condivide le mie idee io non ho paura, non sono subalterno al punto da cambiare le mie idee».

 

PAROLA AL PD

Ora la parola passa alla Direzione del Partito democratico. Renzi si confronta con una segreteria che è molto a sua immagine e somiglianza, ma con tutte le anime dei democratici. Non è detto che sia una passeggiata. Ieri il segretario ha avuto un colloquio con il predecessore Bersani, e non pare sia stato un successo. Oggi si presenterà di fronte al pubblico più vasto e passerà al vaglio della giuria di qualità, non tutta schierata a suo favore. Per preparare il terreno, intanto, ha rilasciato ampie anticipazioni dell’ultima versione del progetto.

 

I “PICCOLI” IN RIVOLTA

Tutti contenti? Non proprio. Scelta Civica, con Mazziotti, attacca via Twitter: «Sempre premio di maggioranza incostituzionale è, come per il Porcellum». Idem per Sel, che per bocca di Migliore si dice molto preoccupata. Quindi arriva la bordata di Grillo: questa legge è il “Pregiudicatellum”: «Prevede che i partiti si scelgano i propri parlamentari. I cittadini devono stare a guardare. Liste bloccate con nominati da pregiudicati e condannati in primo grado e nessuna preferenza». In Direzione la replica di Renzi: «Grillo ha detto che sono uno showman, detto da lui è un complimento. Dico al collega showman: fino a quando continuerai ad abusare dell’intelligenza dei tuoi» che lanciano «grida di dolore» perché l’M5s «si è autorecluso nel blog?». E ancora, «fino a quando continuerai a perdere occasioni su occasioni» e a «fuggire».

 

OK DEL NCD MA «SERVONO PREFERENZE»

«La previsione del doppio turno di coalizione assicurerebbe veramente governabilità e democraticità, farebbe sì che il premio di maggioranza non sia abnorme e incongruente con la sentenza della Consulta, e impedirebbe che dopo i tanti proclami di questi giorni si riduca tutto a una mera riedizione del Porcellum sotto mentite spoglie», il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello. «Resta il nodo del diritto di scelta degli elettori: anche su questo punto presenteremo durante l’iter una proposta che consenta al nuovo Parlamento di non essere integralmente un Parlamento di nominati», conclude il ministro del Nuovo centrodestra. Ma Renzi ce la farà a tenere unito il Pd? «Mi auguro e penso di sì», così risponde Angelino Alfano, leader di Ncd, a “Mix 24”, su Radio24.