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Prove di guerra: russi assediano base militare in Crimea. Poi si ritirano. L’ironia del Cremlino

Prove di guerra: russi assediano base militare in Crimea. Poi si ritirano. L’ironia del Cremlino

Forze russe hanno stretto d’assedio una base militare ucraina a Sebastopoli, in Crimea sede anche del comando tattico delle forze aeree. I comandati si sarebbero ritirati in un bunker mentre all’esterno si erano piazzati i soldati russi che dopo aver sfondato un cancello avevano fatto irruzione nella base militare. Dopo lunghe trattative le forze russe si sono ritirate. Lo riferisce la Bbc evidenziando l’escalation che sta assumendo lo scontro tra la Russia di Putin e quelle ucraine.

Il Cremlino ironizza sulle mediazioni europee ed occidentali sulla crisi ucraina. Parlando con la televisione Rossiya 1, il portavoce del presidente russo Vladimir Putin ha detto: “Adesso possiamo sentire che l’Europa chiede alla Russia di avviare colloqui con persone di Kiev che si definiscono autorità ucraine, con la mediazione dei Paesi occidentali. Possiamo sorridere davanti a questo”. Per Dmitry Peskov, “il credito di fiducia in questi garanti è probabilmente esaurito”.
La convocazione di un referendum sull’annessione della Crimea alla Russia ”è uno sviluppo grave che complica” la possibilità di arrivare a una soluzione politica della crisi. Lo ha riferito il vice segretario generale delle Nazioni Unite Jan Eliasson, in una conferenza stampa a Stoccolma, di ritorno da una missione a Kiev.
L’Onu sta lavorando affinché osservatori internazionali possano essere dislocati in Crimea. Ma due autobus con a bordo osservatori dell’Osce sono stati nuovamente bloccati alla ‘frontiera’ della Crimea, come era accaduto giovedì, da uomini armati. Gli osservatori sono stati costretti a fare ritorno a Kherson. Il ministero degli Esteri russo ha denunciato che gli inviati dell’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa non avevano ricevuto un ”invito ufficiale” da parte delle autorità della Crimea.
Intanto anche il nostro Paese aderisce a una forma di boicottaggio delle Paralimpiadi di Sochi. “L’Italia parteciperà con i propri atleti con una rappresentanza tecnica e non del governo, così come faranno altri Paesi europei e non solo europei”, ha fatto sapere il ministro degli Esteri Federica Mogherini. Il governo francese dal canto suo ha annunciato di boicottare la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi come segno di protesta per l’attuale crisi ucraina. Anche gli Stati Uniti lunedì avevano annunciato di non inviare una delegazione ufficiale aSochi.
La crisi ucraina “è grave, forse una delle più gravi dalla Guerra fredda” ha affermato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, intervistato da France Info. Secondo il capo della diplomazia francese, il referendum sullo status futuro della Crimea “è completamente incostituzionale e illegale secondo il diritto internazionale”. Nel corso dell’intervista, Fabius ha poi confermato l’assenza dei ministri francesi ai Giochi paralimpici di Sochi.
Mentre il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha chiarito ancora una volta che c’è una via per risolvere diplomaticamente la complessa crisi ucraina. L’ha fatto nel tardo pomeriggio di giovedì, in una telefonata al presidente russo Vladimir Putin durata un’ora, precisa la Casa Bianca riferendo i contenuti della conversazione. Dopo aver ribadito che le azioni di Mosca ”sono una violazione alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”, violazioni che hanno portato gli Usa ”a rispondere con varie misure, coordinandoci con i nostri partner europei”, Obama – rende noto la Casa Bianca – ”ha indicato che c’è un modo per risolvere la situazione diplomaticamente, rispondendo agli interessi della Russia, degli ucraini e della comunità internazionale”.
”Nell’ambito di questa soluzione – prosegue la nota – i governi di Ucraina e di Russia avrebbero colloqui diretti, facilitati dalla comunità internazionale, gli osservatori internazionali potrebbero garantire la tutela dei diritti di tutti gli ucraini, incluso quelli di etnia russa, le forze russe tornerebbero nelle loro basi e la comunità internazionale lavorerebbe per aiutare gli ucraini in vista delle elezioni di maggio”.
Dal canto suo il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, citato dall’agenzia di stampa Interfax, ha rimarcato che la Russia ”non può farsi da parte” nella crisi in Ucraina, denunciando che ”i russofoni ucraini rischiano la vita”. ”Nella logica occidentale, ogni governo nominato da estremisti è degno di essere riconosciuto”, ha aggiunto Peskov.
Nel frattempo, Gazprom ha denunciato che l’Ucraina non ha pagato nei tempi stabiliti la quota per il rifornimento di gas per il mese di febbraio. Venerdì ”era la data ultima e non abbiamo ricevuto nulla”, ha dichiarato il ‘ceo’ del colosso russo del gas Alexei Miller, ricordando che la bolletta del mese scorso ammonta a 440 milioni di dollari. Lo sconto del 30 per cento sul prezzo del gas garantito da Mosca a Kiev lo scorso dicembre scadrà a fine marzo e, secondo quanto è già stato anticipato sia da Gazprom che dal presidente Putin in seguito agli sviluppi della crisi ucraina, non sarà rinnovato per il trimestre successivo. Stando a quanto riferisce la Bbc, Gazprom ha avvertito il governo di Kiev che taglierà le esportazioni di gas se non salderà il debito.
Intanto, secondo quanto si legge sul sito del quotidiano russo ‘Moskovskij Komsomolets’, il deposto presidente ucraino Viktor Yanukovich sarebbe ricoverato in condizioni critiche in un ospedale di Mosca. Secondo la fonte, sarebbe stato ricoverato per un sospetto infarto.