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Italiani rapiti in India, ultimatum scaduto ma l’ambasciatore italiano assicura: Siamo in trattativa

Paolo Busasco

La Farnesina ha confermato il rapimento e l’identità di due italiani in India, nello stato dell’Orissa. Si tratta di Paolo Bosusco, 54 anni, e di Claudio Colangelo di 61 anni. Il sequestro, da parte di un gruppo maoista, è stato confermato anche dal capo della polizia locale, Manmohan Praharaj.
Il presidente del Consiglio segue la vicenda ”in contatto diretto con il ministro degli Esteri Giulio Terzi – ha affermato Monti – che sta seguendo con le sue strutture questa situazione in tempo reale, minuto per minuto e mi tiene informato”.
Intanto l‘ambasciatore italiano in India, Giacomo Sanfelice, ha fatto sapere che “non abbiamo notizie dirette” sulle condizioni dei due italiani sottolineando che “aspettiamo che ci sia un riscontro da parte dei rapitori che diano una risposta all’appello lanciato questa mattina dal chief minister dello stato di Orissa”.
Insieme con i nostri connazionali c’erano anche due indiani, che però sono stati rilasciati quasi immediatamente. Bosusco e Colangelo si trovavano nella zona dal 12 marzo insieme ai due indiani di Puri, precisano ancora le fonti locali. Secondo il capo della polizia locale i due italiani erano arrivati insieme a due tour operator locali a Daringibadi, una localita’ turistica nel distretto di Kandhamal, ma la polizia li aveva avvisati della minaccia maoista nell’area dove intendevano recarsi.
L’unità di crisi è in strettissimo contatto con le famiglie di entrambi i connazionali. L’ambasciatore italiano in India, Giacomo Sanfelice, si è subito attivato presso le autorità indiane a livello centrale, precisano ancora le fonti della Farnesina all’Adnkronos, e a livello locale attraverso il console generale a Calcutta, Joel Melchiori, giunto oggi a Bhubaneswar, capitale dell’Orissa.
Il governo centrale di Nuova Delhi, attraverso il portavoce del ministro degli Esteri indiano, S.M. Khrishna – assicura che “l’India tiene l’Italia costantemente informata degli sforzi che il governo di Orissa sta facendo per il rilascio dei due italiani rapiti”.
Secondo quanto dichiarato dai due indiani rilasciati, i maoisti avrebbero detto di non voler fare del male ai due ostaggi italiani ma hanno ribadito che non li rilasceranno fino a quando non saranno accolte le loro richieste. I rapitori hanno diffuso infatti una rivendicazione in cui chiedono la liberazione dei prigionieri politici e la fine dell’operazione ‘Green hunt’, lanciata nel novembre del 2009 dal governo indiano contro i ribelli maoisti della regione. “Abbiamo catturato due italiani e abbiamo fissato una scadenza per domenica sera”. “Il governo – avvertono i sequestratori – se non rispetterà le richieste e l’ultimatum sarà l’unico responsabile di ciò che accadrà ai turisti”.
Il gruppo maoista chiede alle autorità di Orissa di fermare entro oggi le operazioni di polizia nello stato contro la loro guerriglia. L’ultimatum è contenuto nell’audio messaggio con cui hanno rivendicato il rapimento e posto 13 condizioni per il rilascio dei due ostaggi. Inoltre i maoisti chiedono al governo di avviare un processo di dialogo con loro. Nelle comunicazioni ai media locali, i maoisti hanno detto che i turisti italiani sono stati presi in ostaggio mentre facevano fotografie alle zone piu’ interne abitate dalla tribu’ nonostante un divieto del governo locale a fare queste fotografie.
Dietro il rapimento si ritiene che vi sia il leader maoista Sabyasachi Panda, secondo quanto riporta il sito di Times of India sottolineando che con questa azione, e la conseguente visibilita’, Panda sta cercando di riaffermare la sua posizione rispetto ad altri comandanti.
Il premier dello stato di Orissa, Naveen Patnaik, ha detto al gruppo maoista di essere pronto ad avviare un dialogo con loro ma nella legalita’. Chiedendo di rilasciare immediatamente gli italiani “per motivi umanitari”, Patnaikl, parlando dopo una riunione di emergenza del governo locale, ha condannato l’azione dei maoisti dicendo che “il ricorso alla tattica dei rapimenti non e’ accettabile in una società civilizzata”. Riguardo alla richiesta dei rapitori di avviare una trattativa con il governo centrale il permier ha detto che “il governo statale e’ pronto a discutere con i maoisti della questione ma questa essere discussa nell’ambito della legalita’”.
