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Sanità, ricoveri inutili in aumento e i parti cesarei al Sud toccano punte del 90%

Cadere e rompersi il collo del femore è di per sè una sfortuna, ma se si si viene ricoverati in alcuni ospedali del Sud o del Centro Italia la sfortuna può essere doppia: si rischia infatti di non essere operati entro le 48 ore, così come indicano le linee guida internazionali. Questa opportunità è infatti negata in decine di strutture del meridione – soprattutto in Sicilia, Calabria e Campania – dove solo una piccola percentuale di pazienti viene operata rispettando le 48 ore. E’ quanto emerge dai dati raccolti dal Programma nazionale esiti, progetto voluto dal ministero della Salute e condotto da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali). Nel complesso in Italia, nel 2010, si sono registrati oltre 66mila ricoveri per frattura del collo del femore (uomini 15.164, donne 51.235), con una proporzione media di interventi entro 48 ore pari a 31,717%.
95 mila ricoveri per infarto in un anno, un paziente su 10 muore
In Italia un paziente su dieci ricoverato per infarto al miocardio muore a 30 giorni dal suo ingresso in ospedale, secondo quanto emerge dall’analisi voluta dal ministero della Salute che, per una maggiore trasparenza, ha permesso l’accesso a questi dati, oltreché agli operatori del settore, anche alla stampa. E, come annunciato, sta lavorando alla creazione di un sito web aperto anche ai cittadini. Nello specifico dell’infarto miocardico acuto, il Programma rivela che nel 2010 si sono registrati oltre 95 mila ricoveri per questa patologia (60 mila uomini e 35 mila donne). La mortalità media osservata è stata pari a 10,94% (uomini 8,88% e donne 14,52%). I tassi di mortalità grezzi variano tra un minimo di 0% a un massimo di 26,51%.
Migliaia di ricoveri inutili ogni anno in Italia, specialmente in determinate aree del Paese. Solo nel 2010 sono stati ricoverati per gastroenterite, disturbo comune che non necessita di ricovero, oltre 21.400 bimbi con un tasso di ospedalizzazione medio pari a 2,10 per mille bambini. Tabelle alla mano, si nota che i ricoveri cosiddetti ‘inutili’ riguardano diverse patologie: influenza, asma, ipertensione, ricoveri per diabete senza complicanze. Per quanto riguarda la gastroenterite pediatrica, i tassi di ospedalizzazione variano tra un minimo di 0 per mille a un massimo di 7,86 per mille registrato in una Asl pugliese. Il capitolo dei ricoveri inutili riguarda anche altre patologie. Per l’ipertensione, ad esempio, si passa da un tasso di ricoveri pari al 3.6 per mille in un provincia della Puglia allo 0.1 per mille di due province piemontesi. Uno ‘spread’ significativo si registra anche per i bimbi ricoverati per asma: si va dallo 0.1 per mille della provincia di Prato, al 2.98 per mille di Palermo. C’è però una patologia che sembra ricevere sul territorio le risposte adeguate, senza bisogno di ricorrere all’ospedale: l’influenza. Secondo le tabelle dell’Agenas, nel 2010 si sono infatti registrati ‘solo’ 417 ricoveri per l’influenza: 197 uomini e 220 donne. Con un tasso di ospedalizzazione medio pari a 0.03 per mille.
In italia 28% parti è cesareo, al sud punte anche del 90% – In Italia circa il 28% dei parti è cesareo. Una percentuale che in alcune regioni del Sud, Sicilia in testa, balza in alto fino a sfiorare il 90%. Nel 2010 nel nostro Paese si sono registrati oltre 423mila ricoveri per parto, con una proporzione di cesarei primari pari a 28,34%. Un dato che descrive solo parzialmente lo scenario. Se infatti in alcune province del Nord la percentuale dei cesarei rimane sotto il 10%, in alcuni ospedali e strutture private convenzionate della Sicilia e della Campania supera ampiamente il 70-80%, arrivando a sfiorare in alcuni casi il 90%. In Italia il numero dei parti cesarei è andato progressivamente aumentando: si è passati da circa il 10% degli inizia anni ’80 al 37,5% del 2004. Allo stato attuale la percentuale dei parti cesarei registrati in Italia è la più alta d’Europa, poiché la maggior parte dei Paesi ha valori inferiori al 25%.