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Caso Marò, brutte notizie dal governo indiano: “Non è solo una discussione fra due esecutivi, decide la magistratura indiana”

Caso Marò, brutte notizie dal governo indiano: “Non è solo una discussione fra due esecutivi, decide la magistratura indiana”

La «soluzione diplomatica condivisa» auspicata da Matteo Renzi e Giorgio Napolitano per i due marò sembra lontana. Da New Delhi il governo indiano gela le speranze di Roma: «Non è solo una discussione fra due esecutivi, ma è un tema all’esame della magistratura indiana» che «deve esprimersi prima che si possa andare avanti».

Dopo giorni di indicrezioni su una presunta trattativa sotto traccia tra i due governo, il portavoce Syed Akbaruddin ammette che «è difficile spiegare a che punto siamo per il semplice fatto che la questione è all’esame della giustizia». Il messaggio è chiaro: «Mentre il governo indiano può avere un punto di vista e considerare varie opzioni, fondamentalmente questa questione è in mano alla giustizia e dovrà andare attraverso un percorso legale ed arrivare ad una decisione della magistratura affinché si possa andare avanti».

A mo’ di esempio il portavoce ricorda che «giorni fa il governo italiano ha cercato di ottenere una estensione della permanenza in Italia di uno dei due Fucilieri» e che «il governo indiano non era contrario a che essa fosse concessa». Ma comunque, aggiunge, «la Corte Suprema ha assunto una posizione fortemente contraria a questa richiesta, per cui i legali hanno ritirato l’istanza». Tutto questo, conclude, per dire che «si deve capire che questa non è una discussione solo fra due governi, ma coinvolge la giustizia indiana che è libera, trasparente e imparziale e che si formerà una opinione indipendente su quanto è avvenuto».

Ieri la posizione del governo indiano era stata criticata anche dal cardinale Angelo Bagnasco: «È un fatto che non comprendo. Le situazioni sono complicate, ma tre anni sono molti. Si presume che non ci sia molta disponibilità da parte di chi dovrebbe dimostrarla. E non parlo del nostro governo», aveva detto il numero uno della Cei. Il giorno prima, da New Delhi, erano arrivati gli auguri di Salvatore Girone: «Buon Natale ai cari colleghi che sono impegnati nelle missioni, a coloro che aiutano il prossimo in difficoltà e al collega e amico Latorre». Quest’ultimo, in convalescenza in Puglia, ha ringraziato il collega e gli italiani che lo hanno sostenuto.

Il 19 dicembre l’India aveva ammesso che stava «valutando una proposta del governo italiano per il reperimento di una soluzione consensuale» della vicenda. Una svolta che era arrivata dopo il secco “niet” della Corte Suprema alle istanze di Latorre e Girone. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni si era mostrato fin da subito prudente, confermando che c’era in corso da mesi un dialogo tra i due governi per risolvere e dare un contributo politico, che tuttavia aveva avuto «un raccolto deludente». Un pessimismo confermato dai fatti con lo stop di oggi da parte del governo indiano: il futuro dei due marò sarà deciso dai giudici. Ecco perché c’è ben poco da essere ottimisti.