• Home »
  • Evidenza »
  • Arriva il primo taglio alla casta, ma e’ un bluff: i 1300 euro lordi “tagliati” sono solo un mancato aumento

Arriva il primo taglio alla casta, ma e’ un bluff: i 1300 euro lordi “tagliati” sono solo un mancato aumento

L’ufficio di presidenza della Camera ha deciso di “ridurre il trattamento economico dei parlamentari, tutti e 630, di 1.300 euro lordi. Il provvedimento è immediatamente operativo”. Lo ha spiegato al termine dell’ufficio di presidenza il vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione. I deputati avranno quindi un taglio dello stipendio di circa “700 euro netti”, ha aggiunto Buttiglione.
L’ufficio di presidenza della Camera ha anche confermato, e reso immediatamente operativo, “il passaggio al sistema contributivo” per i deputati ed anche per i dipendenti di Montecitorio. “I parlamentari -ha chiarito Buttiglione- in questo modo percepiranno una pensione che è poco più della metà di quella attuale”.
Deciso, infine, anche il taglio del 10 per cento l’indennità di carica. Si tratta di quelle indennità percepite da “figure apicali”, come il presidente della Camera, i vicepresidenti, i questori e i presidenti di commissione.
Sempre sul fronte dei tagli, anche il governo accelera: il premier Mario Monti ha trasmesso al presidente del Senato, Renato Schifani, e al presidente della Camera, Gianfranco Fini, lo schema di provvedimento concernente il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel ‘Salva Italia’”.
”Il governo Monti è pienamente consapevole dell’importanza del contenimento dei costi degli apparati burocratici. Dal buon esito dell’operazione dipendono sia il successo dei programmi di risanamento dell’economia, sia quello degli stimoli alla crescita e competitivita”’. Si legge in una nota di Palazzo Chigi nella quale si precisa: “Il dl è in linea con gli scopi che il governo si è prefissato”. E cioè, ”eliminare o quanto meno ridurre gli sprechi connessi alla gestione degli apparati amministrativi”.
Per questo motivo, recita la nota di palazzo Chigi, ”in tempi considerevolmente inferiori a quelli indicati dal decreto-legge approvato dal Parlamento lo scorso dicembre, e fissati in novanta giorni, il presidente Monti ha trasmesso al presidente del Senato, Renato Schifani, e al presidente della Camera, Gianfranco Fini, lo schema di provvedimento concernente il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel “Salva Italia””.
”Il provvedimento -si legge nel comunicato- si fonda su due principi: 1) Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della Corte di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle pubbliche amministrazioni. In nessun caso l’ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite. 2) Per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita, presso altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l’incarico non potrà superare il 25% del loro trattamento economico fondamentale”.
“Resta valido – aggiunge la nota – il tetto massimo indicato in precedenza. Lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri verrà sottoposto al preventivo parere delle competenti commissioni di Senato e Camera. Contestualmente, la Ragioneria generale dello Stato indicherà le modalità di versamento al Fondo per l’ammortamento dei Titoli di Stato delle risorse rese disponibili dall’applicazione dei limiti retributivi stabiliti dalla norma. Le risorse così risparmiate non potranno andare a copertura di altre spese”.
”Il decreto presentato oggi -assicura palazzo Chigi- è in linea con gli scopi che il Governo, sin dal suo insediamento, si è prefissato affinché il tema divenisse parte integrante, e centrale, dell’agenda istituzionale. I provvedimenti varati finora – in particolare quelli noti come “Salva Italia” e “Cresci Italia” – procedono in questa direzione. Intendono cioè eliminare – o quanto meno ridurre – gli sprechi connessi alla gestione degli apparati amministrativi”.
Oltre che per i parlamentari, il sistema contributivo pro-rata verrà applicato anche ai dipendenti di Montecitorio. “Nell’odierna riunione, l’Ufficio di Presidenza, sulla base degli indirizzi adottati lo scorso 14 dicembre in tema di riforma del trattamento pensionistico dei dipendenti della Camera dei deputati, ha deliberato che -si spiega in una nota- a decorrere dal 1° gennaio 2012 l’introduzione del sistema contributivo pro-rata, l’innalzamento a 66 anni del requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia e a 67 anni a partire dal 2021, l’innalzamento a 41 anni per le donne e a 42 per gli uomini dell’anzianità contributiva per l’accesso alla pensione anticipata”. “E’ stato altresì deliberato -si spiega- di recepire il contributo di perequazione per le quote di pensione dei dipendenti della Camera superiori ai 200.000 euro, previsto, nella misura del 15%, dal decreto-legge n. 201 del 6 dicembre 2011 per la generalità dei pensionati. Le modalità applicative delle misure previste da tali decisioni saranno definite, secondo cadenze differenziate, entro il 15 marzo 2012″.