316 sì, il Governo è ancora salvo

316 voti favorevoli permettono al Governo di portare a casa la fiducia alla Camera. Il Premier soddisfatto si congratula con i suoi mentre tra i banchi la maggioranza inizia a festeggiare. Non si sono presentati alla chiama in dodici tra questi Luciano Sardelli, ex dei Responsabili, bollato come traditore dal Pdl e considerato una sorpresa negativa dallo stesso Berlusconi. Altri due assenti illustri sono stati Fabio Gava e Giustina Destro del Pdl che insieme a Sardelli dovrebbero iscriversi al gruppo Misto.
Intanto il Presidente del Consiglio galvanizzato dall’ennesima vittoria in Aula ha annunciato che ”d’ora in avanti mi trasferirò come sede principale di lavoro in Parlamento, perché le riforme varate dal governo devono essere trasformate in legge”. Berlusconi indica la road map del processo riformatore: ”Abbiamo da attuare la riforma dell’architettura istituzionale, la legge elettorale, le riforma del fisco e quella della giustizia”.
Soddisfatto anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano secondo cui il governo esce “certamente rafforzato” dal voto di fiducia. L’esecutivo ha ottenuto “una fiducia piena a numeri pieni, con una maggioranza numerica e politica”. Alfano striglia poi l’opposizione: “Ha tentato di far venir meno il numero legale, ma hanno sbagliato tecnica e strategia. La maggioranza – ribadisce – ne esce rafforzata” e con nuova linfa “per fare le riforme. Scelgono sempre il 14 – afferma con ironia – ma dovrebbero cambiare data. Le forze dell’opposizione – incalza – hanno confermato di non essere una alternativa di governo e di non avere la cultura di governo”.
“Il 14 porta bene. L’anno scorso era il 14 dicembre, ora il 14 ottobre”, commenta il Ministro dell’Interno Roberto Maroni subito dopo il voto. “Credo alla cabala anche se sono padano”, aggiunge ironico. Anche il leader del Carroccio Umberto Bossi che a chi gli chiede se sia soddisfatto dice ”sì, mi sembra di sì”.
Momenti di tensione in Aula si sono registrati, proprio sulla questione del numero legale, tra tre dei cinque deputati Radicali presenti per il voto e alcuni deputati del Pd. Uno scambio di battute piuttosto acceso, infatti, tra Melandri e Nannicini che hanno contestato ai Radicali proprio la presenza in Aula che ha consentito di raggiungere il numero legale, e i deputati Radicali Farina, Coscioni, Turco e Beltrandi. Anche Rosy Bindi sbotta contro l’ingresso in aula della componente radicale: “Quando gli str.. sono str.. galleggiano senz’acqua”. A calmare gli animi ci prova Maurizio Lupi del Pdl: “State calmi che tanto anche senza radicali avevamo superato il numero legale. Stavamo già ai 315″. Anche se non sono stati determinanti ai fini del numero legale, infatti, secondo la presidente dei Democratici, i radicali continuano comunque a comportarsi “da autosospesi” perché sono entrati in aula prima del via libera del gruppo Pd. “Bersani ha detto: ‘vadano per la loro strada’. Ecco, lo facciano e qualunque cosa dica Pannella – aggiune Bindi – la via giusta è quella nostra”.
Torna invece a spostare la lente su Palazzo Chigi il segretario del Pd Pier Luigi Bersani secondo cui “questo governo morirà di fiducia. Oggi ha avuto un voto al ribasso”, sottolinea Bersani. Il Pd “continua la battaglia” sia con la manifestazione del 5 novembre sia “con la costruzione di un’alternativa che in questi giorni si è rafforzata”.
Per Antonio Di Pietro “il governo non c’è più: non ha una maggioranza politica, ma solo numerica ed è dovuta al fatto che i radicali hanno cercato la loro visibilità”. Il leader dell’Idv manda poi una stoccata ai radicali dimentichi “che ci sono momenti topici in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Li rispetto ma non condivido il loro comportamento”.
Secondo il leader Udc Pier Ferdinando Casini “il voto adesso è più vicino, certamente”. “La strategia di Berlusconi è chiara, limpida: arrivare tra qualche settimana quando lo scioglimento delle Camere sarà possibile per votare nei primi mesi del 2012″.
Il presidente della Camera Fini durante un’iniziativa di Futuro e libertà avverte: ”Se il governo non si rende conto della drammatica realtà che esiste nel Paese, più che governare continuerà a galleggiare”. “Il governo – chiarisce Fini – ottenuta la cinquantunesima fiducia, è pienamente legittimato a governare e ha tutto il diritto di andare avanti”. Tuttavia Berlusconi e i ministri dovrebbero prendere atto dei “mille problemi che ha il Paese. Se alla Camera si discute la legge sulle intercettazioni e al Senato il processo breve, vuol dire che il governo non vuole occuparsi delle questioni che stanno a cuore agli italiani”.
Le prime novità nel governo dopo il voto di fiducia sono arrivate dal Cdm nel pomeriggio, che ha nominato Katia Polidori e Aurelio Misiti come viceministri, mentre Giuseppe Galati dei Cristiano Popolari è diventato sottosegretario all’Istruzione. Il senatore del Pdl, Guido Viceconte, sarà invece sottosegretaro all’Interno.
Nomine non gradite all’opposizione che grida allo scandalo. ”La maggioranza si comporta come se avesse aperto un banco al mercato di Porta Portese”, attacca Bersani mentre di ”compravendita” parla il numero due di Fli Italo Bocchino chiedendo l’intervento del Colle. Stessi toni per Massimo Donadi dell’Idv per il quale ”i nuovi incarichi significano due sole cose: la prima è che sono proprio senza vergogna, la seconda è che Berlusconi sta pagando le sue cambiali politiche”.
Al termine del Consiglio dei ministri, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è recato al Quirinale per incontrare il Capo dello Stato Giorgio Napolitano.