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Manager di Stato, la forbice sugli stipendi. Fissato il tetto massimo di 311 mila euro annui

Manager di Stato, la forbice sugli stipendi. Fissato il tetto massimo di 311 mila euro annui

Scatta il taglio immediato dei compensi per i manager delle società partecipate dallo Stato. Gli amministratori delegati delle aziende non quotate controllate direttamente o indirettamente dal Tesoro non potranno percepire più di 311 mila euro: non potranno cioè superare lo stipendio lordo annuo del presidente della Corte di Cassazione. Il tetto, come riporta La Stampa.it, scatterà per legge da lunedì, costringendo molte società ad adeguarsi rapidamente, anche se alcune lo hanno concretamente già fatto.

Prima ancora che vengano attuate le nuove riduzioni previste dalla spending review, sulle quali si sono scatenate le polemiche innescate dall’amministratore delegato di Ferrovie, Mauro Moretti, si dà così attuazione al decreto ministeriale del 24 dicembre 2013 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale dello scorso 17 marzo). I limiti ai compensi degli a.d. sono suddivisi in tre fasce, a seconda della complessità societaria giudicata in base a valore della produzione, investimenti e numero di dipendenti. Per gli amministratori delle società della prima fascia, di cui fanno parte Anas, Invitalia e Rai, il tetto è pari al 100% del trattamento economico del presidente della Cassazione (appunto 311.658,53 euro lordi); per la seconda fascia il tetto è pari all’80% (circa 250 mila); per la terza fascia il tetto è pari al 50% (155 mila euro). La «tagliola» è ancor più drastica per i presidenti: il compenso per loro può essere pari al massimo al 30% di quello deliberato per l’amministratore delegato (93.000 euro per la prima fascia, 75.000 per la seconda, 47.000 per la terza).
Le nuove norme non riguardano le società quotate (Eni, Enel, Finmeccanica) né quelle emittenti strumenti finanziari quotati diversi da azioni (in pratica Cdp, Ferrovie e Poste). Per quest’ultime il governo ha infatti introdotto con il decreto del Fare del 2013 l’obbligo – in occasione dei rinnovi degli organi consiliari – di compensi per gli amministratori con deleghe inferiori almeno del 25% rispetto a quelli deliberati per gli amministratori con deleghe in scadenza.

Per Eni, Enel e Finmeccanica invece, in sede di rinnovo degli organi di amministrazione, è sottoposta all’approvazione dell’assemblea degli azionisti una proposta in materia di remunerazione degli amministratori con deleghe e delle loro controllate per una riduzione dei compensi analoga a quella di Cdp, FS e Poste, ovvero anche in questo caso del 25%.