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Riforme, sbloccata la situazione di stallo. In arrivo il Senato ‘dei 100′ tra urla e strepiti. Renzi: “Basta con la logica del no”

Riforme, sbloccata la situazione di stallo. In arrivo il Senato ‘dei 100′ tra urla e strepiti. Renzi: “Basta con la logica del no”

Il Senato dei Cento prende forma. Tra urla, strepiti e abbandoni dell’Aula, la riforma del Senato targata Renzi fa un passo avanti, e l’articolo 2 che ne stabilisce la nuova conformazione – fine dell’elezione diretta, 95 senatori provenienti dalle autonomie locali e cinque scelti dal Capo dello Stato – viene approvato con 194 sì, 26 no e otto astenuti. Pochissimi voti contrari, perché la Lega e il M5S decidono di uscire dall’Aula, «contro questa maggioranza schifosa», come la definisce il capogruppo pentastellato Vito Petrocelli, che ha «stravolto il concetto di Costituzione come atto d’amore».

Ma cento è il numero chiave della giornata di ieri, visto che tanti sono i senatori – da Sel, Lega, M5S, ma anche dissidenti di Forza Italia come Minzolini e del gruppo Per l’Italia come Mauro e Di Maggio – che firmano una lettera per denunciare la violazione «sistematica delle regole parlamentari», la «conduzione incerta e contraddittoria dei lavori d’Aula», le «ingerenze e provocazioni» del governo e del presidente del Consiglio Renzi. Un terzo della composizione attuale del Senato, e di questi molti non si presentano più tra i loro banchi in una sorta di Aventino o «obiezione di coscienza», come la definiscono i grillini. «Come possiamo immaginare di poter varare una così importante riforma costituzionale registrando l’assenza nei banchi del Senato di forze politiche importanti?», chiede in Aula l’ex ministro forzista Francesco Nitto Palma.

Ma per adesso così è, e dopo la tumultuosa giornata di giovedì, conclusasi nella notte con svenimenti e contusioni, ieri l’uscita dall’Aula di Lega e M5S (su cui si confrontano in una riunione di buon mattino, Sel prende una decisione diversa e resta in Aula dopo un’apertura da parte del governo e un colloquio col ministro Boschi) fa sì che la maggioranza proceda spedita, tanto da arrivare all’approvazione, appunto, dell’articolo 2, che significa aver archiviato oltre 4500 dei quasi ottomila emendamenti e vedere la possibilità di concludere la prima lettura a breve, nei tempi voluti dal governo. «L’approvazione dell’articolo 2 segna un passo avanti importante per arrivare, nei tempi stabiliti, a realizzare l’obiettivo», si compiace il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini. Soddisfatto anche il premier: agli «aventini» che lo accusano di essere provocatorio, replica serafico che «in Senato sentivo urlare “non si può, non si può”: non voglio fare citazioni americane ma noi siamo quelli del “si può fare”. Basta con la logica del no».