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Legge di Stabilità, è scontro tra Renzi e Camusso. Il Premier: “Le leggi non si scrivono con i sindacati ma in Parlamento”

Legge di Stabilità, è scontro tra Renzi e Camusso. Il Premier: “Le leggi non si scrivono con i sindacati ma in Parlamento”

Doveva essere un incontro utile anche ad abbassare i toni. Invece è diventato uno scontro al calor bianco. Sindacati, ma soprattutto Susanna Camusso, contro il governo. Renzi contro Camusso. Di nuovo. Come sabato quando la leader Cgil ha attaccato a testa bassa il premier davanti a una piazza San Giovanni gremita di manifestanti. Come domenica quando dal palco della Leopolda, Renzi ha replicato per le rime.

Anche stavolta lo scontro è stato a distanza

Ha iniziato Susanna Camusso, al termine del vertice con una folta rappresentanza del governo al ministero del Lavoro (i ministri Poletti, Padoan, Madia e il sottosegretario Delrio) sulla legge di Stabilità. «È surreale che in un incontro a così alto livello nessuno sia in grado di rispondere alle obiezioni. Non abbiamo discusso di nulla. Questa è la sintesi del rispetto che si ha per le parti sociali» attacca il numero uno Cgil, spalleggiata dalla Uil che, con il segretario confederale Carmelo Barbagallo, conferma: «I ministri non avevano il mandato a trattare».

Qualche ora dopo Matteo Renzi, ospite di Lilli Gruber su La7, replica a muso duro: «La cosa surreale è che Camusso dica che si deve trattare». Il premier è come sempre un fiume in piena: «Il governo deve parlare con i sindacati e lo deve ascoltare, ma è arrivato il momento che ognuno faccia il suo mestiere. Le leggi non si scrivono con i sindacati ma in Parlamento. Nessuno può pensare di trattare sulla legge di stabilità. Si tratta in Parlamento». E quindi: «Se i sindacalisti vogliono trattare si facciano eleggere, ce ne sono già, si troverebbero a loro agio». Più tardi dal suo entourage cercano di smussare: quello del premier non era un attacco al sindacato, ma l’invito a «una rivoluzione culturale».

A questo punto comunque la minaccia di uno sciopero generale è più realistica. È la stessa Camusso a dirlo, ancor prima della replica di Renzi: «Avevamo detto che saremmo andati avanti in assenza di risposte e mi pare che siamo in assenza di risposte».

STRADE DIVERSE

Su questa strada però, pur condividendo la delusione per l’incontro, Cisl e Uil non sembra vogliano seguire la Cgil. «Abbiamo chiesto al governo, dopo le sue valutazioni, di incontrarlo. Verificheremo se ci convocherà e cosa accoglie o cosa non accoglie» frena il numero uno Cisl, Annamaria Furlan. Poco prima aveva già detto che ci sono tante cose da modificare nella manovra, ma comunque la Cisl non la considera una manovra contro cui «c’è bisogno di occupare fabbriche e di scioperare». Cauta anche la Uil. «Gli scioperi articolati sono meglio di uno sciopero solo» aveva chiosato Barbagallo entrando al ministero del Lavoro.

I sindacati non sono riusciti a strappare nemmeno una data per un nuovo appuntamento. Anzi il ministro Poletti ha detto in modo chiaro che il governo «non pensa di fare più discussione generali». Diverso il discorso di confronti su «argomenti specifici». A gettare acqua sul fuoco delle polemiche ci prova Delrio: «La manovra – assicura – non è scritta sulla pietra»,purché non cambino i saldi. Non si sbilancia, invece, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il quale ignora l’ira dei sindacati e fa sapere che per lui l’incontro è andato «benissimo». Di certo è andata così nel secondo round, quello con i rappresentanti delle imprese. Dalle piccole alle grandi il giudizio è stato unanime: finalmente una manovra espansiva.