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Pubblica amministrazione, Censis: circa 4.2 milioni di italiani hanno chiesto raccomandazioni per accelerare una pratica

Pubblica amministrazione, Censis: circa 4.2 milioni di italiani hanno chiesto raccomandazioni per accelerare una pratica

Circa 4,2 milioni di cittadini sarebbero ricorsi a una raccomandazione o all’aiuto di un parente, amico e conoscente, per ottenere un’autorizzazione o accelerare una pratica della pubblica amministrazione. E 800mila avrebbero fatto un regalo a dirigenti pubblici per avere in cambio un favore. E’ quanto emerge dai principali risultati della ricerca ‘La composizione sociale dopo la crisi’, realizzata dal Censis.

Per il 50,5% degli italiani la pubblica amministrazione funziona male, per il 63,5% non è cambiata e per il 21,5% è addirittura peggiorata. Chiedono il pugno di ferro per corrotti e fannulloni: il 45,3% vorrebbe regole più severe e licenziamenti nel pubblico impiego.

Un altro sintomo delle difficoltà di rapporto dei cittadini con la pubblica amministrazione è il ricorso a soggetti di intermediazione (Caf, patronati, ecc.) per relazionarsi con gli uffici pubblici: nell’ultimo anno lo hanno fatto 3,3 milioni di italiani.

Ora che si annuncia la ripresa, gli italiani dicono no a ogni forma di precariato. Per il 67,5% pagare meno o dare meno tutele a chi entra nel mercato del lavoro non è giusto, perché si creano fasce di lavoratori penalizzati e facilmente ricattabili. Il 19,3% lo considera inevitabile, altrimenti le aziende non assumerebbero nuovo personale (devono poterlo mandare via se non vale). Per il 13,2% invece è giusto, perché per forza di cose il nuovo arrivato è meno capace e produttivo: deve imparare.

Le persone a rischio di povertà o esclusione sociale in Italia sono aumentate di oltre 2,2 milioni negli ultimi sei anni di crisi: sono passate da 15.099.000 a 17.326.000. Il tasso di persone a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 28,4% in Italia, superiore a Spagna (27,3%), Regno Unito (24,8%), Germania (20,3%) e al valore medio dell’Ue (24,5%).

Le disuguaglianze sono aumentate perché chi meno aveva più ha perso: nell’ultimo anno gli operai hanno avuto un taglio della spesa media familiare mensile del 6,9%, gli imprenditori del 3,9% e i dirigenti dell’1,9%.