L’intervento del premier di Orissa induce a un cauto ottimismo. Per l’ambasciatore Sanfelice, dopo l’”offerta pubblica di trattativa” con i maoisti, le autorità locali credono che l’ultimatum sarà rinviato. L’ambasciatore italiano riferisce a proposito di aver avuto “rassicurazioni” da Patnaik. “Loro si attendono che questa scadenza venga sostanzialmente rinviata”, ha detto il diplomatico italiano, sottolineando che con l’appello di questa mattina non solo si è chiesto il rilascio dei nostri connazionali ma e’ stato anche “offerto di aprire una trattativa su tutti i punti che loro hanno chiesto”. Le autorita’ dello stato indiano quindi “ritengono che come e’ avvenuto in casi precedenti l’offerta pubblica di trattativa di invito al negoziato di fatto risponda all’ultimatum che e’ stato proposto da parte dei maoisti”.
Sanfelice ha poi ricordato che in passato il governo ha trattato con i maoisti: “l’anno scorso e’ stato sequestrato dai maoisti un alto funzionario dello stato di Orissa, c’e’ stata una trattativa che si e’ conclusa felicemente dopo alcun giorni con il rilascio del funzionario”.
In Italia però sono ore di ansia per i familiari dei due rapiti. ”Siamo molto preoccupati perche’ non sappiamo molto, soprattutto come possa evolvere la situazione – afferma all’Adnkronos Ubaldo Bosusco, uno degli zii di Paolo -. Al momento cio’ che ci e’ stato detto e’ che della vicenda si sta interessando il console italiano a Calcutta, quindi attediamo di ricevere altre informazioni, ma certo tra tutti noi familiari c’e’ grande apprensione”. Ubaldo Bosusco vive con la famiglia a San Didero, piccolo comune della bassa Valle di Susa, dove da poco e’ giunto anche il fratello Azelio, il padre quasi novantenne del rapito che, invece, vive a Torino e che e’ stato informato dell’accaduto, come altri congiunti dai carabinieri. Preoccupazione e incredulita’ per quanto accaduto viene ribadita anche da altri famigliari che vivono a Torino e provincia. Tutti ricordano Paolo come un ragazzo esperto, da anni impegnato in India con l’agenzia di viaggi, grande conoscitore dei luoghi in cui accompagnava i turisti e persona prudente.
Per qualche mese all’anno Bosusco vive a Condove, comune della bassa Valle di Susa. A esprimere la preocupazione della comunita’, il sindaco, Pietro Listello, che all’Adnkronos dice: ”Ad aumentare la preoccupazione c’e’ il fatto che in questo momento i rapporti dell’Italia con l’India in non sono molti facili per questo il timore e’ che alla fine una singola persona possa essere coinvolta in qualcosa piu’ grande di lei”. Pietro Listello ricorda Paolo Bosusco come una persona molto apprezzata. ”Trascorre a Condove solo qualche mese all’anno, soprattutto in estate, nella borgata cui vive e’ pero’ molto apprezzato, e’ una persona riservata, ma molto disponibile con tutti”.
L’altro connazionale nelle mani dei maoisti indiani è Claudio Colangelo, un medico romano di 61 anni, originario di Rocca di Papa. Colangelo, appassionato di culture primitive, si era rivolto a Bosusco che aveva un’agenzia turistica specializzata in escursioni di trekking nella zona dove e’ avvenuto il rapimento. Definito dai colleghi “medico missionario”, piu’ volte Colangelo e’ stato impegnato in progetti internazionali di solidarieta’ e impegno sociale. ”
E’ un viaggiatore instancabile che lavora per dare speranza, salute e dignita’ alle persone che vivono nei principali Paesi in via di sviluppo, soprattutto India e America Latina – spiega il Direttore generale dell’Ospedale San Camillo di Roma, Aldo Morrone -. Lui viaggia soprattutto per cercare di dare il proprio contributo in progetti volti al recupero della salute, lavorando al fianco di gruppi locali. Il suo desiderio e’ quello di cercare di scoprire alcune realta’ per poter dare un contributo alla salute, alla dignita’ e all’istruzione all’interno di questi villaggi posti in questi Paesi. Credo che anche in India sia andato con questo scopo”.