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Dimissioni di Napolitano, il Presidente in una nota: “Sono nella pienezza delle funzioni, farò il bilancio di questa fase straordinaria, poi deciderò”

Dimissioni di Napolitano, il Presidente in una nota: “Sono nella pienezza delle funzioni, farò il bilancio di questa fase straordinaria, poi deciderò”

Pochi sanno che Giorgio Napolitano spesso si reca nel grande studio da senatore a vita e presidente emerito al quarto piano di Palazzo Giustiniani, che fu di Oscar Luigi Scalfaro e nel quale fece trasferire tutti i propri libri alla vigilia dello scadere del primo settennato. Quei libri, allineati in nuovi scaffali tra pareti ornate con i «guazzi», ovvero gouaches partenopee in sostituzione di alcune cupe tele seicentesche, non hanno mai fatto ritorno al Quirinale. Ed è forse questo, considerando pure lo stretto rapporto che con la lettura ha Napolitano, il più significativo e concreto esempio di quanto davvero fosse a termine il secondo settennato. Quando poi davvero Napolitano prenderà possesso di quella sala da senatore a vita di diritto (laticlavio che già ricopriva prima di salire al Colle nel 2006), sarà lui stesso a deciderlo. Lo ricordava ieri una nota del Quirinale, calata come una lama di ghiaccio sulle recenti «ipotesi e previsioni relative alle eventuali dimissioni del presidente della Repubblica» cui «i giornali hanno dato ampio spazio». E cioè, per dirla in breve, sulla possibilità – cui in verità tutte le forze politiche hanno dato ampio credito, e alcune di esse perfino sperandolo – che Napolitano lasci il Quirinale già il prossimo gennaio, ipotizzando addirittura dimissioni comunicate direttamente ai cittadini italiani nel messaggio di fine anno, e confermate poi in via ufficiale in altra data. Data che invece, come anticipato ieri su questo giornale, ancora non c’è. La stessa nota del Quirinale lo sottolinea, affermando di non avere «né da smentire né da confermare» quelle che considera alla stregua di «libere trattazioni dell’argomento». Sottolineando – questo è il punto – come sia «esclusiva responsabilità del Capo dello Stato il bilancio di questa fase di straordinario prolungamento», e soprattutto «le decisioni che riterrà di dover prendere».

Decisioni dunque, e come ovvio, di stretta e persino personale competenza di Napolitano, che valuterà a seconda delle proprie esigenze, oltre che della condizione politica generale. Il cuore della precisazione quirinalizia è infatti in un passaggio nel quale si ricorda che «i termini della questione sono noti da tempo»: Napolitano, nel dare la propria disponibilità alla rielezione richiesta dalle principali forze politiche a cominciare da Forza Italia e Pd nella grave impasse istituzionale creatasi dalla difficoltà a trovare il successore, indicò al momento della rielezione – era il 20 aprile 2013 – «i limiti e le condizioni – anche temporali – entro cui accettava il nuovo mandato. Ciò non gli ha impedito e non gli impedisce di esercitare nella loro pienezza tutte le funzioni attribuitegli dalla Costituzione, tenendo conto anche della speciale circostanza della Presidenza italiana del semestre europeo».

Una precisazione, quella sulla «pienezza delle funzioni», in tutta evidenza non eludibile perché le indiscrezioni su una sua prossima uscita di scena, in una condizione di instabilità parlamentare e con molte riforme al vaglio, rischia di porre l’Italia in situazione di incertezza. Soprattutto agli occhi dell’Europa, oltre che dei mercati internazionali, per i quali il capo dello Stato italiano è garanzia di stabilità grazie alla durata certa del mandato, e tanto più Napolitano che troppo spesso ha dovuto fare da scudo a garanzia di tutto il Paese.