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Calcio, tre arresti: partite truccate e arbitri sospetti, una polveriera che sta per esplodere

Calcio, tre arresti: partite truccate e arbitri sospetti, una polveriera che sta per esplodere

(di Gianpaolo Santoro) Il calcio sta per esplodere. Da una parte Calcioscommesse (ancora un arresto, Masiello oggi Atalanta, ieri Bari) con le sue partite truccate che vengono a poco a poco a galla, dall’altra l’ennesima questione-arbitrale, veleni e sospetti legati ai gol più o meno fantasmi. Il marasma è generale, la mancanza di una guida forte alla Lega (Beretta è dimissionato, ormai è a Unicredito, ma non si trova un sostituto), lascia ampi spazi di autogestione, ognuno dice la sua e fa come crede. E naturalmente si lamenta: in cima alla lista ci sono sempre loro, gli arbitri: i dittatori della domenica. L’ultimo caso clamoroso, il gol-non gol di Robinho a Catania che segue quello gol-gol di Muntari (il pallone dentro di 63 centimetri) contro la Juve, che poi vale anche doppio nella lotta per lo scudetto.
La sensazione è di stare seduti su una polveriera. L’ultimo botta e risposta al veleno è stato fra il direttore generale della Juve e l’allenatore del Milan Allegri. Ormai c’è più calcio parlato che giocato, i toni sono urlati e le accuse reciproche. Fuori dal campo ognuno cerca di far sentire la voce fuori e chiede maggiore rispetto, che poi si deve leggere protezione, in campo.
L’ultima iniziativa, quella di Adriano Galliani che dopo Catania ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera aperta al presidente della Figc Abete. “Caro Presidente, come certamente sai, il Milan è stato vittima in due recenti occasioni di altrettanti errori arbitrali: nel corso di Milan-Juventus e di Catania-Milan non gli sono infatti state attribuite due marcature, peraltro decisive ai fini dei risultati, perché la terna arbitrale non ha visto che il pallone aveva superato per intero la linea della porta. Le persone – e dunque anche chi dirige una partita di calcio – commettono inevitabilmente errori. Tra questi ultimi, però alcuni sono davvero molto difficili da accettare, pur mettendo in campo tutta la ragionevolezza e la comprensione disponibili. Tali sono quelli di cui per ben due volte il Milan è stato destinatario. Mi rendo conto che soluzioni tecnologiche, quali quelle proposte da più parti, potrebbero trovare ostacoli e non essere accettate dal sistema; penso però che non vi sia ragione per non adottare anche da noi l’istituto degli arbitri di porta, già praticato dall’Uefa in Champions League: non prevede, mi pare, particolari accorgimenti e non ha alcuna caratteristica di “alienità”, ciò che potrebbe invece addebitarsi a sensori, moviole e simili. L’obiettivo di tutti, anche fuori del gioco del calcio, è l’eliminazione, quando possibile, dell’incertezza: credo quindi che quel che ti propongo si debba fare al più presto e mi senti di escludere che tu non convenga con me.”
Rabbia, delusione, impotenza, hanno sospinto Galliani a scendere apertamente e platealmente in campo. Quattro arbitri sbagliano (“Le persone – e dunque anche chi dirige una partita di calcio – commettono inevitabilmente errori) ed allora aggiungiamone altri due…Sbaglieranno di meno? Mah, forse, ma non è detto. Proprio la foto-simbolo di questa protesta, quella che immortala Buffon con il pallone fra le mani un metro dentro la porta, vede sullo sfondo il guardalinee piazzato accanto alla bandierina del calcio d’angolo e quindi con la migliore visuale possibile, eppure…
La strada maestra resto l’ausilio tecnico, l’uso cioè della tecnologia per capire se un dannato pallone ha varcato del tutto la linea, anche se non tutti sono d’accordo, forse neanche coloro che vogliono portare da otto a dodici gli occhi di una partita di calcio. Una mezza dozzina di occhi non potrà mai competere con l’infallibile Hawk-Eye, introdotto nel 2005 nel tennis ed a cui (nonostante un giudice di sedia ed un giudice di linea che può avere un team da tre a nove altri giudici) spetta l’ultima parola su una palla contesa.
Per il tennis è più facile si dirà. Ma non è così. Il sistema è italiano e porta la firma dell’ingegner Arcangelo Distante, direttore dell’Issia-Cnr di Bari, che ha portato avanti gli studi in collaborazione con la Federcalcio. Il programma non ha accusato una sola sbavatura nel corso della sperimentazione cui è stato sottoposto da una commissione tecnica della Fifa il 4 novembre allo stadio Friuli, sotto il diluvio universale, in condizioni proibitive. Il sistema ha risposto correttamente a ogni sollecitazione, dai cannoni che sparavano palloni a oltre 120 km/h alle simulazioni più estreme di gol fantasma, fornendo risposte immediate, entro un secondo, e in modo automatico, cioè senza intervento umano. Per capirci, con questo sistema in tempo reale l’arbitro e i suoi collaboratori avrebbero ricevuto la risposta giusta attraverso un segnale sonoro e luminoso all’orologio e all’auricolare, ed i casi dei gol fantasma di Milan –Juve e Catania-Milan non sarebbero neanche nati.
in tempo reale l’arbitro e i suoi collaboratori avrebbero ricevuto la risposta giusta attraverso un segnale sonoro e luminoso all’orologio e all’auricolare. Le polemiche si sarebbero spente sul nascere.
Ma come funziona e che costi ha questo sistema? Bastano tre telecamere,due ai lati di ogni porta, ed una terza telecamera dietro la porta per avere la massima visibilità. C’è poi un computer che elabora in una sola immagine le tre che arrivano dalle telecamere e in qualche decimo di secondo avverte l’arbitro di ciò che è successo. Si tratta di telecamere in grado di fornire da 300 a 400 immagini al secondo, molto più evolute di quelle attualmente in uso che al massimo scandiscono 50 immagini al secondo.
Ed i costi sono decisamente marginali. Un sistema di questo tipo, replicato su 20 stadi, verrebbe a costare sugli 80mila euro. L’investimento di tutta la Serie A si aggirerebbe sul milione e mezzo. Ma si tratterebbe di una spesa “una tantum”che fra l’altro potrebbe rientrare nelle infrastrutture dell’impianto. L’occhio di falco, usato nel tennis, costa 80mila euro per ogni settimana di torneo. Alla gestione è sufficiente un tecnico.
Con altre sei telecamere a stadio poi, il sistema può dire con chiarezza se un giocatore è in fuorigioco e se un fallo è stato commesso dentro o fuori area. Ma a questa estensione tecnologica sono tutti contrari, figuriamoci. E non solo gli arbitri che perderebbero la piena autonomia del destino di una partita. Anche i due massimi organismi, Uefa e Fifa, da questo orecchio non ci sentono.