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Decreto Lavoro, lo scontro nel Pd. La trincea del No dai “giovani turchi” alla corrente Cuperlo-Fassina. Ma Renzi non cede

Decreto Lavoro, lo scontro nel Pd. La trincea del No dai “giovani turchi” alla corrente Cuperlo-Fassina. Ma Renzi non cede

Un braccio di ferro previsto. Troppi i segnali dalla sinistra del Pd contro il job act di Renzi. Ma altrettanta ferma la posizione del premier intenzionato a portare a casa quanto prima anche questa riforma. Il decreto legge sul mercato del Lavoro che inizia in questi giorni l’iter parlamentare può essere migliorato ma l’apprendistato e i contratti a termine sono “due punti intoccabili”. Con queste parole Renzi tenta di mettere ordine alle scomposte posizioni del suo partito sull’argomento.

Per Fassina si tratta di “una proposta della destra” e dunque di “un’umiliazione intellettuale”, mentre per Francesco Verducci, esponente dei ‘giovani turchi’, il dl è “un passo indietro sbagliato, che va profondamente corretto. Dobbiamo avere la forza di inserire nel dl alcuni elementi di tutela ai lavoratori”. A dire che il decreto va cambiato con “un intervento più organico” è lo stesso Cuperlo. Di contro, Paolo Gentiloni ha rimarcato: “Il Pd deve stare attento a non dare l’impressione di smontare pezzo a pezzo il pacchetto del governo su economia e lavoro, e di rompere il c…o a Renzi”.

Il decreto sul lavoro “non è una parte a piacere, il pacchetto sta insieme. Se abbiamo scelto di fare un decreto su questo e un disegno di legge delega sul resto è perché abbiamo immaginato l’urgenza di una risposta che è un pezzo di credibilità dell’Italia non solo sui mercati, e lo stiamo vedendo in questi giorni, ma anche rispetto all’equilibrio complessivo della manovra”, ha aggiunto.

Renzi, dal canto suo, non ha risparmiato una ulteriore stoccata ai sindacati dicendo che con le attuali norme sul mercato del lavoro, “vidimate” dal sindacato, la disoccupazione giovanile è salita al 42%: “Non si pensi che si risolva il problema del mondo del lavoro rendendo sempre più difficile l’accesso per i nostri giovani. Oggi, stime anche prudenziali dicono che per finanziare la cassa in deroga c’è bisogno di più soldi di quanti immaginati”, ha aggiunto Renzi dopo che nei giorni scorsi il ministro del Lavoro Giuliano Poletti aveva detto che nel 2014 manca 1 miliardo per finanziare la cassa in deroga.

Ma proprio oggi, arrivando a Bari per partecipare al convegno sul ‘capitale umano’ di Confindustria, Poletti ha detto a proposito di dinamica della retribuzione: “La retribuzione di una lavoratore non deve essere per forza una retta dritta che sale, ma può anche essere una ‘U’ rovesciata. Se la retribuzione cala, non è un colpo letale alla dignità dei lavoratori”.