Scontri allo stadio Olimpico, arrestato il tifoso ferito. La madre lancia l’appello: “Mandateci un avvocato per difenderlo, non possiamo pagarlo”
“Se qualcuno ha un pò di cuore ci mandasse un avvocato per tutelare mio figlio perché noi non abbiamo la possibilità economica”. Lo dice Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli che è stato ferito sabato pomeriggio e che ora si trova ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma. La mamma del ragazzo, che ieri è stato operato dopo essere stato raggiunto sabato sera da un proiettile al polmone e alla spina dorsale, non si fa una ragione dell’arresto del figlio: “Solo oggi ho saputo che mio figlio al quale hanno sparato si trova in stato di arresto e viene trattato come un delinquente. Sono arrabbiatissima. Ieri pensavo che tutta quella polizia c’era per proteggerlo e invece no”, ha detto, aggiungendo che, per quanto riguarda la salute di suo figlio “i medici hanno detto che la sua situazione è ancora molto complicata”.
La versione di Genny ‘a carogna
Nessuna trattativa all’interno dello stadio. “State sbagliando: non è di me che dovete preoccuparvi, ma del ragazzo che è stato ferito“. Genny ‘a carogna, ovvero Gennaro De Tommaso, il capo ultrà, racconta la sua versione dei fatti, dopo gli scontri nei pressi dello stadio Olimpico di Roma e a ‘Il Mattino’ di Napoli, smentisce l’esistenza di una trattativa per fare iniziare la partita. “Quelle che sono state scritte sono tutte sciocchezze – precisa -. Hamsik è venuto da noi solo per rassicurarci sulle condizioni del nostro amico, per dirci che stava meglio, che poteva farcela. Lo stesso messaggio che ci hanno dato le forze dell’ordine. Noi abbiamo parlato con tutti con calma e rispetto, senza minacce o provocazioni. Non c’è stata alcuna trattativa tra la Digos e la curva partenopea sull’opportunità di giocare o meno la partita. Il resto sono invenzioni dei giornalisti”.
Gli spari
“Quello che è successo sabato è inaudito – dice ancora il tifoso – non era mai accaduto che qualcuno sparasse ai tifosi. Di tutto questo sembra non importare niente a nessuno. Ma a noi sì, a noi interessa. Ed è per questo che abbiamo deciso di rinunciare alla coreografia che avevamo organizzato e che ci era costata quindicimila euro. E la stessa cosa hanno fatto anche i supporter della Fiorentina. Come avremmo potuto srotolare gli striscioni, e cantare, e ballare quando uno di noi era in fin di vita? Ci siamo rifiutati di farlo. Ma non abbiamo minacciato nessuno e non abbiamo detto di non giocare. Né avremmo avuto il potere per farlo. Noi non possiamo decidere nulla”, ha precisato.
La maglietta
A proposito della maglietta con su scritto ‘Speziale libero’, Genny ‘a carogna spiega: “L’unica cosa importante di questa storia ormai è diventata la maglietta che io e gli altri tifosi indossiamo. ‘Speziale libero‘ c’è scritto. Ma attenti: la maglietta è in onore di una città dove abbiamo tanti amici e nei confronti di un ragazzo che sta chiedendo attraverso i suoi legali la revisione del processo. È una richiesta di giustizia, non un’offesa contro una persona deceduta o contro i suoi familiari”.
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