Peter Stein e il suo Macbeth tragico e consapevole

Macbeth è una specie di eroe tragico che muore con la consapevolezza che il potere usurpato è stato ottenuto solo al prezzo del sangue”. Così il regista tedesco Peter Stein racconta all’Adnkronos la sua messa in scena del ’Macbeth’ di Giuseppe Verdi, che domenica sera aprirà la stagione 2012 del Teatro dell’Opera di Roma con la direzione di Riccardo Muti. Una scelta registica che si avvale del primo finale scritto per l’opera da Giuseppe Verdi, in cui il protagonista muore in scena cantando un aria che termina con le parole ‘Muoio al cielo al mondo in ira, vil corona! E sol per te’.
‘Muti – spiega Stein – ha scelto di mettere in scena la seconda versione”, quella che Verdi rielaborò nel 1865 per Parigi, ”fino a un certo punto. Poi ha voluto la prima versione”, quella del 1847, anno in cui l’opera debuttò al Teatro della Pergola di Firenze. ”Quell’edizione – aggiunge Stein – è un vero miracolo del giovane compositore, perché per la prima volta Verdi forza la struttura dei recitativi e delle arie facendo correre l’azione senza freno fino alla fine”.
Rispetto all’originale di Shakespeare, Verdi ”nel rispetto delle regole dell’opera lirica, semplifica il testo ma mantiene inalterato il senso e la drammaturgia della tragedia. E soprattutto resta evidente la psicologia dei due protagonisti, Macbeth e la Lady, l’uno che è cosciente dei crimini che si appresta a compiere per raggiungere il potere, assalito costantemente dalla tendenza a riflettere, a tornare indietro. Cosa che lo porta vicino alla follia, con le visioni della lama insanguinata e del fantasma di Banco, ma che lo protegge dalla vera pazzia, che invece colpisce l’altra, la Lady, personaggio sempre deciso e determinato, che mai ha queste visioni, ma che alla fine impazzisce davvero e muore di una morte che è una specie di implosione”.
Secondo il regista tedesco ”questo è uno degli aspetti più interessanti del ‘Macbeth’, che è un’analisi lucidissima sulle dinamiche del potere usurpato. Macbeth e la Lady sono figure di uomini e donne, come ce ne sono oggi e ce ne sono state in passato, che vogliono arrivare al potere calpestando tutte le regole, dando via libera alla loro vena criminale e creando intorno a loro dei disastri. Ed è emblematico – sottolinea – che quando perdono il potere, soccombono”.
Quanto all’attualità di un personaggio come Macbeth, Stein non ha dubbi: ”L’Europa del XX secolo ne ha visti almeno due: Hitler e Stalin. Oggi ci sono molti dittatori dei paesi arabi che sono assimilabili al personaggio scespiriano. Quanto a Berlusconi – precisa – non ha la statura tragica di Macbeth, è più un clown che appartiene al mondo dell’intrattenimento e della satira, un mini-Macbeth. Io non sono italiano – sottolinea il regista – e posso solo dire che da fuori Berlusconi era visto come una buffoneria con conseguenze tragiche”.
L’attualità del dramma di Shakespeare e dell’opera di Verdi, secondo Stein, sta anche ”nel rifiuto da parte del popolo di accettare le nefandezze del tiranno. Già dalla fine del secondo atto (l’opera è in quattro atti, ndr), dopo la scena del banchetto, il popolo si rende conto della pericolosità del re e lo rifiuta, fino ad arrivare al finale in cui Macbeth viene sconfitto e al suo posto sale sul trono il legittimo re”.
L’opera arriva a Roma dopo il debutto dell’estate scorsa al festival di Salisburgo. Stein ha dovuto apportare delle modifiche per adattare la regia, nata per l’immenso palcoscenico austriaco, al tradizionale spazio del Teatro romano. ”Si è perso in spazialità – spiega il regista – ma si è guadagnato in concentrazione non solo visiva, ma anche acustica, perché il Teatro dell’Opera ha un’acustica che la Felsenreitschule di Salisburgo non ha”.
La firma di Stein si vede soprattutto in alcune soluzioni registiche, come quella di affidare la parte delle tre streghe ad altrettanti attori, mentre il coro canta camuffato da alberi o elementi naturalistici che rendono l’idea della foresta. ”Era inverosimile – chiarisce il regista – immaginare tre streghe interpretate da un intero coro. Come nella scena dell’uccisione di Banco, il coro canta dietro e i sicari sono quattro attori che inseguono il personaggio e lo uccidono. Anche in questo caso sarebbe stato assurdo rendere la scena con un intero coro maschile che insegue e uccide il personaggio”.
La prima di domenica sarà anche un evento mondano al quale è prevista la partecipazione di molti personaggi della politica e delle istituzioni, oltre ai consueti vip. Tra gli invitati ci sono il ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, l’assessore capitolino alla Cultura, Dino Gasperini, il vice presidente e assessore alla Cultura della provincia di Roma, Cecilia D’Elia, il segretario generale della Camera, Ugo Zampetti, l’ambasciatore inglese Christopher Prentice, l’ambasciatore messicano, Cabanas Izquierdo, i principi Carlo e Camilla di Borbone, il presidente della Corte Costituzionale, Alfonso Quaranta e il presidente dell’Unione Industriali di Roma, Aurelio Regina.