Spending Review, servono 20 miliardi di tagli o interverrà il governo

Spending Review, servono 20 miliardi di tagli o interverrà il governo

Più di tre ore di confronto. A volte anche aspro. Da una parte il premier Matteo Renzi con il ministro per le riforme Maria Elena Boschi e il consigliere economico Yoram Gutgeld.
Dall’altro il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan con il commissario alla spending review Carlo Cottarelli e i tecnici della Ragioneria dello Stato. Sul tavolo i tagli al budget dello Stato necessari per affrontare una legge di stabilità il cui conto finale continua a lievitare. Secondo fonti presenti al vertice, alla fine, l’asticella dei tagli sarebbe stata alzata, come richiesto da Renzi, da 16 a 20 miliardi. Un obiettivo da far tremare i polsi e sul quale da domani inizierà un confronto one-to-one con i singoli ministri. «La nostra intenzione», spiega una fonte presente al vertice, «è responsabilizzare tutti i membri del governo, dovranno essere loro a proporre i tagli necessari a raggiungere i target che gli saranno assegnati». In realtà non solo i ministri, ma anche Regioni ed Enti locali saranno coinvolti, perché la spending review, ancora una volta, non risparmierà i loro budget. Ma se i ministri non riusciranno ad effettuare i tagli promessi? «Allora interverremo noi». Dove per noi si intende la Presidenza del consiglio.

LA LISTA

In realtà questa sorta di «Piano B», di intervento in seconda battuta, sarebbe già a buon punto. Nel cassetto di Cottarelli ci sono i dossier consegnati dai gruppi di lavoro istituiti dal commissario. In pratica uno per ministero, oltre a quelli che si occupano di materie comuni come gli acquisti o gli immobili e quelli di Regioni, Comuni e Province. Per ogni dicastero c’è già pronto un menù di tagli. Dalla razionalizzazione della rete diplomatica degli esteri, a quella delle Forze di polizia per il Viminale, fino al taglio dei dipartimenti della Presidenza e alla riduzione degli incentivi alle imprese alla quale sta lavorando il ministero dello Sviluppo e che potrebbe valere fino a 4 miliardi. Il menù, ovviamente, comprende anche il taglio delle municipalizzate saltato all’ultimo minuto dal decreto sblocca Italia e che sarà messo in conto al risparmio che dovranno garantire gli enti locali. Di quanto dovranno dimagrire i dicasteri? Renzi aveva parlato di un taglio del 3 per cento su una spesa complessiva di 700 miliardi. In realtà durante l’incontro sarebbe stato indicato un perimetro di spesa realmente «aggredibile» per le amministrazini centrali di circa 350 miliardi di euro, se non si vogliono toccare voci sensibili del bilancio dello Stato come pensioni e sanità. Dentro questo perimetro andranno ricercati i 20 miliardi, anche se il taglio del 3% comporterebbe risparmi solo per 7 miliardi. «Il 3%», spiega una fonte del governo, «è un obiettivo politico che serve a concordare con i ministeri tagli nei loro capitoli di spesa in modo da ottenere risparmi per 20 miliardi». Questo, insomma, significa che la percentuale di riduzione del budget non sarà uguale per tutti. C’è chi sarà chiamato a contribuire di più e chi meno. Nel vertice di ieri non si è invece discusso delle dimissioni di Cottarelli.

Palazzo Chigi attende le decisioni definitive del commissario che avrebbe espresso la volontà di essere indicato come successore di Andrea Montanino nel ruolo di direttore esecutivo del Fmi per l’Italia. L’indicazione da parte del governo per la carica dovrà essere effettuata entro il 15 settembre.