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Vodafone: “Alcuni governi ascoltano i loro cittadini senza permessi. L’Italia leader delle richieste “legali”: oltre seicentomila nel 2013

Vodafone: “Alcuni governi ascoltano i loro cittadini senza permessi. L’Italia leader delle richieste “legali”: oltre seicentomila nel 2013

Cavi segreti e diretti, per ascoltare le telefonate dei cittadini. Senza bisogno di avere un mandato, di avvertire un giudice, di farne richiesta alla compagnia. All’insaputa di tutti, almeno fino ad oggi. Succede in sei Paesi dei ventinove in cui opera Vodafone e a rivelarlo è la stessa multinazionale, primo gruppo al mondo per la telefonia mobile. In quali Paesi corrano questi cavi e avvenga l’inquietante e massiccia forma di sorveglianza ancora non è dato saperlo, perché sul punto Vodafone – per timore di ritorsioni contro i dipendenti – ha deciso di mantenere il segreto.

Nove indiziati

Restringere il campo potrebbe non essere difficile. Tra i 29 Paesi c’è anche l’Italia, che però ha leggi molto precise in materia e – infatti – guida la classifica delle richieste “legali” di accesso ai tabulati: ben 605,601 nel 2013. Molto più probabile che le sei nazioni spione siano una tra Albania, Egitto, Ungheria, India, Malta, Qatar, Romania, Sudafrica e Turchia. In questi Paesi vige il divieto assoluto, anche per Vodafone, di rivelare il numero di intercettazioni e il modo in cui vengono svolte.

Oltre i metadata

Con il rapporto pubblicato oggi da Vodafone siamo ben oltre i famosi “metadata” – i tabulati con le informazioni su data, durata e numeri interessati da una telefonata – raccolti dal governo americano, quelli di cui l’ex dipendente dell’Nsa Edward Snowden parlò al quotidiano Guardian. In questo caso si parla di un accesso continuo, diretto, segreto e senza mediazioni al contenuto di milioni di telefonate ogni anno. Una violazione grossolana di ogni genere di riservatezza e privacy, quella sancita dall’articolo 12 della Dichiarazione universale dei diritti umani.

L’Italia: leader delle richieste “legali”

Come detto, è molto improbabile che anche in Italia avvenga una sorveglianza di questo tipo. Fanno però riflettere i dati che riguardano il nostro Paese, che stacca tutti gli altri inclusi nel rapporto. Nel 2013, le autorità italiane hanno inoltrato a Vodafone ben 605.601 richieste di accesso ai tabulati, contro – per esempio – le sole tre del governo francese. E – attenzione – si parla solo dei dati che riguardano Vodafone, al netto delle richieste estese agli altri operatori. Molto alto anche il numero delle richieste per intercettazioni legali, che si riferisce al 2012 ed è invece il numero complessivo: ben 140.557. Per fare qualche esempio, nel Regno Unito le richieste di questo genere sono state 2.760 nel corso del 2013.

L’azienda: “Fermate le intercettazioni non autorizzate”

La relazione di Vodafone è la prima di qualunque azienda telefonica su questi temi. Una mossa fatta anche per spiegare il difficile equilibrio di tutte le realtà del settore, a metà strada tra le richieste dei governi e la privacy degli utenti. Nei sei Paesi in cui non c’è nemmeno bisogno di una richiesta formale, la situazione è ancora più critica. “Questi cavi esistono, il modello di accesso diretto alle telefonate esiste. E noi stiamo chiedendo di fermarlo”, ha detto al Guardian Stephen Deadman, che dirige il team legale di Vodafone che si occupa della privacy degli utenti. «Senza un mandato ufficiale, non c’è neppure trasparenza. Il fatto che un governo debba fornire un pezzo di carta per fare un’intercettazione è un limite importante al loro potere».