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Su Cosentino decisivi i Radicali e Lega. Maroni “sconfitto” ma non strappa con Bossi

”Non ho condiviso la posizione di lasciare libertà di voto. Io ero favorevole all’arresto, perché ritengo non ci fosse fumus persecutionis. Ma non c’è nessun disaccordo con Bossi”, assicura Roberto Maroni che ribadisce: “Credo che non ci debba essere differenza tra deputati e cittadini normali e se non ci fosse stata la parolina ‘on.’ davanti al nome di Cosentino, probabilmente sarebbe stato arrestato”.
Umberto Bossi, tra i deputati che non hanno partecipato al voto insieme al leghista Marco Maggione e 8 deputati del Pdl tra cui Jole Santelli, Antonio Martino e Giulio Tremonti, assicura che Silvio Berlusconi non lo ha convinto e che era già persuaso di dover lasciare libertà di scelta ai propri deputati. “La storia della Lega non è mai stata forcaiola. La linea che avevamo stabilito era di lasciare libertà di coscienza e nel dubbio di votare sì. Così è stato. Nella Lega non c’è stata nessuna rissa e abbiamo trovato subito l’accordo”. E a chi lo incalza ricordandogli che Maroni non sarà contento di come è andata oggi ribatte: “Non è che piangiamo per questo e comunque, i magistrati, invece di intasare il Parlamento con le loro pratiche, facciano i processi. I condannati escono dal carcere e loro, invece, vogliono mandare in galera quelli che non hanno nemmeno avuto un processo”.
Nel Pd in 2 non hanno partecipato al voto: Beppe Fioroni e Giovanni Sanga, entrambi ricoverati in ospedale. Non hanno preso parte alla votazione anche i due responsabili Saverio Romano e Maria Grazia Siliquiini.
Soddisfatto Silvio Berlusconi , che, commentando il voto, ha dichiarato: ”Ero convinto che questa sarebbe stata la decisione del Parlamento che non poteva rinunciare alla tutela di se stesso. E’ una decisione assolutamente giusta, in linea con la Costituzione”. ”Questa decisione – ha aggiunto – conferma che il processo continuerà regolarmente senza intoppi e il deputato Cosentino lo affronterà da uomo libero”.
Il Cavaliere ha detto di non sapere se il voto segreto sia stato decisivo nella decisione della Camera ma quanto al cambiamento di posizione della Lega ha spiegato: ”Non c’era in tutte le accuse una cosa che convincesse in qualunque modo”. ”Non è che io ho convinto Bossi, è che le cose erano di per sé convincenti – ha assicurato – , perché il fumus persecutionis era chiaro”.
”Anche la personalità di coloro che avevano fatto i primi giudizi – ha continuato Berlusconi – era da mettere tutta in discussione. Infatti un magistrato si è prodotto in azioni politiche di contrasto alla nostra parte politica. Direi che c’era anche questa componente che metteva in guardia sulla veridicità delle accuse”.
Da parte sua il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha risposto così a chi gli chiedeva un commento sull’esito del voto: “Chiedete alla Lega. Lo spiegheranno loro…”. Mentre il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, ha sottolineato: “Purtroppo dobbiamo constatare che il voto dei Radicali, motivato politicamente, è stato determinante. E’ un’altra ferita”.
Per il leader Udc Pier Ferdinando Casini il no alla richiesta d’arresto è “un errore politico”. ”Io non l’avrei fatto”, ha aggiunto.
Antonio Di Pietro ha sottolineato: “In democrazia nessuno è esente da critiche, neanche il capo dello Stato. E non c’è dubbio che questo governo e questa maggioranza parlamentare li ha voluti lui”. “Io chiedo – ha affermato il leader Idv – ora che con un mercato delle vacche hanno garantito l’impunità a Cosentino, il capo dello Stato intende difendere i magistrati o no. Questo Parlamento non ha più nulla da dire. Si deve andare a votare il prima possibile”, ha concluso.