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Lotta al Terrorismo, Alfano: “La rete del terrore passa anche da noi: 53 italiani combattono con l’Isis”

Lotta al Terrorismo, Alfano: “La rete del terrore passa anche da noi: 53 italiani combattono con l’Isis”

La rete internazionale del terrore passa anche per l’Italia, inserita nella lista dei «Paesi bersaglio» che apparati di sicurezza e di intelligence aggiornano nelle ultime ore. L’attività di prevenzione si concentra sulla sorveglianza dei possibili obiettivi, ma soprattutto sull’analisi dei nominativi di «sospetti», persone coinvolte nelle inchieste o comunque finite sotto controllo per contatti e frequentazioni con ambienti jihadisti. Le relazioni trasmesse al governo da forze dell’ordine e 007 dopo la strage di Charlie Hebdo evidenziano il livello di minaccia e confermano il pericolo che arriva dai fondamentalisti che in Europa potrebbero aver già deciso di rispondere agli appelli giunti da Siria e Iraq affinché entrino in azione «in qualsiasi modo e con qualunque mezzo». Un quadro di situazione che fa dire al ministro dell’Interno Angelino Alfano: «L’Italia è esposta all’insidia terroristica per consistenti ragioni, la prima delle quali è rinvenibile nel privilegio di ospitare la massima autorità del cattolicesimo; per la vocazione atlantista del nostro Paese e per la sua tradizionale amicizia con gli Stati Uniti d’America».

L’informativa

L’informativa trasmessa dai servizi segreti sulla «evoluzione del rischio» evidenzia come «il fenomeno dei “foreign fighters” agisce da “connettore” tra dimensione endogena e internazionale della minaccia che nei Paesi occidentali, compreso il nostro, è potenzialmente riferibile a varie categorie di attori esterni e interni ai Paesi e in particolare: emissari addestrati e inviati dall’Isis o da altri gruppi, compresi quelli che fanno tuttora riferimento ad Al Qaeda; cellule dormienti, annidate in ambienti enclave occidentali; “foreign fighters” di rientro o “pendolari del fronte”; familiari o amici dei combattenti (donne incluse) attratti dall’eroismo dei propri cari; estremisti homegrown (cresciuti nei Paesi occidentali ndr ) che agiscono da soli o in microgruppi come “self starter” (che si muovono autonomamente ndr )».

La propaganda

Proprio in questo quadro, gli analisti inseriscono la scelta di chi è partito dall’Italia per andare ad addestrarsi. E aggiungono: «Rispetto al passato, che pure ha conosciuto flussi di mujahidin verso i teatri di conflitto, il potenziale di minaccia si pone in termini nuovi legati alla forte capacità attrattiva guadagnata dal teatro siro-iracheno e all’accresciuto ruolo di internet quale veicolo di propaganda, addestramento e comunicazione che ha concorso al deciso incremento delle partenze e al clima istigatorio alimentato dalla copiosa pubblicistica d’area che esorta i musulmani in Occidente a servire la “causa” attraverso azioni individuali nei Paesi di residenza». Ma parlano anche dei nordafricani che, dopo l’addestramento in Siria o Iraq, potrebbero arrivare in Europa per sfuggire all’arresto negli Stati d’origine.

La combattente

Alfano parla della minaccia terroristica di fronte a una Camera incredibilmente semideserta. Ribadisce che «tra le 53 persone finora coinvolte nei trasferimenti verso i luoghi di conflitto, che hanno avuto a che fare con l’Italia nella fase della partenza o anche solo in quella di transito, quattro hanno nazionalità italiana. Tra loro ci sono il genovese Giuliano Delnevo, morto in combattimento ad Aleppo, e un giovane marocchino naturalizzato, che si trova attualmente in un altro Paese europeo. La quasi totalità di queste persone è ancora attiva nei territori di guerra, mentre la restante parte, decisamente minoritaria, è deceduta in combattimento o è detenuta in altri Paesi». Secondo le informazioni acquisite nelle ultime settimane dall’Antiterrorismo della polizia e dai carabinieri del Ros sono 14 i morti, mentre gli altri due italiani sono Giampiero F., 35 anni, e Maria S., 27 anni. Lui è nato a Reggio Calabria ma è cresciuto a Bologna e lì è diventato un «seguace del Califfo». I familiari ritengono che sia in Siria, ma non è esclusa la possibilità che sia entrato in Iraq e sia tuttora detenuto lì. Lei è invece nata a Torre del Greco, in provincia di Napoli, ma si è trasferta a Milano dove ha sposato un marocchino che l’ha convertita e rinominata Fatima. L’ultima traccia l’ha lasciata su un volo Roma-Istanbul, ma dalla Turchia sarebbe poi entrata in Siria.