Siria, due attiviste italiane scomparse da sei giorni

Siria, due attiviste italiane scomparse da sei giorni

Scomparse da sei giorni

Cresce la paura per due giovani volontarie italiane in Siria. La Farnesina conferma la notizia della irreperibilità delle due italiane sulla quale, da subito, stanno lavorando l’unità di crisi e la nostra intelligence. Sono stati immediatamente attivati tutti i canali informativi e di ricerca per i necessari accertamenti.

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo si trovavano ad Aleppo per seguire progetti umanitari indipendenti nel settore sanitario e idrico. L’unità di crisi ha già preso contatto con le famiglie, che vengono costantemente informate.

Il 31 luglio su Skype

“Avevamo un appuntamento su Skype giovedì scorso, il 31 luglio, ma Greta e Vanessa non erano in linea. Dalla loro partenza, il 22 luglio, ci eravamo sentite tre volte, mi avevano confermato che il progetto nel quale erano impegnate andava avanti, tanto che avevano intenzione di restare ad Aleppo e mi consultavano proprio per l’invio di altri fondi”.

Così all’Adnkronos Silvia Moroni, presidente della onlus ‘Rose di Damasco’, una delle ong che sostenevano il progetto ‘Horryaty’ a favore della popolazione siriana, per il quale lavoravano Greta Ramelli e Vanessa M..

Il progetto ‘Horryaty’

“Le due ragazze sono partite per la Siria il 22 luglio – spiega – dopo che il 20 luglio avevamo fatto insieme una serata di raccolta fondi a Como. Il loro progetto è finanziato anche dalle associazioni ‘Ipsia’ e ‘Sos Siria’ di Varese, oltre che da ‘Rose di Damasco’ di Asso, in provincia di Como, e dalla comunità siriana araba in Italia”.

Il progetto, conclude Moroni, “era quello di acquistare kit di pronto soccorso e pacchi alimentari da distribuire al confine. In particolare, avendo loro fatto dei corsi infermieristici, istruivano i ragazzi in materia di pronto soccorso”.

La tensione delle famiglie

I familiari di Greta intanto si trincerano dietro un ”no comment”. Nella casa di Gavirate (in provincia di Varese) la tensione è palpabile, ma rassicura il filo diretto con il ministero degli Esteri. ”Per il momento – dicono all’Adnkronos – ci dispiace, ma sulla questione preferiamo non esprimerci, se ne sta occupando la Farnesina, non possiamo dire niente”.

Le indagini della Coalizione siriana

Poche parole anche dal rappresentante ad Aleppo della Coalizione nazionale siriana (principale blocco dell’opposizione al governo siriano di Bashar al-Assad): “Stiamo indagando” dice Ahmad Ramadan, rispondendo a Aki – Adnkronos International. “Non abbiamo altre informazioni oltre a quelle della loro scomparsa”.

Erano nell’abitazione del capo del Consiglio rivoluzionario

Secondo la ricostruzione del sito di informazione ‘Syria Mubasher’, le due attiviste italiane “sono state viste per l’ultima volta venerdì primo agosto, prima del rapimento da parte di un gruppo armato sconosciuto dall’abitazione del capo del Consiglio rivoluzionario della zona”.

Le ragazze, stando alla ricostruzione, dovevano “rimanere per qualche giorno nella casa”. Secondo l’inviato del sito di notizie, “le due cooperanti erano insieme a un giornalista che è riuscito a sfuggire al sequestro”.

Il post su Facebook

Pochi giorni prima della partenza, il 16 luglio, Vanessa Marzullo aveva scritto su FB: “Rosso, rosso come quel lettino, e sul lettino il corpicino martoriato della bambina di Aleppo le cui gambe sono state polverizzate da un’esplosione. Rosso come le macchie ormai incrostate sulle pareti e il pavimento, nell’angolo della stanza dove vi hanno torturati fino a farvi desiderare la morte, fino a farvi morire in maniera indicibile. Rosso come le braccia di un padre di Douma, un padre che si schiaffeggia il volto e urla chiedendo perché, perché debba abbracciare il corpo massacrato di suo figlio, era solo davanti casa quando è caduto quel colpo, era vivo questa mattina, come potrà dirlo a sua madre? Rosso come il sangue, rosso come il tappeto sul quale ha camminato il bastardo assassino oggi”.