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Fini: sugli immigrati non si cambia, vanno riconosciuti i figli nati in Italia

Andiamo avanti sullo ius soli, cioè il riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia. Così il presidente della Camera Gianfranco Fini. I figli di immigrati nati in Italia possono ambire alla cittadinanza solo al compimento del 18esimo anno di età e dopo un iter burocratico lungo e complesso. La possibilità di arrivare a una legge che cambi le cose in questa legislatura “dipende – spiega Fini a margine dell’incontro in corso a Montecitorio ‘Figli d’Italia. Italiani che devono chiedere permesso’ – dalla decisione delle singole forze parlamentari e, all’interno di queste, dai singoli deputati, ma me lo auguro. E’ un tema che, dopo le parole del capo dello Stato, deve essere affrontato con una nuova legge”.
Intanto, dalle anticipazioni del quarto rapporto 2011 Anci-Cittalia, presentate oggi, emerge che sono in forte aumento i minori stranieri non accompagnati accolti in Italia: sempre di più i maschi, sempre piùavanti negli anni e nella maggior parte dei casi provenienti da Afghanistan, Bangladesh e Nord Africa.
L’escalation c’è stata soprattutto nell’ultimo anno: si è passati dai 5.879 presi in carico nel 2009 ai 4.588 nel 2010 fino ad arrivare ai circa 7.500 minori censiti a novembre 2011 dal Comitato minori stranieri. Dall’indagine Anci-Cittalia, realizzata su 5.951 comuni ossia il 73,5% di tutti i comuni italiani, emerge che sono 845 quelli che nel 2010 hanno accolto minori stranieri non accompagnati. Si tratta soprattutto dei comuni capoluogo e di città con oltre 100mila abitanti dove sono accolti fino al 67,8% del totale. In calo, invece, i minori accolti nei centri di medie dimensioni mentre aumentano i ragazzi accolti nei centri con meno di 15mila abitanti.
”Fallire nell’integrazione porterà frutti amari nel futuro”, ha detto il ministro della Cooperazione internazionale e dell’integrazione Andrea Riccardi, intervenuto alla presentazione del rapporto. ”La sfida che abbiamo come Italia è quella di realizzare un percorso di inserimento dei giovani immigrati che abbia successo”, ha affermato il ministro.
”Non facciamo né buonismo né cattivismo – ha poi sottolineato – ma esclusivamente un discorso di interesse nazionale contemperando umanità e sicurezza, diritti e doveri”. ”L’integrazione – ha concluso – richiede politica e risorse, ma soprattutto una nuova cultura dell’integrazione perché senza cultura le risorse non bastano”.