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Via Poma, delitto senza fine. Il Pg della Cassazione contro l’assoluzione di Raniero Busco. “Occorre un nuovo processo”

Deve essere annullata l’assoluzione accordata in secondo grado a Raniero Busco per l’omicidio di Simonetta Cesaroni, massacrata in via Poma a Roma con 29 coltellate il 7 agosto 1990. Lo ha chiesto il sostituto procuratore generale della Cassazione Francesco Salzano sollecitando, ai giudici della I sezione penale, l’annullamento con rinvio della sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma del 27 aprile 2012.

In particolare, a detta del pg, non è stato in alcun modo esaminato il morso sul seno sinistro della 21enne assassinata. “Il calco acquisito non è mai stato esaminato-ha denunciato Salzano- come pure non è stata spiegata l’origine delle lesioni al seno”. Inoltre secondo il pg della Cassazione “non è convincente” l’alibi fornito da Busco.
Nella requisitoria davanti alla I sezione penale della Cassazione per il processo di via Poma, Salzano – chiedendo l’accoglimento del ricorso del procuratore di Roma Alberto Cozzella – ha sottolineato il “percorso travagliato” della vicenda avvenuta 24 anni fa e non ha potuto fare a meno di evidenziare le due “sentenze contrastanti” dei precedenti gradi di giudizio. “Siamo davanti a un processo indiziario -ha evidenziato la pubblica accusa di piazza Cavour-, il che però non vuol dire che le prove indirette abbiano meno attitudine dimostrativa”. Nel dettaglio il pg ha sostenuto la necessità di una nuova perizia e ha evidenziato la lesione subita dalle parti civili, la sorella e la mamma di Simonetta costituitesi nel processo, relativamente al fatto che in secondo grado non sono stati sentiti iloro consulenti.
In definitiva il pg ha chiesto un nuovo appello per risolvere “i dubbi sul morso al seno di Simonetta”, per verificare se sugli indumenti della vittima ci fossero altre tracce di altri soggetti maschili e se il tampone inumidito possa denunciare tracce di altri soggetti maschili. “Il tutto -ha concluso Salzano- per dipanare i dubbi e le diverse criticità sulla vicenda”.
Un processo indiziario, quello per il delitto di via Poma, che ruota tutto attorno a questo particolare del morso: la corte di merito aveva ritenuto fondati i rilievi sollevati dai consulenti nominati dalla Corte stessa, gli autori della super perizia secondo la quale il segno sul seno sinistro di Simonetta -ritenuta in primo grado la ‘firma’ dell’assassino e considerando anche il segno della dentatura anomala di Raniero Busco- non era in realtà un morso. Raniero Busco in primo grado era stato condannato a 24 anni dalla Corte d’Assise di Roma.