Il Governo chiede e ottiene la fiducia sul decreto Irpef. Sel vota ‘Si’ e si spacca: Migliore lascia il partito, Airaudo e Marcon si astengono
Dopo la fiducia, ieri il governo ha portato a casa il via libera definitivo al decreto Irpef, che ora diventa quindi legge dello Stato. Ma il voto ha provocato uno scossone politico ai confini della maggioranza, ossia nel gruppo di Sinistra e Libertà: a sorpresa ha aggiunto il proprio sì al testo ma non senza polemiche interne, evidenziate tra l’altro dalle dimissioni del capogruppo Gennaro Migliore. Mentre due deputati, Airaudo e Marcon, hanno votato in dissenso dagli altri. Alla fine i voti favorevoli sono stati 322, 149 i no e 9 gli astenuti.
Nichi Vendola, leader del partito, ha comunque voluto spiegare che questa scelta non equivale ad un sostegno all’esecutivo, ma rappresenta piuttosto una sfida sul tema specifico dell’aiuto ai redditi dei lavoratori dipendenti, tema sul quale Sel intende incalzare Renzi pur mantenendosi distante.
Proprio l’istituzione del bonus da 80 euro mensili riservato alle retribuzioni comprese approssimativamente tra gli 8 mila e i 26 mila euro resta il cuore del provvedimento. Ma anche una misura che nei prossimi mesi dovrà subire aggiustamenti sia dal punto di vista della copertura finanziaria che da quello delle modalità di erogazione e della platea dei beneficiari. Da una parte l’esecutivo dovrà infatti rafforzare e concretizzare i risparmi di spesa messi in cantiere con le misure dello stesso decreto, per assicurare l’effettiva copertura anche dal 2015 in poi. Inoltre il bonus che attualmente ha la forma del credito di imposta temporaneo dovrà essere reso strutturale, divenire insomma parte stabile dell’Irpef. Infine nel corso dell’esame al Senato il governo si è impegnato ad allargare il numero degli aventi diritto (attualmente circa 10 milioni) includendo in primo luogo le famiglie monoreddito con figli che hanno un reddito superiore alla soglia dei 26 mila euro, e poi anche i pensionati e i lavoratori a basso reddito con partita Iva. Senza dimenticare gli incapienti, ossia i lavoratori dipendenti che avendo un reddito inferiore agli 8.000 euro non versano Irpef e non sono ammessi a godere del bonus, a differenza di chi ha una retribuzione superiore anche di poco.
Il pacchetto fiscale del decreto comprende anche una prima riduzione dell’Irap e beneficio delle imprese (l’aliquota standard scenderà gradualmente dal 3,9 al 3,5 per cento) e il passaggio dal 20 al 26 per cento dell’aliquota applicata sulle rendite finanziarie (scatta il primo luglio). Mentre sul lato del contenimento della spesa c’è il tetto alla retribuzione dei dirigenti fissato a 240 mila euro.
Nel corso dell’esame al Senato sono introdotte alcune novità. Ad esempio è stato incrementato da 40 a 73,50 euro l’importo da pagare per il rilascio del passaporto: viene però meno l’obbligo di provvedere ogni anno all’inserimento di una nuova marca da bollo, oggi obbligatoria per i viaggi al di fuori dell’Unione europea.
Modifiche di qualche interesse anche sul fronte della riscossione: i contribuenti che a causa dei mancati versamenti erano decaduti dal beneficio della rateazione prima delle condizioni più favorevoli introdotte un anno fa con il “decreto del fare” potranno essere riammessi al beneficio per un massimo di 72 rate mensili. La relativa domanda andrà presentata oltre il prossimo 31 luglio.
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