Omicidio Fanella, fermate due persone: uno è un componente dei Nar
Altri due fermi nell’inchiesta sull’assassinio di Silvio Fanella, l’ex cassiere del gruppo Mokbel, ucciso a colpi d’arma da fuoco il 3 luglio scorso nella sua abitazione di via Gandolfi, alla Camilluccia. La squadra mobile di Roma li ha eseguiti nei confronti dei presunti autori dell’omicidio. I due avrebbero fatto parte dello stesso commando che – due anni dopo il tentativo di sequestro di Fanella in via Gaspara Stampa, a Roma, dove abitava la madre dell’ex cassiere – lo ha assassinato. Entrambi i fermati erano vicino al mondo dell’eversione di destra. Si tratta di Egidio Giuliani (ex esponente dei Nar residente in Piemonte, è stato pedinato e bloccato in zona Prati, poco distante dal palazzo di giustizia della capitale) e Giuseppe La Rosa, sorpreso dalla polizia in un appartamento a Novara.
Il capobanda
I due fermati lavoravano in una cooperativa di ex detenuti che si occupava del reinserimento in società al termine della pena. Secondo quanto ricostruito dai pm Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, Giuliani sarebbe stato a capo della banda che il 3 luglio scorso aveva tentato di rapire Fanella, tentativo finito invece con la morte dell’ostaggio. Giuliani, originario di Sora, da anni era andato a vivere a Novara, dove lavorava presso la cooperativa assieme all’altro arrestato. Ad incastrarli anche le tracce lasciate sul luogo dell’omicidio: alcune impronte digitali sono state individuate sui fogli, intestati alla Guardia di Finanza, che il commando – con la divisa delle Fiamme Gialle – ha utilizzato per fare irruzione nella casa di Fanella. Secondo quanto accertato dagli inquirenti i due fermati sarebbero giunti nella Capitale il 26 giugno scorso, forse per organizzare il blitz
L’agguato del 2012 e il fallito sequestro
Pochi giorni dopo l’esecuzione, erano state arrestate tre persone: Roberto Macori, Aniello Barbetta e Giovanni Plastino. Il provvedimento di fermo firmato dai pm della Procura di Roma Giuseppe Cascini e Paolo Ielo li collegava al delitto perché «l’episodio accaduto in via dei Gandolfi presentava numerose similitudini con quello dell’agosto 2012». In particolare l’azione del 3 luglio contro Fanella – il contabile condannato in primo grado per aver riciclato milioni di euro provenienti dalla maxi truffa Fastweb-Telecom Italia Sparkle – sarebbe stata compiuta «da almeno tre persone armate e munite di fascette per immobilizzare la vittima, che hanno esibito al portiere dello stabile dove abitava Fanella un tesserino di riconoscimento falso della Guardia di Finanza».
Il bandito testimone sotto sorveglianza
Nell’occasione rimase ferito il genovese Giovanni Ceniti, primo accusato di omicidio volontario: il giovane, ex di CasaPound, venne a lungo piantonato in ospedale, in stato di arresto, e controllato a vista in terapia intensiva per il timore che qualcuno potesse voler eliminare quello che era inizialmente l’unico indagato ma anche l’unico testimone della morte di Fanella.
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