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Siria, continua la strage mentre Assad boicotta il piano di pace

In Siria si continua a combattere. Il bilancio delle vittime soltanto oggi è di almeno 50 morti, tra cui 12 militari siriani uccisi al confine della Turchia. Il piano di pace per il cessate il fuoco – deciso dopo l’accordo raggiunto tra Damasco e il mediatore dell’Onu e Lega Araba Kofi Annan – sembra destinato ormai al fallimento. E il conflitto rischia di allargarsi. Si combatte al confine del Libano e della Turchia.
Soldati dell’esercito siriano oggi hanno aperto il fuoco contro alcuni rifugiati che tentavano di entrare in Turchia, ferendone tre. Citando un ufficiale turco che ha chiesto l’anonimato, l’agenzia Anadolu riferisce che soldati siriani hanno sparato contro un gruppo di rifugiati che stava attraversando il confine nel distretto di Kilis. Tre persone sono state ferite mentre varcavano il confine, aggiunge. Ieri i ribelli siriani sono stati attaccati al confine con la Turchia nella provincia settentrionale di Aleppo e almeno sei doganali e guardie di frontiera sono stati uccisi, secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani. La Turchia ha protestato ufficilamente per gli spari al confine, convocando l’incaricato d’affari siriano ad Ankara per comunicargli di riferire a Damasco che simili azioni non devono ripetersi.
Questa mattina c’è stato inoltre un duro scontro a fuoco tra l’esercito di Damasco e i disertori dell’Esercito libero siriano nei villaggi di Bekaa al confine con il Libano. I media siriani riferiscono che l’esercito regolare si e’ scontrato con alcune bande armate che sono entrate per un centinaio di metri nel territorio siriano dal Libano attraverso i valichi di Naoura e Halat.
In questa situazione, il piano per il cessate il fuoco, a 48 ore dall’entrata in vigore, resta solo sulla carta. Dopo l’accordo raggiunto tra Damasco e il mediatore dell’Onu e Lega Araba Kofi Annan, il regime di Assad ha richiesto garanzie scritte da parte dei combattenti ribelli che avrebbero messo fine agli attacchi e che non avrebbero ottenuto finanziamenti stranieri. L’Esercito siriano libero ha respinto la richiesta del governo affermando però di condividere la tregua proposta da Onu e Lega Araba.
Human Rights Watch denuncia inoltre l’uccisione di oltre 100 cittadini siriani, in maggioranza civili, con esecuzioni sommarie da parte dell’esercito di Damasco che sarebbero avvenute negli ultimi quattro mesi nelle province di Homs e Idlib. Il gruppo per la difesa dei diritti umani, che ha sede a New-York, ha precisato che i casi denunciati sono solo quelli confermati da testimoni oculari, mentre e’ decisamente superiore il numero delle esecuzioni sommarie presunte.
Domani intanto, il mediatore internazionale delle Nazioni Unite e della Lega Araba per la crisi siriana, Kofi Annan, si rechera’ in Turchia per visitare i campi profughi dei rifugiati siriani. Sono circa 25 mila i rifugiati siriani che hanno trovato riparo nelle tre province turche al confine della Siria, in fuga dalle violenze che interessano il Paese da un anno, da quando e’ inviiata la rivolta contro Bashar al-Assad. Le Nazioni Unite hanno stimato che la rivolta pro-democrazia e la risposta sanguinosa del regime ha causato finora 10mila morti.
La visita di Annan domani nel sud della Turchia si concentrera’ soprattutto nel campo profughi nella provincia di Hatay, dove vivono 7.934 cittadini siriani fuggiti dalle violenze in atto da un anno nel loro Paese. Oltre a questo campo, nel sud della Turchia vi sono 5.504 rifugiati siriani a Gaziantep, 9.159 a Kilis e 1.594 a Sanliurfa. Oggi il dato di profughi siriani registrato in Turchia ha raggiunto quota 24.246, contro i 24.324 registrati ieri. In tutto, 38.560 siriani hanno varcato il confine con la Turchia dall’inizio della rivolta contro Assad.