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Gli economisti a Renzi, ora misure shock: abbattere spesa pubblica di 10 miliardi, tasse sul lavoro e burocrazia

Una politica industriale ‘vera’. E una decisa riduzione della spesa pubblica per sostenere il taglio delle tasse sul lavoro. Sono le priorità per l’agenda del prossimo premier, Matteo Renzi, indicate dagli economisti interpellati dall’Adnkronos. La valutazione che ricorre è che serve uno shock per invertire la tendenza e che sia indispensabile agire subito, senza perdere ulteriore tempo.

Non ha dubbi, Giacomo Vaciago. “L’industria è strangolata dal credit crunch, le imprese che hanno chiuso non riaprono e la priorità è fare politica per l’industria”, spiega, convinto che “sia necessario un solo governo, un solo ministro, quello dello Sviluppo economico”. E il primo strumento della politica industriale deve essere la lotta alla burocrazia: “La Pa deve lavorare per il Paese e non il contrario”.
L’economista della Cattolica insiste su una scelta, quella della personalità che dovrà guidare il dicastero di Via Veneto, che ritiene fondamentale per le sorti del prossimo governo. “Fino a quando non c’è questa decisione, non sappiamo se Renzi ha capito la crisi o no”, sintetizza. La premessa dell’analisi di Vaciago è una fotografia impietosa del passaggio politico in corso. “Quattro governi in quattro anni: la crisi continua. Siamo un caso unico al mondo. Problema: quando termina la crisi? Qualche anno dopo che abbiamo fatto le cose giuste. Quando iniziamo?”, si chiede l’economista.
Altrettanto netta la valutazione sul piano strettamente economico. “Stiamo inducendo la nostra migliore industria ad andarsene. Quando, invece, riesce a crescere chi attira l’industria degli altri”. In questo contesto, “chi comanda la nave deve sapere dov’è il porto d’arrivo, dove la deve portare, evitando gli scogli. Mentre è inutile cambiare il timoniere se la nave resta ferma”, conclude Vaciago, ricordando gli esempi positivi di Washington, Londra e Berlino, con “i giornali che ci raccontano i successi degli altri”.
Tagliare di almeno 10 mld la spesa pubblica, per agire sulla riduzione del cuneo fiscale, è la priorità che indica Pietro Reichlin, professore di Economia alla Luiss. “Servono almeno 10 miliardi”, spiega. E, per trovarli, continua, è necessario “proseguire dal lato della spending review e delle privatizzazioni, specie quelle a livello decentrato, delle partecipate di regioni e comuni, dove si concentrano sacche improduttive”.
Guarda a un piano industriale per il Paese e un’azione convincente con l’Europa per agire sul vincolo del 3% nel rapporto deficit/pil Giuseppe Di Taranto, ordinario di Storia dell’economia e dell’impresa. E’ fondamentale, osserva, “mettere al centro un piano industriale, perché il lavoro non si crea con leggi e regolamenti ma con investimenti e produzione di reddito, l’unico strumento per cominciare un circolo virtuoso”.
L’azione del governo Renzi dovrà essere efficace anche nei rapporti internazionali, per ottenere un margine di manovra più ampio a Bruxelles. La strada deve essere quella di “proseguire per una riforma del vincolo del 3%”, osserva Di Taranto, che aggiunge: “Mi piace che Renzi si sia fatto portatore della proposta, peraltro condivisa da tutte le forze politiche, di scorporare dal computo del deficit gli investimenti produttivi”. Sotto questo aspetto, conclude il docente, “è senz’altro un buon segnale che da settembre si possano defalcare le spese in ricerca e sviluppo, ma bisogna tenere conto che questo strumento, da solo, avvantaggia principalmente quei Paesi che, non oppressi dalle politiche del rigore, già investono tanto, allargando così il divario con quelli che ad oggi non possono farlo”.
Interventi mirati, per tagliare subito la spesa pubblica e finanziare il taglio delle tasse sul lavoro: è la ricetta che indica Giuseppe Ragusa, professore di Economia e Finanza alla Luiss.
L’operazione sulla riduzione della spesa, spiega, “deve essere fatta non solo sotto il profilo della spesa corrente, ma anche intervenendo su capitoli di bilancio legati al welfare e al peso degli stipendi pubblici”. La priorità è quella di intervenire subito e in maniera consistente. “Serve una riduzione della spesa di almeno 10 mld per ripartire”, da impiegare nella “riduzione della tassazione sul lavoro, con interventi mirati”. Una valutazione più generale Ragusa la riserva all’impatto della nuova crisi politica sull’economia italiana. “Una cosa positiva è che questi passaggi politici non ci compromettono più dal punto di vista internazionale”, osserva l’economista, facendo riferimento all’andamento dello spread, messo al riparo “grazie alla copertura della Bce”.