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Omicidio Meredith, la Corte spiega l’assoluzione: Mancano le prove di colpevolezza di Amanda e Raffaele

La Corte d’Assise di Perugia ha depositato le motivazioni della sentenza di assoluzione in secondo grado per Amanda Knox e Raffaele Sollecito dall’accusa di aver ucciso Meredith Kercher. Nelle 144 pagine che dovevano essere depositate entro il 3 gennaio prossimo, i giudici estensori sostengono che ”gli unici elementi indiziari che rimangono fermi, (consumazione del reato di calunnia, ma privo dell’aggravante contestata, non totalmente comprovata veridicità dell’alibi e dubbia attendibilità del teste Quintavalle) non consentono neanche nel loro insieme di pervenire a ritenere comprovata in qualche modo la colpevolezza di Amanda Knox e Raffaele Sollecito”.
Una volta esclusa la sussistenza della prova di colpevolezza a carico degli attuali imputati, non spetta a questa Corte prospettare quale possa essere stato il reale svolgimento della vicenda. Né se l’autore del reato sia stato uno o più di uno, né se siano state o meno trascurate altre ipotesi investigative”. ”Il venire meno degli elementi materiali del progetto accusatorio non consente, ovviamente, di pervenire ad una pronuncia di colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio”. Per i giudici, ”la corte d’Assise di primo grado, per poter ricostruire la vicenda sottoposta al suo esame ha ritenuto di poter coordinare elementi di fatto, ritenuti di per sé stessi certi ma di significato non del tutto univoco, in un quadro unitario nell’ambito del quale ciascuno di quegli elementi potesse conseguire un chiarimento definitivo e tutti, nel loro insieme, un significato univoco, si da assurgere a prova di colpevolezza”. “Ora però – concludono i giudici – sono venuti meno gli stessi ‘mattoni’ di quella costruzione: non si tratta cioè soltanto di una diversa ricollocazione di quei ‘mattoni’, tale da non consentire l’attuazione del progetto architettonico disegnato, ma piuttosto di una mancanza del materiale necessario per la costruzione’